L'era cristiana in Europa è giunta al suo epilogo?

 

 

 

Vi proponiamo un articolo di "Christian Broadcasting Network", sito cristiano americano (non cattolico), nel quale si affronta il problema del declino della fede nel continente europeo visto da una prospettiva americana. E’ un’analisi sferzante, per quanto forse un po’ "di parte" e alquanto esasperata nei toni in qualche punto, ma comunque veritiera e ineccepibile nella sostanza nel mettere in luce il drammatico processo di scristianizzazione e gli effetti del secolarismo che si è fatto strada negli ultimi decenni nel nostro continente.

 


Da un’inchiesta condotta nel 2002 è emerso che mentre il 61 per cento degli americani ha speranza nel futuro, soltanto il 42 per cento delle persone del Regno Unito nutre la stessa speranza.

 

CBN.COM - (CBN News) - Quando il Vangelo iniziò a diffondersi da Gerusalemme, uno dei primi luoghi in cui mise radici fu l’Europa. E l’Europa divenne un centro della civiltà cristiana per più di 1.000 anni. Ma ora ci sono vari segni che indicano che l’era cristiana in Europa potrebbe essere giunta al suo epilogo.

Un segnale importante in questo senso è il fatto che la prima bozza della nuova Costituzione dell’Unione Europea non fa minimamente riferimento a Dio. Ma è la maggioranza degli Europei a comportarsi come se il Dio cristiano della loro storia non esistesse più. Anche se gli europei affermano di credere in un qualche tipo di "Dio", nella maggior parte dei paesi europei meno del cinque per cento della popolazione va abitualmente in chiesa.

Meno della metà dei cittadini britannici sanno dire quali sono i quattro Vangeli del Nuovo Testamento. Quasi un terzo di tutti gli olandesi non sa più perché si festeggia il Natale.

C’è un nuovo "Continente Nero": la terra che una volta era conosciuta come Europa cristiana. Oggi, molte delle sue cattedrali sono diventate semplicemente dei grandi musei. Sono il retaggio di una religione antica, e di una fede ormai morta.

Jessica Elgood è un’analista nella società britannica di ricerca, MORI. La Elgood afferma: «La nostra inchiesta indica che una larga percentuale della popolazione britannica crede ancora in Dio - concetti di un Dio cristiano. Ma molto pochi realmente praticano quella fede attraverso una "religione organizzata". Soltanto il tre per cento della popolazione frequenta regolarmente le chiese. E di quel tre per cento, la metà sono persone di colore - britannici di colore - che di per sé costituiscono appena il cinque per cento circa della popolazione».

Richard Miniter vive a Bruxelles ed è un corrispondente di The London Sunday Times. Questa è la sua esperienza: «Come americano in Europa, quando dici agli europei che la domenica vai in chiesa, ti guardano come se fossi un reperto da museo - qualcosa di strano. Ci sono più musulmani praticanti in Francia che cattolici battezzati. In una nazione come la Francia con più di 60 milioni di abitanti, meno di quattro milioni sono cattolici battezzati. Appena una generazione fa, non sarebbe stato così».

Vicino a Bruxelles, al "Centro Cristiano", un’Assemblea della Chiesa di Dio, il pastore belga Paul Devos predica ad una cultura che non crede più che la fede cristiana sia la risposta a tutto.

Devos afferma: «Negli Stati Uniti la gente si rivolge più facilmente verso Cristo, e in generale verso il cristianesimo, perché in qualche modo fa ancora parte della cultura. Qui in Europa, abbiamo superato quella fase, e la gente non si aspetta nulla dalla religione, a parte qualche speranza molto astratta che c’è qualcosa dopo questa vita. Sono convinti che in questa vita, non vi è speranza che possa essere trovata nella chiesa».

Il Reverendo Alan Baker è un pastore americano del "Centro Cristiano". Questa è la sua opinione: «Qualcosa che sento molto è un "spirito antico di disperazione". Alcune persone mi hanno detto che quando scendono dall'aereo arrivando in Belgio, è come se ci fossero delle "mani spirituali" che si stringono intorno alla loro gola. Sembra di non riuscire a respirare. È una sensazione molto, molto pesante, un senso di disperazione».

Ma non è solo una sensazione. Mentre la maggior parte degli americani dice di essere ottimista circa il futuro, la maggior parte degli europei in quest’inchiesta ha ammesso di sentirsi letteralmente senza speranze.

Un’inchiesta condotta nel 2002 aveva rilevato che mentre il 61 per cento degli americani aveva speranza nel futuro, soltanto il 42 per cento dei residenti nel Regno Unito condivideva quella stessa speranza. Nel continente europeo la situazione era ancora peggiore, con solo il 29 per cento dei francesi che dicevano di avere speranza nel futuro, e addirittura solo il 15 per cento dei tedeschi.

Miniter afferma: «La perdita di fede, in Europa, è come un "buco nero invisibile" che tuttavia esercita una tremenda forza di attrazione. Non capiscono come mai la loro cultura sta venendo meno. Non capiscono perché i tassi di divorzio e di suicidio sono così alti. Non capiscono perché così poche donne europee hanno più di un figlio, e perché sulla maggior parte delle strade europee, si vedono più cani che bambini. Questo è l’impatto che sta avendo la morte della vera fede cristiana in Europa».

Eppure i mezzi di comunicazione europei non si stancano mai di irridere la massiccia frequentazione delle chiese in America, giudicandola come "qualcosa di bizzarro", o caricaturando la fede del presidente Bush come una "arma di distruzione di massa".

In un tipico commento, pubblicato dal Sunday Herald, l’autore dice che il presidente Bush è "sotto l'influenza del bizzarro fenomeno dei tele-predicatori evangelici, così tipico dell’America".

Le élite europee sono particolarmente preoccupate del fatto che Bush preghi molto.

Un giornalista del periodico britannico The Economist ha scritto: "Per gli europei, la religione è la caratteristica più strana e preoccupante dell’America".

Le élite europee sono preoccupate del fatto che "i fondamentalisti" stanno "dirottando" il paese. Esse trovano straordinario che ci siano tre volte più Americani che credono nel Concepimento Verginale di Gesù di quanti ce ne sono che credono nell’evoluzione.

Elgood a questo proposito dice: «In effetti penso che non lo capiamo affatto [il cristianesimo americano], ed è una di quelle differenze fra le nostre culture che realmente ci fa essere perplessi gli uni verso gli altri. Non lo capiamo. Qui per 40 anni questa concezione non ha fatto parte della nostra vita».

Quando la società di Elgood ha chiesto ai britannici di citare una figura "ispiratrice", che ha rappresentato per loro un modello di riferimento, Gesù è finito agli ultimi posti.

L’inchiesta della MORI ha messo in luce che il 65 per cento dei britannici ha scelto Nelson Mandela, il 14 per cento ha fatto il nome del Primo Ministro, Tony Blair, il 10 per cento ha detto "nessuno di questi", e il 6 per cento ha fatto il nome di Britney Spears. Sorprendentemente, soltanto l’uno per cento ha indicato Gesù Cristo come "figura ispiratrice".

Religione è una parola "proibita" nella politica europea; molti leaders europei sono atei.

Il Primo Ministro britannico Tony Blair non è uno di questi, ma durante la guerra in Iraq, quando desiderava concludere un messaggio televisivo alla nazione con la frase "Dio vi benedica", i suoi consiglieri lo hanno dissuaso dal farlo.

Alcuni analisti sostengono che le differenze religiose fra America ed Europa stanno arrivando ad un punto tale da creare uno spartiacque fra i due continenti.

Ma può l’Europa trovare la via per una rinascita?

Un conduttore cristiano del Regno Unito che lavora alla Premier Radio, Peter Kerridge, crede che il declino della chiesa in Europa sia stato notevolmente esagerato.

Kerridge afferma: «Non importa quanti titoli ci sono sul Times che dicono che la chiesa è morta. La verità è che la chiesa non morirà mai. Stiamo assistendo ad un certo declino, in alcuni rami della chiesa istituzionale e un enorme sviluppo in altre parti della chiesa. A Londra, c’è una vera e propria esplosione della chiesa Pentecostale nera. Uno sviluppo enorme. Ed una delle speranze per la chiesa nel Regno Unito è la ri-evangelizzazione dell'Inghilterra da parte delle minoranze etniche».

Ma in Europa, la ri-evangelizzazione può essere ardua.

Devos afferma: «Quello che dico sempre alla congregazione, la nostra congregazione, è che se desideriamo raggiungere le persone, dobbiamo passare attraverso il contatto personale. Non possiamo andare in giro suonando i campanelli delle porte e andando di casa in casa nel tentativo di raggiungere queste persone, perché non si fiderebbero».

Il pastore Baker afferma che la disperazione di molti europei risulta evidente da una conversazione che ebbe con un uomo d'affari di successo belga.

Baker racconta: «[L'uomo d'affari] stava tremando, aveva le lacrime agli occhi, e mi disse - letteralmente faccia a faccia: "Ora, pastore, se crede che la Bibbia è parola di Dio, se crede che è un messaggio di vita e di speranza, mi dia un solo motivo, oggi, per continuare a vivere. Se non può farlo, le dico che sto per togliermi la vita, ora. Non posso più andare avanti!". Poi aggiunse: "Non mi guardi in quel modo. Non c’è niente che non va in me. Non sono solo io, è mia moglie, sono i miei bambini, sono tutti i nostri amici, non abbiamo niente per cui vivere, ed è lo stesso in tutta la mia nazione!"».

Benché gli edifici della chiesa ancora rimangano, i secolaristi europei hanno avanzato la previsione che il Modernismo farà piazza pulita della religione. Ma il secolarismo ha generato un vuoto spirituale, un vuoto che in Europa può anche rappresentare un incentivo al ritorno alla fede.

C’è ora la preoccupazione reale che se l'Europa si stanca di questo caos spirituale, allora la gente possa rivolgersi all’Islam. L'Islam è in questo momento la religione a più veloce crescita in Europa.

 

Dall'articolo "Is Europe the New ‘Dark Continent’?", di Dale Hurd, pubblicato su Christian Broadcasting Network

 

 

 

 

 

Traduzione e adattamento a cura di "Profezie per il Terzo Millennio" - Luglio 2004
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