CATECHESI SULL'APOCALISSE
DI SAN GIOVANNI APOSTOLO

don Guglielmo Fichera

3ª puntata - 6ª parte

 

 

 

APOCALISSE PAOLINA

2 TESSALONICESI 2,1-11
L’Apostasia e l’Anticristo

 

Per uno studio serio è necessario mettere insieme e confrontare tutti i passi della Bibbia dove si parla dello stesso tema. Apocalisse giovannea, Apocalisse paolina e Apocalisse sinottica, vanno lette insieme e considerate come un testo unico che parlano di un tema unico. Quindi procederemo ad approfondire bene e a comparare tra loro queste tre apocalissi: l’Apocalisse di Giovanni, l’Apocalisse sinottica (Mt 24; Mc 13; Lc 17,20-37; 21,5-36) e l’Apocalisse paolina (2 Tess 2). Stiamo approfondendo l’Apocalisse di Giovanni, vediamo ora l’Apocalisse paolina.

 

(1) ORA VI PREGHIAMO, FRATELLI, RIGUARDO ALLA VENUTA DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO E ALLA NOSTRA RIUNIONE CON LUI, (2) DI NON LASCIARVI COSÌ CONFONDERE E TURBARE, NÉ DA PRETESE ISPIRAZIONI, NÉ DA PAROLE, NÉ DA QUALCHE LETTERA FATTA PASSARE COME NOSTRA, QUASI CHE IL GIORNO DEL SIGNORE SIA IMMINENTE.

(N.d.R. = A) Tra i primi cristiani si riteneva imminente il ritorno del Signore (cfr. J.Munck); si riteneva cioè imminente la "fine dei tempi", con l’avvento prossimo (imminente) del "regno di Dio". B) "Intorno o per riguardo (greco "uper tes parusias") la venuta del Signore e la nostra riunione con Cristo": quella che avrà luogo quando Egli, "verrà sulle nubi" (cfr. Mt 24,30). C) "Non lasciarvi così confondere e turbare": 1) né da qualche pretesa rivelazione profetica attribuita allo Spirito Santo (esse invece vanno tutte messe alla prova, per saggiare se provengono veramente da Dio - cfr. 1 Gv 4,1); 2) né da "parola" (da un insegnamento, una catechesi fraintesa; (greco = "dia logou" ), ossia da una parola di S. Paolo non capita, oppure falsamente attribuita a S. Paolo; 3) né da una lettera falsificata (qualche lettera apocrifa portante il nome di S. Paolo); 4) né dalla Prima lettera ai Tessalonicesi male interpretata. Da tutto il contesto si deduce chiaramente che a Tessalonica vi erano alcuni, i quali andavano dicendo che S. Paolo nella sua predicazione e nei suoi scritti aveva insegnato o insegnava la prossima fine dei tempi = N.d.R.).

(3) NESSUNO VI INGANNI IN ALCUN MODO! PRIMA INFATTI DOVRÀ AVVENIRE L’APOSTASIA E DOVRÀ ESSERE RIVELATO L’UOMO INIQUO, IL FIGLIO DELLA PERDIZIONE, (4) COLUI CHE SI CONTRAPPONE E S’INNALZA SOPRA OGNI ESSERE CHE VIENE DETTO DIO O OGGETTO DI CULTO, FINO A SEDERE NEL TEMPIO DI DIO, ADDITANDO SÉ STESSO COME DIO (cfr. Dn 11,36-37).

(N.d.R. = San Paolo afferma che non verrà il GRAN GIORNO, se prima non si compiono due altri grandi avvenimenti: 1) l’affermarsi dell’apostasia 2) e la venuta dell’Anticristo, "l’uomo del peccato".

Per apostasia s’intende il volontario abbandono completo della fede, mentre per eresia non si intende l’abbandono totale della fede ma la negazione di una o più verità di fede. Afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica: "L’eresia è l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il Battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato; l’apostasia è il ripudio totale della fede cristiana" (n. 2089).

Settimio Cipriani definisce l’apostasia (greco "e apostasia") come "una clamorosa defezione religiosa". Secondo l’autore, l’avvento dell’Anticristo, "farà la sua irruzione clamorosa nel mondo. Egli, comunque. in preparazione degli sviluppi storici finali, opera già al presente avvolto nel suo"mistero d’iniquità" nell’interno degli spiriti (v.7), preparandoli alla grande "apostasia" (v.3)" (S. Cipriani, Le lettere di S. Paolo, Cittadella, Città di Castello 1974, pp.91-92) = N.d.R.)

 

1) LA RIBELLIONE, OSSIA L’APOSTASIA

S. Paolo distingue assai nettamente l’Anticristo dall’apostasia, e parla di essi come di due avvenimenti distinti, quindi non si può identificare apostasia e Anticristo, come se coincidessero. Tertulliano, S. Gerolamo, Sant’Ambrogio, ecc., per questa apostasia intendono la defezione dei popoli o dei Giudei dall’impero romano, ma questa interpretazione è contraddetta dal fatto che lo stesso impero romano ha cessato di esistere senza che sia ancora venuto l’Anticristo. Col nome di apostasia si deve quindi intendere la defezione religiosa, ossia l’apostasia della fede (cfr. Atti 21,21; 1 Tim. 4,1), come con S. Tommaso ritengono tutti i moderni. Di questa apostasia parlò anche Gesù Cristo, quando disse, in Mat 24,11-13.24: "Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà. /.../ Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti" (cfr. anche Lc 18,8; 21,28). L’apostasia consiste nella defezione dal culto di Dio (cfr. Gs 22,22; Ger 2,19; 2 Cron. 28,19). Per Pietro Rossano, il mistero dell’empietà (tò mistèrion tes ànomìas) viene riferito all’azione segreta e nascosta del male prima della sua manifestazione (cfr. Le lettere ai Tessalonicesi, Marietti, Torino, 1965, pp. 28-29). Il mistero dell’empietà che è già in atto (greco = ènerghèitai) nel mondo non è tanto l’opera dell’ànomos (l’Anticristo), quanto invece di Satana in persona; l’ànomos (il senza legge, l’iniquo, cioè l’Anticristo) non è che il suo emissario (v. 9).

Definendo l’apostasia come "la defezione dal Messia e quindi dalla fede", G. Ricciotti, ritiene che sia proprio l’apostasia a costituire "l’occasione che consentirà all’uomo del peccato, che tenterà di sostituirsi a Dio", di rivelarsi (G. Ricciotti, Paolo Apostolo, Colletti, Roma 1946, pp. 381-383) Su questo si confronti la Didaché 16,4.

 

2) L’UOMO DEL PECCATO - L’ANTICRISTO.

Il secondo avvenimento, che deve precedere il grande giorno, è la manifestazione (la rivelazione, greco = "apocaliuptou") ossia L’APPARIZIONE DELL’ANTICRISTO, caratterizzato in vari modi da S. Paolo in 2 Tess 2,3-10. Dapprima è chiamato "L’uomo del peccato" (greco = "ó antropos tes amartias"). "Ó antropos" in greco è incontestabilmente l’uomo concreto in carne ed ossa, l’uomo storico, l’uomo come individuo storico unico e irripetibile, com’è ogni uomo e com’è ognuno di noi (cfr. Lorenzo Rocci, Vocabolario Greco Italiano, 1981, p. 153, alla voce "antropos, ou, ò" = uomo, essere umano, secondo la natura umana; "é antropos" = donna). L’espressione "uomo del peccato" è equivalente a " uomo che è come l’incarnazione o la personificazione del peccato" (Ved. S. Tommaso, h. 1); poi è chiamato "Il figlio della perdizione" (greco = ó uios tes apoleias); oppure è chiamato - in alcuni codici greci - l’uomo senza Legge, l’uomo che è contrario ad ogni legge" (greco = "ò antropos tes anomias"), vale a dire che calpesterà ogni legge di Dio. Infine è chiamato l’iniquo (greco = ó anomos: "il senza legge"). Da tutto il contesto appare chiaro, ed è innegabile dal testo greco, che L’ANTICRISTO SARÀ UN VERO UOMO (ó antropos) come pensano i Padri Ireneo, Tertulliano, Crisostomo, Cirillo, Gerolamo, perfino Origene, ecc., e non già un demonio incarnato, come sognarono alcuni, e neppure un essere collettivo o una serie di diversi uomini. S. Giovanni distingue nettamente l’Anticristo ("o anticristos") dagli anticristi ("anticristoi"). S. Paolo lo caratterizza ancora con l’espressione "il figlio della perdizione" (greco = ó uios tes apoleias), espressione che nella Bibbia viene usata solo per Giuda (Gv 17,12). Mentre Giuda si adoperò per l’uccisione fisica di Gesù, l’Anticristo, non potendo ucciderlo più fisicamente, cercherà di uccidere Gesù spiritualmente, cercando di sostituirsi a Gesù, dicendo che Gesù era un impostore e che il vero messia è lui! L’Anticristo sarà inoltre "colui che si oppone e si innalza sopra tutto quel che si dice Dio o si adora" (2 Tess 2,4). Egli è per eccellenza l’avversario, l’oppositore (greco: "o antikeimenos") di Gesù e del suo Regno e perciò S. Giovanni nella sua prima lettera (2,18.22; 4,3; cfr. 2 Gv 7) gli dà il nome di Anticristo. In lui l’opposizione e la guerra che le potestà infernali muoveranno a Gesù Cristo e alla sua Chiesa, toccheranno il sommo grado. Egli inoltre sarà "colui che si innalza sopra tutto quello che si dice Dio o si adora" (greco = "iuperairomenos epì panta legomenon teon e sebarma") ossia non riconoscerà alcun Dio sopra di sé, né il vero Dio che negherà, né i falsi dei che distruggerà. Per conseguenza egli muoverà guerra a tutti i culti, e pretenderà solo per sé gli onori divini, come già fece Antioco Epifane presso Daniele (11,36-37), come già fece il principe di Tiro presso Ezechiele (28, 2) e come già fece il re di Babilonia presso Isaia (14,13-14). "L’anticristo non è Satana in persona, ma ne partecipa e incarna la malizia. Egli distruggerà ogni genuino senso religioso, esigendo per sé culto divino, presentandosi come la divinità dei tempi nuovi (v. 4). /.../ L’uomo non può vivere senza religione: al posto di quella vera l’Anticristo sostituirà quella dell’impostura" (Settimio Cipriani, Le lettere di San Paolo, Quinta Edizione, Cirradella editrice, 1971, pp.91-92).

 

3) ANALOGIA GIUDA-ANTICRISTO

Che tra Giuda e l’Anticristo intercorra uno stretto legame, osiamo dire di parentela spirituale (entrambi sono figli del diavolo) è il medesimo appellativo biblico che lo dimostra: entrambi infatti sono denominati "figli della perdizione". Gesù nella grande preghiera sacerdotale, chiama Giuda "figlio dei la perdizione" (Gv 17,12). San Paolo chiama l’Anticristo "figlio della perdizione" (2 Tess 2,3). GIUDA è prefigurazione dell’ANTICRISTO. Giuda ha contribuito ad uccidere storicamente Gesù. L’ANTICRISTO cercherà pure di uccidere Gesù, ma in modo diverso. Non può più farlo materialmente, come ha fatto 2000 anni fa, allora cercherà di uccidere Gesù spiritualmente nel cuore dei credenti e degli uomini, sostituendosi al vero Gesù, proclamarsi Dio al posto di Gesù. CRISTO ha fondato la sua vera Chiesa. L’ANTICRISTO fonderà la sua falsa Chiesa, un'anti-chiesa. CRISTO ha nominato ed istituito un capo visibile della sua Chiesa, il Papa. L’ANTI-CRISTO, nominerà un capo visibile della sua anti-Chiesa, un falso profeta-sacerdote che sarà solo il burattino nelle sue mani per realizzare i suoi progetti di morte.

 

4) L’ANTICRISTO È NEL FUTURO, NON NEL PASSATO

La 2 Tess fu scritta verso il 50-51 d.C. In essa si avverte di non pensare che il ritorno di Cristo sia imminente. Nerone fu imperatore dal 54 al 68 d.C. e morì togliendosi la vita. È veramente ridicolo pensare che l’Anticristo escatologico possa essere...Nerone!!! Nerone, può essere uno degli anticristi, uno dei tanti, ma non può essere lui l’Anticristo: dopo Nerone, infatti, non c’è stato nessun ritorno di Cristo, né la fine dcl mondo, né la risurrezione dei corpi, né il giudizio finale! Ancora più ridicolo, ci sembra, è pensare, poi, che l’Anticristo possa essere Caligola che fu imperatore dal 37 al 41 d.C., cioè in un periodo in cui la lettera ai Tessalonicesi non era stata ancora neanche scritta.

 

5) "NEL TEMPIO DI DIO"

Questa espressione secondo alcuni non significa già il tempio di Gerusalemme, ma va interpretata o in senso metaforico per la Chiesa cristiana (2 Cor. 6,16; Efes. 2,21), come pensano S. Giov. Cris., Teodoreto, S. Gerol., ecc., oppure va presa in senso generale e indeterminato per indicare qualsiasi tempio dedicato al vero Dio. L’Anticristo giungerà al colmo della malizia facendosi proclamare e adorare Dio (Ved. Sull’Anticristo: Dict. Vig., Antèchrist; Dict. Vac; Antèchrist; Chauvin, Histoire de l’Antèchrist, Parigi, 1901, dove si può trovare anche un ampia bibliografia sull’argomento; Van Steenkiste, Comm. In S. P. epist., tom. II; Dissertatio de fine mundi et Antichristo, Bruges, 1899, ecc.). Secondo altri, invece, si deve pensare alla ricostruzione storica del tempio di Gerusalemme, dove effettivamente dovrebbe verificarsi l’autoproclamazione divina dell’Anticristo. S. Cirillo di Gerusalemme infatti dice che: «"Fingerà di ricostruire il tempio e perseguiterà i santi".

S. Paolo dice: "L’avversario s’innalzerà sopra ogni essere che viene detto Dio /.../ fino a sedere nel tempio di Dio". Di quale tempio parla? Di quello giudaico ormai distrutto, non di quello in cui ora stiamo, non sia mai! /.../ Se si presenterà ai giudei come Cristo con la pretesa di essere da loro adorato, lo farà per sedurli più facilmente: col prendersi cura della ricostruzione del Tempio di Salomone vorrà farsi credere della stirpe di Davide. /.../ L’Anticristo regnerà tre anni e mezzo: un tempo, più tempi e la metà di un tempo (Dan 12,7) 1290 giorni. "Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a 1335 giorni"» (Le Catechesi, Decimaquinta catechesi battesimale. Città Nuova Editrice, 1993, pp. 330-331). Una convincente esegesi che ritiene il riferimento al tempio nella sua accezione reale-storica è quella proposta dallo studioso A. Arrighini, secondo cui S. Paolo intende proprio riferirsi al tempio di Gerusalemme, prescelto dall’Anticristo quale luogo di automanifestazione satanica in contrapposizione alla biblica dimora visibile di Dio tra il suo popolo, poiché nel testo citato "il tempio di Gerusalemme, come si rileva dagli Atti degli Apostoli 3 e 5, è proprio quello storico in quanto allora non esistevano templi cristiani e solo quello di Gerusalemme era chiamato tempio di Dio" (Arrighini A., L’Anticristo, I Dioscuri, Genova 1988, pp. 179-180).

 

6) I SEGNI CHE PRECEDERANNO LA FINE DEI TEMPI

Seguendo le indicazioni registrate nei Vangeli sinottici possiamo abbozzare questa scaletta delle "tappe" che precederanno la fine dei tempi. Nel Nuovo Testamento, gli insegnamenti fondamentali a riguardo di questo tema sono: 1) segni nel mondo fisico: grandi sconvolgimenti terrestri e celesti; 2) segni nel mondo umano: sconvolgimenti nella convivenza umana, persecuzioni, rivoluzioni, guerre; 3) la Grande Tribolazione (Mt. 24,21-22); 4) segni nel mondo morale e religioso; 5) grande apostasia, (Lc 18,8 ) (2 Tess 2,3); 6) falsi profeti e falsi cristi (Mt. 24,11-12); 7) la venuta dell’Anticristo (2 Tess. 2,3); 8) l’abominio della desolazione (Mt. 24,15): 9) persecuzioni contro i cristiani (Mt 24.9). 10) Ma tra gli altri segni c’è anche la grande conversione. I sinottici affermano che la fine non verrà prima che il Vangelo sia predicato a tutte le nazioni. Dopo la conversione delle nazioni gentili, vi sarà, da ultimo, la conversione della nazione ebraica (Rom 11,25-26).

 

7) LOTTE ANCHE ALL’INTERNO DELLA CHIESA

Tra i Padri della Chiesa S.Cirillo di Gerusalemme si pone la domanda se insieme ai vari segni che già conosciamo, non ci saranno anche dei segni nella vita della Chiesa. Nelle sue famose "Catechesi", S. Cirillo fa un’esposizione completa dei segni precursori della fine dei tempi. 1° segno: i falsi cristi. 2° segno: guerra accompagnata da carestie, pestilenze e stravolgimenti celesti (op. cit., p.323). 3° segno: le divisioni e le lotte all’interno della Chiesa. Ascoltiamo direttamente la sua esposizione ."Da uomini di Chiesa vogliamo conoscere quale segno ci sarà nella Chiesa. Ce lo dice il Signore: "Molti allora rimarranno scandalizzati per il fatto che gli uni tradiranno gli altri, e si odieranno a vicenda". Non turbarti quindi se senti parlare di lotte fino al sangue di vescovi contro vescovi, clero contro clero, laici contro laici. Tutto ciò è stato predetto; /.../ Come puoi meravigliarti quando vedi che c’è chi odia il fratello anche tra i vescovi, dal momento che fu uno che si rivelò traditore anche tra gli apostoli? Questo segno però si riscontrerà non solo tra i capi della Chiesa ma anche tra i laici perché sta scritto che "con il moltiplicarsi dell’iniquità, in tutti si raffredderà l’amore per i fratelli" (Mt 24,12). Ed anche tra di voi qui presenti, chi può vantare un amore del prossimo senza infingimenti? Non è vero che molte volte baciamo con le labbra, atteggiamo il volto al sorriso facendo brillare persino gli occhi di gioia, mentre invece macchiniamo inganni nel cuore e diciamo con la bocca di volere la pace, ma di fatto ci apprestiamo a recare del male? (cfr. Sal 28,3)" (S. Cirillo di Gerusalemme, Le Catechesi, Decimaquinta catechesi battesimale, Città Nuova Editrice, 1993, pp. 323-324). Inoltre sempre S. Cirillo di Gerusalemme, si è fermato a descrivere anche le caratteristiche dell’identità e dell’azione dell’Anticristo (op. cit., nn. 9-16; pp. 325-332).

(5) NON RICORDATE CHE, QUANDO ANCORA ERO TRA VOI, VENIVO DICENDO QUESTE COSE? (6) E ORA SAPETE CIÒ CHE IMPEDISCE LA SUA MANIFESTAZIONE, CHE AVVERRÀ NELLA SUA ORA. (7) IL MISTERO DELL’INIQUITÀ È GIÀ IN ATTO, MA E NECESSARIO CHE SIA TOLTO DI MEZZO CHI FIN ORA LO TRATTIENE.

(N.d.R. = A) v. 5 "Non ricordate che vi dicevo tali cose", che cioè il GIORNO DEL SIGNORE non sarebbe venuto se prima non avveniva la grande apostasia e la manifestazione dell’Anticristo? Nei vv. 6-7 San Paolo spiega che cosa sia ciò che ritarda l’apparizione dell’Anticristo. B) Quando verrà tolto di mezzo l’ostacolo, apparirà l’Anticristo, non più come movimento o azione della menzogna, dell’odio, della negazione di Dio e del suo Cristo, ma come persona fisica, poiché il suo numero (666) è "un numero d’uomo" (cfr. Ap 13,18) = N.d.R.)

 

8) IL MISTERQ DELL’INIQUITA

Il mistero dell’iniquità (greco = tò misterion tes anomias) è la ribellione contro Dio (v. 3 ), che toccherà il colmo nella grande apostasia e nell’apparizione dell’Anticristo. Questa ribellione viene chiamata "mistero" per opposizione a "sia manifestato" del versetto precedente; perché mentre al tempo dell’Anticristo dispiegherà pubblicamente e senza ritegno tutta la sua influenza, adesso non si fa sentire che in modo occulto e parziale. S. Paolo vuol dire: "benché non sia ancora venuto il tempo dell’apparizione dell’Anticristo, tuttavia l’iniquità già fin d’ora opera, ossia fa sentire la sua influenza, oppure esercita la sua azione per mezzo degli errori, delle eresie, delle persecuzioni, ecc, che sono come la preparazione e il cominciamento del regno dell’Anticristo". "E allora", quando sarà tolto di mezzo l’ostacolo, che impediva il prorompere dell’iniquità, "sarà manifestato (in greco è lo stesso verbo come al v. 6 e al v. 3) quell’iniquo" (greco = ó anomos). Ricapitolando: "L’Anticristo troverà un "ostacolo" al suo "manifestarsi" (v. 6). Quando "l’ostacolo" sarà tolto di mezzo (v. 7) l’Anticristo irromperà nel mondo. Anche al presente però egli, avvolto nel suo "mistero d’iniquità", "opera" nell’interno degli spiriti (v. 7) preparandoli alla grande apostasia (v. 3). Tolto l’ostacolo si rivelerà "l’iniquo" (v. 8) vale a dire "l’uomo del peccato" che avrà a disposizione tutta la potenza di Satana e la sua forza d’inganno e di seduzione (vv. 9-10)" (Settimio Cipriani, Le lettere di San Paolo, Quinta Edizione, Cirradella editrice, 1971, p. 92).

Salmo 11,9: "Mentre gli empi si aggirano intorno, emergono i peggiori tra gli uomini".

 

9) IDENTIFICAZIONE DELL’OSTACOLO O IMPEDIMENTO (2Ts 2, 5-7)

Versetto 6 (greco = "tò katèkon": ciò che impedisce, ciò che lo trattiene, oppure ritarda), è participio neutro del verbo greco "katèko" che, secondo Pietro Rossano, "assomma i significati di trattenere, impedire, ritardare". Il verbo, nel testo considerato, non possedendo nessun complemento diretto, ne accresce il carattere enigmatico e misterioso. Inoltre - prosegue l’autore - l’ambiguità della duplice forma, neutra, che designa la funzione impersonale dell’ostacolo (O. Cullmann), ne evidenzia il carattere misterico del riferimento in termine".

 

Al maschile "Ó KATÈKON" e "al neutro TÓ KATEKON"

1) katèkon in 2 Ts 2,6 (= ciò che impedisce la sua manifestazione) è preceduto da "" che ne indica il genere neutro; invece in 2 Ts 2,7 è preceduto da "ò" che ne indica il genere maschile (= chi finora lo trattiene). Certamente, sostiene H. A. Egenolf, l’ostacolo equivale ad una funzione antagonista esercitata contro l’Anticristo: "c’è un essere che impedisce all’anticristo di scatenare immediatamente e continuatamente la sua potenza. Alla fine dei tempi però colui che trattiene il figlio della perdizione, sarà messo da parte, forse in maniera violenta". Al v. 7 (greco = ó katèkon: chi impedisce), che è di genere maschile designa l’agente, o soggetto attivo, originante, personale che esercita la funzione ostacolante o impediente, si tratta di una persona che esercita una funzione importante. Questa funzione non è disgiunta dalla sua struttura portante o di compartecipazione generale: l’azione del soggetto ostacolante è, cioè, primaria. In definitiva, da una parte dello schieramento di lotta, figura l’agente personale (ó katèkon) (= il PAPA) che sostenuto dalla sua struttura impediente (tò katèkon) (= il Potere conferito da Cristo al Papa) ne esercita tutto il suo potenziale ostacolante tendente ad opporre resistenza attiva alla manifestazione dell’Anticristo. Satana riterrà insopportabile la presenza che impedisce la manifestazione del suo Anticristo, per cui tenterà di servirsi dell’uomo iniquo per eccellenza che è l’Anticristo, per far uccidere l’oppositore impediente, decretando a sua insaputa la sua stessa fine (Sal 7,15-17). Anche qui vale il principio ermeneutico che sullo sfondo del passato della storia della salvezza, per analogia, si comprende la storia della salvezza futura.

 

10) REALTÀ PERSONALE E REALTÀ GENERALE

Settimio Cipriani al termine greco "tò katèkon", fa corrispondere un fatto o una cosa determinata, mentre al maschile greco "ó katèkon", un essere personale. Tra le ipotesi risolutive proposte dall’autore, riferendosi a Lc 18,18, ritenuto di significato indubbiamente escatologico ("Il Figlio dell’uomo, venendo, troverà ancora la fede sulla terra?"), propone quale ostacolo alla manifestazione dell’Anticristo, la fede incrollabile dei cristiani: "Riteniamo che l’ostacolo all’insorgere dell’Anticristo siano i cristiani con la loro fede incrollabile. Quando la loro fede si illanguidirà, l’Anticristo sarà alle porte. L’ostacolo è un deciso impegno di fedeltà e di amore a Gesù e alla sua verità; venendo meno questa, la manifestazione dell’Anticristo dovrebbe essere imminente" (Settimio Cipriani, op. cit., pp. 93-94). Chi lo trattiene "ó katecon" è quasi identico a "tò katekon" ciò che lo trattiene del versetto 6, con la sola differenza che il primo, essendo maschile, deve riferirsi a una persona, mentre il secondo, essendo neutro, va riferito a una cosa in generale.

 

11) UN ERRORE DI S. AGOSTINO

L’opinione secondo cui l’ostacolo risiederebbe nell’Impero Romano è condivisa da S. AGOSTINO. Quando questo sarà tolto di mezzo, "allora sarà manifestato l’empio, nel quale nessuno dubita che sia significato l’Anticristo" (S. Agostino, La città di Dio, Paoline, Roma 1952, pp. 515-516). Ma questa spiegazione non tiene conto che, se è vero che sotto l’impero Romano ci furono mortali persecuzioni contro i cristiani (per cui esso è stato effettivamente uno degli strumenti dell’Anticristo), è anche vero che quando l’Impero Romano è finito, non c’è stata né la fine del mondo, né il ritorno di Cristo, né la risurrezione dei corpi, né il Giudizio finale, quindi non è possibile identificare l’Anticristo escatologico con l’Impero romano!

[nota di Profezie per il Terzo Millennio: qui ci permettiamo di dissentire dall’interpretazione dell’autore. Ci pare che S. Agostino ne "La città di Dio" non identifichi affatto l’Anticristo escatologico con l’Impero romano, ma dice solo che egli si manifesterà quando tale Impero sarà tolto di mezzo. Quindi secondo S. Agostino l’Impero Romano potrebbe essere in qualche modo un impedimento alla manifestazione del "figlio della perdizione" ma non dice che tale Impero sia l’Anticristo. Del fatto che l’Anticristo escatologico verrà subito dopo la caduta dell’Impero Romano tra l’altro troviamo conferma negli scritti di S. Ireneo, S. Ippolito, San Cirillo, S. Efrem, S. Girolamo, S. Giovanni Crisostomo e S. Roberto Bellarmino. Secondo le rivelazioni di numerosi santi, beati e venerabili, l’Impero Romano dovrebbe essere riportato in essere dal Grande Monarca durante l’Era di Pace. Secondo tali rivelazioni in quel periodo il "Grande Monarca" e il "Papa Santo" saranno gli strumenti di cui Dio si servirà per diffondere ed affermare il cristianesimo fra tutti i popoli del mondo. Si consulti a questo riguardo: L'Anticristo nella Tradizione e nelle rivelazioni private.]

 

SPIEGAZIONE ETIMOLOGICA DI 2 Ts 2,7:
"èk mèsou ghènestai"

necessario che - l’ostacolo - sia tolto di mezzo" (2 Ts 2,7). il termine greco usato nel testo biblico per esprimere l’evento di "togliere di mezzo" - in 2 Ts 2,7-: "èk mèsou ghènestai". Generalmente esso è tradotto con "è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene" (chi finora trattiene l’ostacolo che impedisce la manifestazione dell’Anticristo). La preposizione èk col genitivo mèsou può indicare due spiegazioni:

 

A) PRIMA SPIEGAZIONE

Può stare ad indicare che il destinatario deve morire nel tempo imprecisato dato il congiuntivo aoristo del verbo greco "ghinome". In conclusione "togliere di mezzo qualcuno" equivale a dire, in concreto, ucciderlo, eliminarlo, farlo morire perché elemento scomodo, insopportabile. Al contempo e in contrapposizione, agisce il "MISTERO DELL’INIQUITÀ": 1) sia a livello personale, per mezzo dell’avvicendamento storico degli "anticristi" e "falsi profeti" di turno, 2) sia a livello collettivo, attraverso realtà sociali, gruppi, attività politiche ad essi interrelati da vincoli di sudditanza, intesi impersonalmente per mezzo del "popolo" degli anticristi non visibilmente strutturato, perché Satana prepara i suoi servi e schiavi di nascosto agendo primariamente nelle coscienze degli uomini (Mt 13, 39).

 

VARIE SOLUZIONI

Numerosi Padri (S. Giovanni Crisostomo, S. Ambrogio, S. Agostino, S. Gerolamo, S. Cirillo G., ecc.) ritengono che questa forza (tò katèkon), la quale impedisce il prorompere aperto dell’iniquità e quindi ritarda la venuta dell’Anticristo, sia l’impero romano, concretizzato poi nell’imperatore (ò katecon). Siccome però l’impero romano già da tempo è scomparso, senza che sia ancora venuto l’Anticristo, altri con S. Tommaso pensano che per impero romano si debba intendere non solo l’impero materiale, ma ancora quello spirituale proveniente dalla fede, per modo che come Gesù venne al mondo quando l’impero romano dominava tutto, così L’ANTICRISTO VERRÀ QUANDO I POPOLI CESSERANNO DI STARE SOGGETTI ALL’AUTORITÀ SPIRITUALE DELLA CHIESA DI ROMA.

Altre soluzioni: 1) finché sia fermo l’ordinamento sociale basato in gran parte sui principi del diritto romano, ossia finché vi sia un’autorità; 2) la predicazione del Vangelo, che deve essere portata a tutto il mondo, prima della fine del tempo; 3) oppure la Chiesa, o Gesù Cristo Stesso, 4) oppure lo spirito cristiano, 5) oppure l’Arcangelo S. Michele, ecc.. Tutte queste ipotesi non sono probabili perché le due espressioni "tò katèkon" e "ò katèkon" indicano qualcosa di positivo, e non già solamente qualche cosa di negativo, cioè l’assenza dell’Anticristo, come vogliono i sostenitori di queste opinioni.

 

B) SECONDA SPIEGAZIONE

"èk mèsu ghènestai" può stare ad indicare "togliere dal mezzo", "togliere dal centro", perché il verbo "ghignomai" unito ad una preposizione ("ex") acquista il significato conferitogli da questa proposizione, così come in inglese quando si usa il verbo "to get", il verbo acquista il significato conferitogli dalla preposizione che lo introduce. (Esempi: To get up = stare su; to get down: stare giù; to get it = buscarle, essere punito; to get in = entrare; to get angry = arrabbiarsi; to get better = migliorare; to get clear = rischiararsi; to get dark = abbuiarsi; to get drunk = ubriacarsi; to get fat = ingrassare; to get old = invecchiare; to get thin = dimagrire; to get well = stare bene, guarire; to get married = sposarsi; to get home = arrivare a casa). Ek è una preposizione che indica "moto da luogo"; Mesou = centro. In questo caso la traduzione potrebbe essere "VENIRE FUORI DAL CENTRO": "TOGLIERE QUALCUNO DAL CENTRO, DA MEZZO".

 

 

 

 

 

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Pubblicato da "Profezie per il Terzo Millennio" su autorizzazione del direttore di redazione di "Fede e Cultura", don Guglielmo Fichera.

 


 

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