L'11 settembre sei mesi dopo, quale lezione possiamo trarne?

 

 

"La Croce al Ground Zero" di Benedict Groeschel

Recensito da Oswald Sobrino

 

Padre Benedict Groeschel, noto a molti per il suo lavoro su EWTN [Eternal Word Television Network, è un network cattolico americano; N.d.T.] e per i suoi libri sulla spiritualità, ha scritto un libretto molto interessante sul significato della tragedia che l’11 settembre si è verificata nel nostro paese.

Nel suo libro Padre Groeschel ha coniugato la partecipazione al dolore per la tragica perdita di vite umane innocenti con una messaggio profetico molto duro per esortare l’America a cambiare mentalità prima che altra devastazione si abbatta su tutti noi. E’ un messaggio che solo una figura senza condizionamenti politici o istituzionali poteva esprimere. In altre parole è il messaggio profetico di una figura che non teme di denunciare in maniera dura alcune verità che riguardano l’America di oggi.

Il libro è diviso in quattro capitoli che prendono spunto da quattro trasmissioni che l’autore ha dedicato a questo argomento su EWTN. Il primo capitolo individua delle risposte per quelle persone che si chiedono perché Dio abbia permesso questa terribile perdita di vite umane innocenti con il conseguente sconvolgimento emotivo di famiglie ed amici delle vittime. Padre Groeschel porta alla nostra attenzione una frase di S. Agostino: "Dio, che non fai il male e lo fai essere solo perché non avvenga un male peggiore" (I Soliloqui, 2).

L’11 settembre molte persone hanno potuto sfuggire alla morte in una situazione che sarebbe potuta essere anche più catastrofica. La causa di questo grande male non era Dio ma piuttosto quella che Padre Groeschel definisce come la "malvagia, pazzesca tragedia" voluta dai terroristi. La risposta distintiva dei cristiani a questa tragedia causata dagli uomini è la "sofferenza di Gesù Cristo" sulla Croce.

Dopo aver guardato il Cristo sofferente, il cristiano inizia a chiedersi cosa debba essere fatto a questo punto. La risposta di Padre Groeschel è: "preghiera, vigilanza, attenzione ai doveri spirituali, prontezza nella vita spirituale, atti di carità e perdono" così che uno non debba temere di morire improvvisamente per una qualsiasi causa.

Il secondo capitolo mette a fuoco ciò che significa questa tragedia per i nostri leader religiosi e per il clero in America. Padre Groeschel è piuttosto duro sotto questo aspetto: troppi fra i nostri leader religiosi non sono riusciti ad alzare la voce per dire la verità al popolo americano. Non hanno ricordato agli americani "la fragilità della vita umana, l’illusione della sicurezza in questo mondo, l’insensatezza dell’affidarsi alle cose materiali e alle promesse umane, come se non fossimo destinati a qualcosa di molto migliore di questo mondo". E ancora più preoccupante è il fatto che le autorità religiose non abbiano saputo denunciare con decisione lo scandalo della pornografia e dell’aborto.

La voce profetica più forte dell’intero libro si leva quando Padre Groeschel sottolinea che "gran parte del mondo è scandalizzata dal" comportamento dell’America. Egli afferma senza mezzi termini: "Siamo uno scandalo come nazione". Con questo non vuol dire che l’america meriti di essere attaccata ma sta dicendo che nel diventare uno scandalo morale agli occhi di buona parte del mondo siamo stati noi stessi a esporci agli attacchi terroristici e all’odio.

In breve, questo scandalo morale è diventato un rischio per la sicurezza nazionale e un rischio spirituale.

In che senso siamo uno scandalo per il mondo? "Esportiamo pornografia attraverso pubblicazioni, Internet, dischi, film, in tanti modi". Inoltre alle Nazioni Unite abbiamo sollecitato misure a favore dell’aborto, soprattutto durante l’amministrazione Clinton. Per ironia della sorte, come Padre Groeschel sottolinea, molti dei paesi alleati del Vaticano contro la politica a favore dell’aborto sono islamici.

Piuttosto che dichiararsi contrari, molti leader politici e le autorità del nostro paese si ostinano a perseguitare coloro che si impegnano in pacifiche proteste contro l’aborto.

Sono parole molto dure, e, secondo la mia opinione, pienamente giustificate. Eppure non c’è dubbio che queste sono le parole di un patriota che vuole che il suo paese si risollevi in modo da potersi salvare: "Amo il mio paese pur con tutti i suoi mali. Sono entusiasta di vedere in giro tanti cartelli che dicono ‘Dio benedica l’America’. L’abbiamo detto spesso in passato. Ora credo che ci sia bisogno di dire ‘Dio aiuti l’America’, in modo che possa tirarsi fuori dalle sabbie mobili nelle quali è caduta". Groeschel fa notare che la maggior parte delle persone nel nostro paese cercano di vivere una vita rispettosa della morale, "ma a causa dei mezzi di comunicazione la nostra immagine pubblica di nazione viene sporcata".

Nel quarto ed ultimo capitolo viene preso in considerazione il problema della reazione del mondo ai fatti dell’11 settembre. Padre Groeschel ci esorta a ritornare all’originario idealismo delle Nazioni Unite, un idealismo con profonde radici giudeo-cristiane. Il richiamo alla pace e al rispetto dei diritti umani contenuto nella Carta delle Nazioni Unite è ben radicato nella tradizione giudeo-cristiana. Bisogna che le Nazioni Unite ritornino al loro originario mandato morale e smettano di esportare l’immoralità occidentale in altri paesi.

L’11 settembre ci costringe a concentrarci di nuovo sul Cristo crocifisso e sofferente e a denunciare in maniera decisa e chiara la cultura della morte, sia nel nostro paese che all’estero. Non c’è migliore messaggero di Benedict Groeschel per questa profetica presa di posizione. Lui era là, assieme a tanti altri, lavorando e pregando al "Ground Zero" [dove si trovano le macerie delle torri gemelle crollate l’11 settembre; N.d.T.]. Lui ha visto le facce e le lacrime dei sopravissuti. Sta alzando la voce perché non vuole che abbiamo a subire di nuovo questa catastrofe.

 

Tratto da Today's Catholic Reflections & Reports


 

La Bibbia fra le macerie è un testamento per la fede

di Maria Alvarez; New York Post  -  11 febbraio 2002

 

Sepolta sotto tonnellate di detriti, alcune persone che stavano lavorando fra le macerie del World Trade Center hanno trovato una pagina della Bibbia che parlava di una torre che toccò il cielo.

Questa sconcertante rivelazione di fede e speranza è "un segno da Dio che Lui ancora veglia su di noi" ha detto il fotografo e attore Gary Gere che ha trovato fra le rovine questo passo della Genesi che si riferisce alla Torre di Babele.

"Dopo più di 93 giorni di incendi, una sottile e fragile pagina della Bibbia è sopravvissuta. Trovo che questo sia incredibile" ha dichiarato al New York Post il fotografo.

Gere, che sta documentando i lavori al Ground Zero, e Michael Bellone, direttore per la sicurezza del FDNY, si sono imbattuti per caso su questo sconcertante ritrovamento, nelle vicinanze del luogo dove una volta si ergeva la torre sud.

"Sono rimasto attonito" ha detto Bellone, che è una delle centinaia di persone che stanno lavorando al recupero dei corpi delle vittime e dei loro beni personali.

Bellone e Gere hanno trovato questo verso mentre stavano lavorando al recupero del corpo di un civile.

"E' stata una cosa stupefacente", ha dichiarato Bellone, che ha anche aggiunto: "Non possiamo ricostruire in tempi brevi. Possiamo ricominciare tutto daccapo".

 

Il passo della Bibbia che parla della torre di Babele

"Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra". Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra." (Genesi 11, 1-9)

 

 

 

 

A cura di "Profezie per il Terzo Millennio" - Marzo 2002


 

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