L'Apocalisse commentata da Don Dolindo Ruotolo

I due ulivi

 

In questo brano Don Dolindo Ruotolo si sofferma sul significato dei "due ulivi" del capitolo XI dell'Apocalisse.  Secondo il sacerdote, questi due personaggi non sono altro che un capo religioso e un capo civile, ovvero un Papa e un Re, che verranno inviati da Dio al tempo della purificazione (quando ci sarà un'immane guerra) che precederà la grande restaurazione di tutto in Gesù Cristo. Essi daranno alla terra la pace col pieno trionfo della Chiesa e saranno prefigurazione dei due testimoni, Enoc ed Elia, che, alla fine del mondo, combatteranno l'Anticristo escatologico. È significativo come questo "capo religioso" e questo "capo civile" di cui parla Don Dolindo evochino le figure del "Grande Monarca" e del "Papa Santo" che, secondo le profezie di vari santi, mistici e veggenti, dovranno introdurre l’Era di Pace.


Nella Redenzione l’Unto per eccellenza, il Sacerdote Sommo ed Eterno fu Cesù Cristo, per cui venne a noi la grazia dello Spirito Santo nei sette Sacramenti e nei sette doni del Sacramento della Cresima. Egli era Sacerdote e Re nello stesso tempo, ma si servì del potere civile, di Costantino il grande, che dette la libertà alla Chiesa, per affermare il Regno del suo amore nel mondo.

Nella restaurazione degli ultimi tempi, che, come le altre due, avverrà non per mezzo di un esercito né con la forza, ma per virtù dello Spirito Santo, è evidentissimo che i due ulivi, i due testimoni visti da S. Giovanni, sono un capo religioso e un capo civile, un Papa e un Re [anche nelle profezie di molti santi e mistici si parla di un Grande Monarca e un Papa Santo che introdurranno l’Era di Pace; N.d.R.]. Al tempo dell’anticristo, poi, quando il regno del male sarà trionfante, quando l’unico re sarà proprio l’anticristo, e sarà sommamente avvilita la dignità del Papa e quella di qualunque altro legittimo Re, i due ulivi saranno Enoc ed Elia, i quali con prodigi e forza grande di Dio riaffermeranno contro il miserabile anticristo i diritti del Papa e quello dei Re da lui detronizzati e conculcati.

A questa spiegazione, che fluisce logica dal Sacro Testo, delle visioni di Zaccaria, e dell’allusione chiara che vi fa S. Giovanni, non può fare difficoltà il fatto che nella visione di Zaccaria si parla di un solo candeliere, e in quella di S. Giovanni i due testimoni sono chiamati due ulivi e due candelieri; l’unico candeliere del Tempio significava, infatti, il potere civile e religioso che presso Israele era cumulato nel Sommo Sacerdote, ma che nello sviluppo della vita della Chiesa sarebbe stato distinto.

I due testimoni dunque erano i due ulivi perché due unti del Signore, uno come Papa e l’altro come Re, ed erano due candelieri, perché tutti e due insieme esprimevano le due potestà religiose e civile vivificate dai doni dello Spirito Santo, significate dall’unico candeliere con sette bracci e sette lampade, e con due ulivi distinti, a destra e a sinistra, perché le due potestà unite in un solo capo presso gli Ebrei, avevano mansioni determinate e distinte.

Negli ultimi tempi, quando l’anticristo scelleratissimo presumerà di essere egli l’unico candeliere, anzi l’unico dio in luogo del Dio vivente, verranno nel mondo, anzi riappariranno, perché non sono ancora morti, Enoc ed Elia. Enoc fu discendente di Adamo per Jared che lo generò, e rappresentò un capo di popolo; visse trecentosessantacinque anni, camminò con Dio, vivendo santamente, e disparve perché il Signore lo rapì (Gen. V, 21-23). Elia, difensore dell’onore di Dio contro gl’idolatri e i tiranni, rappresentò in pieno l’autorità sacerdotale, e fu rapito al cielo in un turbine (IV Re, II,11). Verranno tutti e due improvvisamente, quando più fiera sarà la persecuzione dell’anticristo contro la Chiesa, verranno come vindici del potere regale e dell’autorità del Papa, e saranno anch’essi due candelieri per la fede e due ulivi per la pienezza della grazia dello Spirito Santo.

Gesù Cristo o un Angelo parlano dunque a S. Giovanni dei due testimoni della gloria di Dio che restaureranno il mondo e la Chiesa contro i perfidi che avranno sconvolto l’uno e avvilita l’altra; parlano di un gran Re e di un gran Papa che, d’accordo, dopo la terribile guerra, daranno alla terra la pace col pieno trionfo della Chiesa, e parlano di Enoc ed Elia che si faranno rivedere nel mondo al tempo dell’anticristo, per combattere contro di lui e rianimare la fede dei cristiani, scossa notevolmente dalle persecuzioni.

Nel determinare i due testimoni si fermano in modo particolare, come appare dal Testo, su di Enoc ed Elia [per anticipazione il Sacro Testo allude qui al tempo dell’anticristo, del quale parlerà in seguito; questo conferma che la triste figura dell’anticristo è posta qui prima di quegli scellerati che ne sarebbero stati tipo] perché sono le due figure più impressionanti, e dicono di loro in senso proprio e letterale quello che forse potrà dirsi in senso mistico e spirituale dei due testimoni che restaureranno il mondo e la Chiesa dopo i grandi flagelli sofferti da tutta l’umanità. Diciamo forse, perché potrà essere benissimo che questi due testimoni compiranno grandi miracoli.

Enoc ed Elia si troveranno dunque alla fine del mondo non solo di fronte al più scellerato degli uomini, l’anticristo, ma di fronte ai popoli, traviati completamente da lui, che irromperanno contro di loro con ingiurie e persecuzioni mortali. Sarà necessaria una grande manifestazione di potenza per dominarli, e perciò uscirà fuoco dalla bocca dei due testimoni, che divorerà i loro nemici, e ucciderà quelli che vorranno far loro dei male. Questo fuoco sarà o una vampata come folgore, che fulminerà i loro nemici, o sarà una parola cosi forte di maledizione, che li farà stramazzare morti al suolo.

I perversi, schiavi oramai dell’anticristo, faranno loro resistenza, burlandosi delle loro minacce di castighi divini; essi allora, con una manifestazione pubblica di autorità soprannaturale, colpiranno la terra con una grande siccità, muteranno in sangue le acque che ancora sgorgheranno dalle fonti, e colpiranno la terra con numerosi flagelli nel tempo della loro predicazione. Difensori dell’onore di Dio e della Chiesa in un mondo quasi completamente apostata e corrotto, non potranno dominarlo con la persuasione e la dolcezza, ma col timore. Per questo saranno in odio a tutti, e saranno riguardati come un grande flagello per l’umanità.

Tutti faranno allora appello all’anticristo, alla bestia che viene su dall’abisso, all’uomo infernale, venuto in terra come un altro satana, domandandogli di essere liberati da quegli uomini per loro calamitosi. L’anticristo moverà loro guerra facendoli catturare, li vincerà, riuscendo a mettere loro addosso le mani, e li ucciderà. Essi, vissuti misteriosamente per lunghissimi secoli, pagheranno il loro tributo alla morte. Saranno uccisi nella piazza della grande città dove rimarranno insepolti.

Questa grande città, chiamata spiritualmente Sodoma per la corruzione ed Egitto per l’apostasia e l’infedeltà, sarà Gerusalemme [il Sacro Testo infatti dice esplicitamente che è la città dove anche il loro Signore fu crocifisso], riedificata dall’anticristo col suo tempio, nel quale egli si farà adorare come dio. Diventata una città cosmopolita ospiterà gente d’ogni tribù, popolo, lingua e nazione, le quali vedranno i corpi dei due testimoni uccisi, e per odio e disprezzo estremo non permetteranno che sia data loro sepoltura. La notizia della loro morte si spargerà in un baleno per tutta la terra, con tutti i mezzi della civiltà di allora, e gli abitanti del mondo ne faranno festa, scambiandosi dei doni per l’esultanza di essersi liberati da flagellatori così potenti delle loro iniquità.

Tre giorni e mezzo rimarranno esposti agli schemi delle moltitudini scellerate, e dopo tre giorni e mezzo lo spirito di vita proveniente da Dio, cioè l’anima loro rientrerà nei loro corpi, ed essi, risorti a vita immortale, si rizzeranno in piedi con grande spavento di quanti assisteranno a scena così impressionante. Si udirà allora una gran voce dal cielo che li inviterà a salire su, ed essi ascenderanno in un’immensa gloria, avvolti da una nube, come un giorno Gesù Cristo ascese al Cielo. I loro nemici li vedranno e ne saranno esterrefatti e confusi, e in quell’ora medesima avverrà un formidabile terremoto che rovinerà la decima parte della città, uccidendo sotto le sue macerie settemila persone. I superstiti a tanto flagello riconosceranno la mano del Signore, e gli daranno gloria, confessandone la verità e la potenza.

Questo terribile avvenimento, tutto particolare del tempo dell’anticristo alla fine del mondo, sarà preceduto da qualche cosa di simile, benché in minori proporzioni, al tempo della restaurazione di tutto in Gesù Cristo, dopo la grande guerra sterminatrice. I due testimoni di allora, il gran Re e il gran Papa dell’amore, si troveranno anch’essi di fronte al mondo apostata e scellerato, e si presenteranno a lui non nei paludamenti reali o pontifici, ma vestiti di sacco, in abiti di penitenza e di umiltà. Saranno due ulivi per l’unzione della grazia, e due candelieri per la luce della fede che in loro risplenderà. Subiranno una lotta spietata per tre anni e mezzo, durante i quali le genti più scellerate calpesteranno la città santa, cioè Roma papale, tenendola sotto il loro dominio tirannico. Nonostante la terribile opposizione incontrata in Roma e in tutto il mondo, essi compiranno la loro missione con segni straordinari.

 

 

Da "La Sacra Scrittura - L'Apocalisse" di Don Dolindo Ruotolo, pagg. 304-308 (pubblicato nel 1974 con Imprimatur di Mons. Vittorio. M. Costantini, Vescovo di Sessa Aurunca)

 

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A cura di "Profezie per il Terzo Millennio" - Settembre 2006
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