Le visioni di Natale della Beata Anna Caterina Emmerich

 

 

 

La Santa Vergine annuncia a Giuseppe che Gesù sta per nascere

Dopo il pranzo, l'ora cioè del sabato che i Giudei usano consacrare alla passeggiata, Giuseppe condusse la Vergine nella valle situata dietro la Caverna del Presepio, dove si trova la grotta di Maraha. Si fermarono così in questa grotta che è più spaziosa di quella del presepio; qui Giuseppe preparò una specie di sedia alla sua sposa. Il restante del tempo lo impiegarono nella preghiera e nella meditazione sotto l'albero sacro. Quando calò la sera Giuseppe e Maria ritornarono alla loro abitazione. Allora la Santa Vergine annunciò al suo sposo che a mezzanotte si sarebbero compiuti i nove mesi dal momento in cui fu concepito il Santo Figlio e l'Angelo l'aveva salutata Madre di Dio. Ciò detto, Maria pregò Giuseppe di fare da parte sua tutto quanto fosse possibile affinché il Fanciullo promesso da Dio e concepito in modo soprannaturale venisse ricevuto con tutto l'onore possibile. Inoltre lo esortò ad unirsi a Lei nelle preghiere ardenti per intercedere la misericordia di Dio verso quei duri di cuore che le avevano negato l'ospitalità. La Santa Consorte respinse l'offerta di Giuseppe di chiamare in aiuto due pie donne di Betlemme rifiutò dicendo che non aveva bisogno di aiuto umano.

Giuseppe si recò in città per fare altri acquisti, nonché uno sgabello, frutta secca, pani e dell'uva appassita, poi ritornò alla Grotta del Presepio dove trovò la Santa Vergine distesa sul suo giaciglio. Giuseppe cucinò, e così pregarono e mangiarono in comunione. Siccome il momento del prodigioso evento si avvicinava, il sant’uomo separò la propria cella dal resto della grotta; questo lo fece con alcuni pali ai quali appese delle stuoie. Poi diede da mangiare all'asino che aveva legato vicino alla porta. La Santa Vergine gli disse che il momento era ormai prossimo e che desiderava rimanere sola, perciò lo pregò di rinchiudersi nella propria cella.

Prima di ritirarsi Giuseppe accese altre lampade per tenere illuminato l'ambiente; intese allora un rumore fuori della grotta e si affrettò a vedere cosa fosse: vide che era ritornata l'asinella la quale saltellava gioiosa come se annunciasse l'Evento. Giuseppe, sorridendo, la legò sotto la tettoia e le diede da mangiare. Appena rientrato, il sant'uomo fu avvolto da una luce celeste soprannaturale. Allora vide la Madonna genuflessa e aureolata di raggi luminosi; pregava in ginocchio sul suo giaciglio col viso rivolto ad oriente e la schiena verso l'ingresso. La caverna era interamente illuminata da questa luce intensa. Giuseppe contemplò la scena come una volta Mosè aveva fatto con il roveto ardente; poi, entrato con santo timore nella cella, si gettò proteso sul terreno e si immerse nella preghiera più devota.

 

La Nascita di Cristo

Lo splendore che irradiava la Santa Vergine diveniva sempre più fulgido, tanto da annullare il chiarore delle lampade accese da Giuseppe. La Madonna, inginocchiata sulla sua stuoia, teneva il viso rivolto ad oriente. Un'ampia tunica candida priva di ogni legame cadeva in larghe pieghe intorno al suo corpo. Alla dodicesima ora fu rapita dall'estasi della preghiera, teneva le mani incrociate sul petto. Vidi allora il suo corpo elevarsi dal suolo. Frattanto la grotta si illuminava sempre più, fino a che la Beata Vergine fu avvolta tutta, con tutte le cose, in uno splendore d'infinita magnificenza. Questa scena irradiava tanta Grazia Divina che non sono in grado di descriverla. Vidi Maria Santissima assorta nel rapimento per qualche tempo, poi la vidi ricoprire attentamente con un panno una piccola figura uscita dallo splendore radioso, senza toccarla, né sollevarla.

Dopo un certo tempo vidi il Bambinello muoversi e lo udii piangere. Mi sembrò che allora Maria Santissima, sempre Vergine, ritornando in se stessa, sollevasse il Bambino e l'avvolgesse nel panno di cui l'aveva ricoperto. Alzatolo dalla stuoia, lo strinse al petto. Sedutasi, la Madonna si avvolse col Fanciullo nel velo e col suo santo latte nutri il Redentore. Vidi una fitta schiera di figure Angeliche nelle spoglie umane genuflettersi al suolo e adorare il Neonato divino; erano sei Cori angelici entro un alone di fulgida luce abbagliante.

Un'ora circa dopo il parto, Maria chiamò Giuseppe, che se ne stava ancora assorto nella preghiera. Lo vidi avvicinarsi e protendersi umilmente, mentre guardava in modo gioioso e devoto il Bambino Divino. Solo quando la santa Consorte gli ripeté di stringere al cuore con piena riconoscenza il dono dell'Altissimo, egli prese il Bambino tra le braccia e lodò il Signore con lacrime di gioia. La Vergine allora avvolse il Bambinello nei pannolini, vidi che lo ricoprì dapprima con un panno rosso, poi lo avvolse in uno bianco fino alle ascelle, mentre avvolse la testolina in un altro ancora. La Madonna aveva con sé solo quattro pannolini. Vidi allora Maria e Giuseppe seduti al suolo; non parlavano ma parevano assorti nella meditazione. Bello e raggiante vidi il Santo Neonato tutto fasciato disteso sulla stuoia, mentre Maria lo contemplava. A quella vista esclamai: "Questo Corpicino è la salvezza dell'universo intero". Poco dopo la santa Coppia pose il divino Neonato nella mangiatoia, che era stata riempita di ramoscelli e di fini erbette, e gli adagiarono una coperta sul corpicino. Deposto il Bambino in questa culla, che si trovava più in basso del posto dove era stato partorito, la santa Coppia pianse di gioia e cantò le lodi del Signore. Giuseppe dispose il giaciglio e la seggiola della Santa Vergine vicino al presepe. Vidi Maria Santissima, prima e dopo il parto, sempre velata e biancovestita; nei primi giorni, subito dopo l'Evento, stava seduta o inginocchiata, dormiva su un fianco e mai la vidi ammalata o affaticata. Quando qualcuno veniva a visitarla si velava ancor più accuratamente e se ne stava diritta sul posto dove era avvenuta la santa Nascita.

 

Gli Angeli annunciano la Nascita del Signore ai pastori

In queste immagini del Natale di Cristo vidi vivere nella stessa notte quei simboli antichi pieni di significati meravigliosi. Vidi che un insolito movimento regnava nella natura, negli uomini e in molti luoghi del mondo. Dappertutto si manifestava un'eccezionale energia emozionale. I simboli cosmici del Natale della Luce del mondo scesero nella coscienza e nei cuori di molti uomini. I cuori di tutta la gente buona furono commossi dalla lieta attesa, quelli dei malvagi invece furono riempiti di timore. Anche gli animali si sentirono turbati soavemente dalla lieta attesa. In molti luoghi vidi nascere fiori, erbe e virgulti dal terreno; vidi gli alberi rinfrescati diffondere un dolce olezzo; vidi dal suolo scaturire molte nuove fonti d'acqua cristallina che scorrevano copiose.

Nello stesso momento in cui nacque il Salvatore, nella caverna posta più a meridione di quella del presepio scaturì una ricca fonte; il giorno seguente San Giuseppe ne scavò un canale per dare all'acqua il suo corso. Sopra Betlemme il cielo era triste e di color rossiccio, ma sopra la Grotta del Presepio, la caverna di Maraha e la valle dei pastori, si stendeva una nebbia luminosa. Nella valle dei pastori, ad un'ora e mezzo di cammino dalla grotta, cominciavano i colli vitiferi che si estendevano fino a Gaza. Sui medesimi si trovavano le abitazioni di tre capi dei pastori, come i tre Magi erano capi di tre tribù. Ad una certa lontananza dalla Grotta del Presepio vi era la torre dei pastori: in mezzo al fogliame delle alte piante, si alzava un'impalcatura gigantesca di travi combinate in forma piramidale. La torre era il punto di congiungimento per tutti i pastori della regione; aveva una scala e delle gallerie. Era fornita di piccole vedette simili alle torrette delle guardie, e molte stuoie ne coprivano i lati. Questa torre aveva alcune similitudini con quella dei tre Magi su cui si usava di notte contemplare gli astri; vista da lontano la torre di vedetta dei pastori sembrava quasi una nave alta, munita di molti alberi con le relative vele. Dalla torre si godeva il panorama generale dei dintorni, si vedevano Gerusalemme ed il monte della tentazione, presso Gerico. I pastori vi tenevano delle vedette per poter controllare gli armenti, e poterli ritirare prontamente al suono del corno quando vi era il pericolo dell'assalto dei predoni o di qualche popolazione nemica. Le singole famiglie dei pastori abitavano non lontano dalla torre; le loro case erano circondate da campi e da giardini. Lungo il colle erano state erette delle capanne, in una molto più grande delle altre e suddivisa con vari tramezzi, abitavano le consorti dei guardiani, che preparavano le vivande.

Stanotte ho visto vicino alla torre le greggi sparse qua e là sotto il cielo aperto, mentre sul colle dei pastori gli armenti erano al coperto sotto una capanna. La notte santa era particolarmente immersa nel silenzio stellato; vidi una nube luminosa calare su tre pastori mentre osservavano ammirati la bellezza del cielo. Contemporaneamente udii levarsi nelle immensità del silenzio notturno un canto dolce e tranquillo. Sul principio i pastori si spaventarono di fronte a quelle manifestazioni, ma ben presto un Angelo apparve loro e così li tranquillizzò: "Non temete! Io vi reco una lieta novella che rallegrerà tutto il popolo, poiché oggi è nato il vostro Salvatore nella città di Davide, il Cristo, il Signore. Voi lo riconoscerete nel Bambino che avvolto in miseri panni giace in un presepio. Mentre l'Angelo così parlava, lo splendore circostante cresceva sempre più, ed allora scorsi sei o sette graziose figure di Angeli luminosi apparire ai pastori. Tenevano nella mano una specie di lungo nastro o pergamena, sulla quale in lettere grandi, quasi tutte come un palmo della mano, stavano scritte alcune parole. Si levò poi un canto magnifico e così udii: "Sia gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà". Poco dopo anche i pastori di guardia alla torre ebbero la stessa apparizione, e così pure altri, i quali stavano raccolti intorno ad una fontana distante tre ore da Betlemme. I tre pastori, dopo la visione degli Angeli, non si avviarono immediatamente al presepio da cui erano lontani circa mezz'ora, né vi andarono quelli della torre, i quali avevano da percorrere un doppio cammino; ma tutti preferirono raccogliersi in consiglio e discutere quali doni dovessero portare al Neonato. Quando decisero di comune accordo che doni portare al prodigioso Bambino, allora si affaccendarono per procurarli con ogni sollecitudine. I pastori giunsero al presepe il mattino presto.

 

La stella indica ai Magi la Grotta del Presepio

Era il crepuscolo di domenica quando la carovana si arrestò dinanzi allo stesso palazzo dove Maria e Giuseppe si erano fatti registrare. Vidi tra le altre case, una più grande di tutte, con un cortile chiuso e circondata da un prato e alcuni alberi, al centro del quale vi era un pozzo. Sulla piazza si trovavano alcuni soldati romani posti a guardia del palazzo dov'era l'ufficio delle imposte. Al giungere della carovana molti curiosi le si affollarono intorno. Frattanto la stella era sparita ed i Santi Re incominciarono ad inquietarsi. Altre persone, uscite dalle loro case, si erano fatte loro incontro festose, agitando dei rami ed offrendo ai Magi pani e bevande; poi cominciarono ad interrogarli, come era l'usanza del tempo alla vista di nobili viaggiatori. Frattanto gli animali si dissetavano alla fontana sotto gli alberi. Pensai che la causa di quel benvenuto era dovuto ai pezzetti d'oro che i Re distribuivano alla folla, mentre a Maria e Giuseppe, che non avevano potuto distribuire nulla o ben poco, era stata chiusa la porta in faccia. Dopo l'incontro con Erode, i Magi istintivamente non amavano più attirare la pubblica attenzione e chiesero solo dove porre il campo; venne consigliata loro la valle dei pastori. In quello stesso momento i Magi scorsero uno splendore scintillante nel cielo stellato, allora immediatamente risalirono sui cammelli. Seguendo la fossa della città e delle mura diroccate, aggirarono Betlemme per la parte meridionale avvicinandosi alla grotta dal lato in cui i pastori avevano avuto l'apparizione degli Angeli. Istruiti da alcuni pastori locali, esperti del terreno, la carovana pose l'accampamento dalla parte posteriore della caverna di Maraha. Già parte dell'accampamento era stato disposto quando, sulla collina del presepio, la stella apparve chiara e splendente come non mai; un raggio abbagliante di luce scendeva perpendicolarmente sulla grotta di Gesù. I Magi, che osservarono attenti il fenomeno miracoloso, videro formarsi in mezzo a quello splendore notturno l'immagine del Bambino, come già l'avevano visto un'altra volta nella stella.

 

Gioia e commozione dei Magi alla presenza della Beata Vergine

Commossi dalla gioia, essi si scoprirono il capo attestando l'alta venerazione in cui erano stati compresi; poi, salendo la collina, rinvennero finalmente l'ingresso della grotta. Mensor ne aprì la porta e fu inondato da una luce fulgente; in fondo alla caverna c'era la Vergine seduta col Bambino, proprio nel modo in cui l'aveva vista nelle sue contemplazioni. Emozionato nel più profondo del cuore, corse dai compagni annunciando loro il portento. Giuseppe ed un vecchio pastore uscirono ad incontrarli; i Santi Re gli dissero che erano venuti con i doni ad adorare il Pargoletto Celeste, Re dei Giudei, condotti da una stella. Giuseppe accolse i Magi con molta cordialità. Essi, però, vollero ritornare subito al campo ad abbigliarsi per l'occasione di ampi mantelli di candido colore, ornati di ricami d'un bel giallo risplendente come la seta grezza. I mantelli erano leggerissimi ed il loro strascico toccava il suolo; i Santi Re li indossavano solo in occasione delle grandi solennità religiose. Portavano alla cintura borse appese con catenelle d'oro; sottobraccio tenevano cofanetti preziosi coperti da manti. Ciascun sovrano aveva un seguito di quattro parenti. Alcuni servi di Mensor portavano un tavolino rotondo, un tappeto con frange ed alcuni preziosi oggetti. Giuseppe li guidò fino all'ingresso, qui ricoprirono la tavoletta col ricco tappeto, la colmarono di astucci, di vasi e di altri oggetti che ciascuno si levava dalla cintola; erano i doni che i Magi offrivano in comunione.

Quando tutti si tolsero i sandali, Giuseppe aprì la porta della grotta: allora due servi di Mensor stesero al suolo un tappeto ed egli entrò, seguito da altri due paggetti con i doni. Giunto al cospetto della Santa Vergine, il Re s'inginocchiò e, ricevendo dalle mani dei servi i doni, li pose umilmente su un piccolo sgabello ai piedi di Maria. Poi i servi si ritirarono. I quattro accompagnatori di Mensor, umilmente inginocchiati, stavano presso quest'ultimo, mentre gli altri due Re col loro seguito si erano fermati all'ingresso sotto la tettoia. I Magi furono presi da grande emozione, invasi dal timore e dalla profonda venerazione. Li vidi abbacinati dal vivo e celeste chiarore della caverna, eppure altra luce non v'era che quella della lanterna. Di fronte all'ingresso, nel luogo stesso dov'era nato, si trovava un cestello sull'alto piedistallo, su questo giaceva la "Luce del mondo" avvolto in un panno. Quando i Re entrarono timorosi, la Santa Vergine si velò e prese in grembo il bambino Gesù. Mensor, in ginocchio e a capo scoperto, offrì i doni e pronunciò sommesse parole di omaggio. Intanto Maria Santissima, togliendo al Pargoletto la fascia color bianco e rosso che avvolgeva la parte superiore del corpicino, lasciava scorgere l'amabile figura mentre con una mano gli teneva sollevata la testolina e con l'altra gli circondava il corpo. Il Bambino, quasi in atteggiamento di adorazione, teneva le mani incrociate sul petto. Era splendente di graziosa bellezza. Contemplando i tre Magi mi sentii profondamente commuovere dall'innocenza dei loro cuori. Quanto sono beate e sincere nella preghiera queste pie persone che, partite da levante, sono andate ad adorare Gesù. Mi sembrano veramente dei fanciulli! Io mi sento di essere uno spirito vacante, sospesa nell'aria, altrimenti non li vedrei così; eppure in questo momento esisto sulla terra! Mentre ero assorta in questa contemplazione una voce mi disse: "Che t'importa di ciò che sei? Alzati e loda il Signore che è eterno e tutto comprende". Allora vidi Mensor estrarre da una borsa che gli pendeva dalla cintola un pugno di bastoncini d'oro scintillanti, lunghi circa un dito. Egli li depose vicino al Fanciullo divino. Maria accettò con semplice affabilità l'oro. Mensor offriva questi bastoncini d'oro puro animato da divino amore e da pie intenzioni, compresi che aveva sempre cercato di raggiungere la verità di tutte le cose. Mensor e le quattro persone che l'accompagnavano si ritirarono, lasciando che avanzasse Sair con i suoi seguaci. Questi pure si inginocchiò e con umili accenti offrì il suo dono, consistente in un'aurea navicella ripiena di piccoli grani verdognoli di resina, che depose sulla tavoletta dinanzi al Bambino. Offriva l'incenso delicato perché, volonteroso e pio, sapeva adattarsi e seguire la Volontà Divina. Prima di ritirarsi rimase genuflesso lungo tempo, assorto in profonda commozione. Avanzò dunque Theodeko, alto e corpulento, non potendo inginocchiarsi si inchinò, presentando sulla tavola un vaso d'oro contenente un'erba fine e di color verde che sembrava portasse ancora le radici. Era questo un alberello dalle foglie increspate e lucide, i cui verdi rami erano diritti e portavano dei bei fiorellini bianchi. Theodeko offriva la mirra quale simbolo della mortificazione e del trionfo sulle passioni, infatti quell'uomo pio aveva combattuto e vinto molte tentazioni mosse dal culto degli idoli, dell'irascibilità e della poligamia. Egli e tutto il suo seguito, stettero per molto tempo genuflessi in grande commozione innanzi a Gesù. Io intanto sentivo compassione per tutti i servi che erano rimasti fuori dalla grotta in attesa di poter adorare per ultimi il bambino Gesù e la Madonna.

Immensa fu l'ingenuità e la semplicità delle parole dei Santi Re e dei loro seguaci. Ecco approssimativamente il senso delle loro parole, mentre genuflessi presentavano i doni: "Noi abbiamo veduto la sua stella ed abbiamo saputo che Egli è il Re dei re, perciò veniamo ad adorarlo ed a porgergli l'offerta dei nostri doni". Poi cantarono inni di lode ed iniziarono a pregare con l'umiltà più profonda; vidi lacrime di gioia scorrere sulle loro guance, riempiendoli di grazia. La Madre Divina aveva accettato umilmente i doni che le erano stati fatti, e sebbene non parlasse, pure il segreto movimento del velo tradiva la commozione da cui era agitata. Il nudo corpicino di Gesù si mostrava raggiante dal velo entro cui era avvolto. Dopo che i Santi Re ebbero presentato i propri omaggi la Madonna, pronunciando alcune umili parole di ringraziamento a ciascuno di essi, ritirò alquanto il velo dalla sua persona. Allora io mi sentii istruita sull'accettazione dei doni del cuore e sull'amore sincero. Ebbi innanzi tutto conoscenza della vera dimensione della bontà di Giuseppe e di Maria; Essi non riterranno quei doni tutti per loro ma li divideranno con i poveri ed i pastori. Prima di ritirarsi, i Re incensarono, con pieno sentimento devozionale, Gesù, Giuseppe, la Madonna e la grotta. Poi con i mantelli leggeri avvolti attorno al loro corpo, vidi i Magi abbandonare la grotta insieme ai nobili del seguito per far ritorno al loro alloggio. Entrarono quindi nella grotta i servi, che nel frattempo avevano alzato le tende, sistemato gli animali e preparato il campo, infine avevano atteso umilmente fuori della grotta. Erano circa in trenta e conducevano con loro una schiera di fanciulli, i quali avevano la testa coperta e indossavano solo un semplice mantelletto. Li vidi entrare nella grotta cinque per volta, erano introdotti da un capogruppo. Appena varcavano l'ingresso si genuflettevano innanzi al Bambino e L'adoravano silenziosi. Alla fine entrarono tutti i fanciulli e, inginocchiatisi, innalzarono con fervore innocente e gioioso la loro preghiera al Bambino celeste. I servi non si fermarono a lungo dinanzi al Presepio a causa delle gravose incombenze che li attendevano. Vidi Maria Santissima e Giuseppe commossi fino alle lacrime per questa solenne adorazione tributata al Figliolo Divino. I servi e la Santa Famiglia avevano unito le loro preghiere a quelle dei Magi e fino alle vallate dei dintorni risuonava l'armonico abbraccio della grazia. Con l'omaggio dei tre Santi Re venuti da lontano, quei genitori avevano visto il compimento della grande attesa. Quando tutti lasciarono la grotta, le stelle riempivano il firmamento celeste della scena notturna. Il seguito dei Magi si era radunato intorno ai fuochi che circondavano l'albero di terebinto presso la grotta di Maraha. Udii allora dal campo dei Santi Re levarsi i canti solenni del rito religioso dedicato alle stelle.

 

Le visioni di Natale della mistica Anna Caterina Emmerich Sono tratte dal libro "La vita della Madonna", redatto dai diari di Clemente Brentano

 

 

 

 

Profezie per il Terzo Millennio - Dicembre 2003


 

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