L'Apocalisse commentata da Don Dolindo Ruotolo

Il Giudizio di Dio che pesa sui corruttori della Scrittura

 

 

CAPITOLO XXII

 

L’epilogo finale della storia del mondo e della Chiesa dimostrerà dove sta veramente la potenza e la vittoria, e perciò i fedeli, lungi dal lasciarsi disorientare dagli empi, debbono reputarsi beati nella loro professione cristiana, debbono vivere santamente nell’attesa del giu­dizio di Dio, e debbono sospirare anche tra le persecuzioni più fiere al trionfo ed al regno del Redentore. Non debbono pensare negli ardui cimenti che i cattivi siano i vincitori, i premiati ed i felici su questa terra, e tanto meno debbono supporre che il Signore sia ingiusto verso di loro.

No, beati sono coloro che lavano le loro vesti nel Sangue dell’Agnello, coloro che si purificano e si santificano coi Sacramenti, e si arricchiscono tra le pene e gli obbrobri della passione e del dolore coi meriti di Gesù Cristo, poiché questo solo dà loro il diritto all’albero della vita, e ad entrare per la porta stretta e disagiata nella città eterna. Soffriranno per un poco ma avranno, poi una vita immortale ed eterna di gloria e di felicità, mentre ne saranno esclusi i cani, cioè i falsi cristiani contaminati dallo spirito del mondo, gli stregoni, ossia i seguaci di satana, i fornicatori, gli omicidi, gl’idolatri, e chiunque ama e pratica la menzogna, ossia gli eretici, i falsi scienziati e i corruttori della Divina Parola. Questa esclusione è espressa con parole imperiose che non ammettono alcun dubbio sulla sorte dei perversi con parole che sono già una sentenza fulminante contro di loro: Fuori i cani, gli stre­goni, i fornicatori, gli omicidi, gl’idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna.

Sei categorie di perversi che racchiudono le iniquità di tutti i cattivi in tutti i secoli, e che caratterizzano le specifiche empietà che appariranno trionfanti nelle varie epoche della vita della Chiesa, dai cani, cioè dai persecutori, rabbiosi come cani, agli amanti e praticanti della menzogna, cioè ai razionalisti, ai critici, agli scientifici, amanti delle loro menzogne, corruttori della divina Parola, e causa vera di quella generale apostasia che desolerà la Chiesa negli ultimi tempi.

Di questi scellerati che estinguono lo spirito cristiano dalle fondamenta si preoccupa particolarmente S. Giovanni, fulminando contro di essi una terribile maledizione. Con lo sguardo profetico, che in quel momento era in lui luminosissimo, vide lo scempio che avrebbero fatto della Scrittura, e si preoccupò fortemente dello scempio che avrebbero potuto fare del suo misterioso libro, togliendo cosi ai fedeli perseguitati ed insidiati la luce che doveva illuminarli e la speranza che doveva sostenerli.

Questa sua preoccupazione, tanto più grave quanto più grande era la luce che aveva avuta sugli eventi futuri, è espressa anche da un certo disordine nelle espressioni del Sacro Testo. Egli, infatti, si interrompe proprio quando Gesù Cristo conferma le parole del Sacro Libro, quando lo Spirito e la Sposa invocano Gesù perché venga, e quando si invitano i fedeli a dissetarsi alle sue acque di vita; si interrompe e fulmina una terribile minaccia contro quelli che vorranno alterare in qualunque modo le parole del Sacro Libro, sia aggiungendovi qualche cosa con fantastiche supposizioni o commenti, sia togliendovi qualche cosa con cervellotiche critiche.

È proprio la sintesi di ciò che fanno i critici, i razionalisti e gli scientifici, che aggiungono e tolgono dai Sacri Testi quello che loro sembra… criticamente più esatto, o che sembra interpolato. Contro questi corruttori della Divina Parola egli fulmina la sua minaccia, e dopo continua a parlare della venuta di Gesù, confermandola con altre sue parole di assoluta certezza: Colui che attesta queste cose dice: “Si, io vengo presto”. Perciò pieno di gioia novellamente lo invoca: “Cosi sia! Vieni, Signore Gesù !”.

Questo succedersi di luce splendente e di preoccupato timore è profondamente psicologico, e, lungi dall’essere un disordine o una oscurità del Sacro Testo, è una testimonianza della sua verità e una conferma della realtà di ciò che S. Giovanni aveva udito, visto e annunziato.

 

S. Giovanni maledice i corruttori della divina parola.

La minaccia e la maledizione di S. Giovanni contro i corruttori della divina Parola deve dare molto da pensare ai razionalisti, ai critici e agli scientifici che tante volte la umanizzano, la sfigurano e ne fanno scempio. Certi metodi modernistici nell’esegesi dei Sacri Libri debbono finire assolutamente, se si vuole che la Parola di Dio ridiventi cibo spirituale delle anime. Non è senza ragione che la Sacra Scrittura, della quale l’Apocalisse è l’ultimo libro, si chiuda proprio con la minaccia e la maledizione di S. Giovanni; letteralmente riguarda l’Apocalisse, ma essa costituisce certamente un avviso salutare che deve tenersi presente da chiunque studia, commenta o spiega la Sacra Scrittura.

È necessario ritornare in pieno alle tradizioni ed allo spirito della Chiesa, è indispensabile persuadersi della fallacia di tante opinioni e supposizioni personali, che portano l’arbitrio e la confusione nei Sacri Libri. La Scrittura è luce, cibo e medicina, non può diventare un incerto e tenebroso cimelio dei secoli passati, o un oggetto di oziose indagini filologiche e critiche che gettano la diffidenza sul Sacro Libro e lo isteriliscono. L’ora del Regno di Dio sulla terra scoccherà quando il Sole fulgente della Divina Parola, per la Chiesa e nella Chiesa, si leverà sulla nostra povera valle e illuminerà tutte le anime.

I grandi Santi si sono formati alla luce della Divina Parola, i novelli Santi si formeranno attingendo alla medesima fonte, e il regno di Dio rifulgerà in pieno quando chi ha sete viene, e prende gratuitamente le acque della vita. Le acque della vita, come vedremo subito, sono nella fonte eucaristica, ma i Padri hanno considerato la Scrittura alla pari con l’Eucaristia, fino a far dire a S. Agostino che il mano-mettere la Parola di Dio era come il far cadere a terra e il profanare l’Ostia consacrata. Chi può esaminare le meraviglie di un succo vitale al microscopio, sottraendolo alla luce del sole? La lente invano ingrandisce le sue parti se la luce non le illumina in pieno. Siamo scrutatori della Parola di Dio nella luce della Chiesa, ed essa apparirà allo spirito in tutta la sua magnificenza.

 

Da "La Sacra Scrittura - L'Apocalisse" di Don Dolindo Ruotolo, pagg. 556-559 (pubblicato nel 1974 con Imprimatur di Mons. Vittorio. M. Costantini, Vescovo di Sessa Aurunca)

 

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A cura di "Profezie per il Terzo Millennio" - Novembre 2006
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