DIDACHÈ - LA DOTTRINA DEGLI APOSTOLI

 

 

 

I CRISTIANI DEL PRIMO SECOLO

Le prime generazioni cristiane erano dominate da due grandi emozioni: il ricordo della vita terrena di Gesù e il rapporto diretto con gli apostoli. Per molte decine di anni, almeno per due-tre generazioni, la memoria viva riempiva ampiamente del suo contenuto tutta l’esperienza della Chiesa, tanto da non far sentire il bisogno di mettere tutto per iscritto, di aprire biblioteche, segreterie e archivi. I quattro vangeli (a cui si aggiungevano molti vangeli e altre opere "apocrife", cioè non autentiche) con gli atti degli apostoli e le lettere degli stessi apostoli, cioè quel complesso di scritti che noi chiamiamo il "Nuovo Testamento", venivano tramandati da persona a persona proprio grazie alla memoria e alla comunicazione viva. Il testo dei vangeli era già fissato, ma non c’era neanche bisogno di vederlo scritto: tutti i cristiani lo conoscevano, e gli apostoli stessi lo ricordavano ad ogni incontro e ad ogni assemblea eucaristica.

Non si sentiva neppure il bisogno di organizzare una grande struttura ecclesiastica: le persecuzioni, del resto, non permettevano neppure di costruire delle chiese, si pregava nelle case dei fratelli più facoltosi e più accoglienti o addirittura nelle catacombe, sopra le tombe dei martiri o dei fratelli defunti. I ruoli non erano ancora ben definiti: papi, vescovi, sacerdoti, diaconi, profeti, maestri.., tutti erano "un cuor solo e un’anima sola", come raccontano gli Atti degli Apostoli. Non c’è quindi da stupirsi se, dopo gli apostoli, non troviamo subito una grande quantità di documenti del cristianesimo, non emersero in modo particolare dei grandi "autori", né i papi e i vescovi si preoccupavano di pubblicare encicliche o piani pastorali. Rimangono solo alcune testimonianze, per lo più casuali e legate ad avvenimenti particolari, i cui contorni ormai ci sfuggono.

 

I PADRI APOSTOLICI E LA DIDACHÈ

I "padri della Chiesa" dei primissimi tempi, diciamo dagli anni 80 del primo secolo (quando ormai erano morti quasi tutti gli apostoli, forse il solo Giovanni era ancora in vita) agli anni 60 del secondo secolo, non si distinguono dalla massa dei cristiani, e vengono individuati per alcune opere rimaste. Essi prendono il nome di "padri apostolici", perché appartengono alla generazione che aveva avuto un contatto diretto con gli apostoli, almeno tramite amici e conoscenti. I loro nomi (Clemente di Roma, Ignazio di Antiochia, Policarpo di Smirne, Barnaba, Ernia, Papìa) hanno per noi oggi un’autorevolezza eccezionale, proprio per la loro "parentela" con gli apostoli: essi però avevano la coscienza di essere piccoli e semplici discepoli del Signore, e mai avrebbero immaginato quanto sarebbe stato straordinario il cammino della Chiesa nel mondo.

Forse l’unico testo che, dopo quelli del Nuovo Testamento, si è diffuso dappertutto con una certa importanza è un librettino di cui non si conosce l’autore, ma solo il titolo, che per brevità viene chiamato Didachè, la "dottrina". Il titolo completo recita "Dottrina del Signore per le genti, trasmesso dai dodici apostoli". L’autore infatti, o più probabilmente "gli" autori, non osavano mettere il proprio nome su un componimento che riguardava la fede cristiana, e preferirono intitolarlo agli apostoli, da cui la fede dipendeva. Il libretto era una specie di "primo catechismo" cristiano, e dava suggerimenti pratici per la preparazione dei catecumeni al battesimo (nel primo secolo cristiano i battesimi erano quasi tutti di persone adulte). Da esso possiamo trarre un’immagine molto viva dello spirito e dell’organizzazione della comunità cristiana primitiva.

 

PRECETTI E PREGHIERE IN SEMPLICITÀ

Anzitutto appare evidente che le prime generazioni erano ancora molto attaccate alle radici giudaiche, da cui provenivano lo stesso Gesù, Maria e gli apostoli. La catechesi veniva fatta leggendo brani dal Deuteronomio, solo leggermente modificati per adeguarli al Vangelo: era ancora la catechesi di Mosè, elaborata durante il cammino nel deserto, che iniziava con l’avvertimento: "Ascolta, Israele!". Al nuovo membro del popolo di Dio viene presentata la necessità di compiere una scelta fondamentale per la propria vita. Il testo inizia così: "Vi sono due vie: una della vita e una della morte, ma grande è la differenza tra queste due vie. Ora, la via della vita è questa: anzitutto, amerai il Signore che ti ha creato; in secondo luogo, amerai il tuo prossimo come te stesso; tutto quello che non vorresti venisse fatto a te, anche tu non farlo agli altri". La descrizione della via della morte viene fatto facendo l’elenco dei peccati: "La via della morte invece è questa. Prima di tutto essa è malvagia e piena di maledizione; omicidi, adulteri, concupiscenze, fornicazioni, furti, idolatrie, magie, incantesimi, rapine, false testimonianze, ipocrisie, doppiezza di cuore, frode, superbia, malizia, arroganza, avarizia, turpiloquio, gelosia, insolenza, fasto, ostentazione, imprudenza". Chi è disponibile a cambiare la propria vita può quindi ricevere il Battesimo, passando attraverso un periodo di purificazione (il catecumenato) che si concentrava soprattutto nei giorni della Quaresima, e richiedeva due esercizi spirituali fondamentali: il digiuno (due volte alla settimana, il mercoledì e il venerdì) e la preghiera (un Padre Nostro da dire tre volte al giorno). Non c’erano ancora lunghe liturgie, ma semplici assemblee per la "frazione del pane", in cui si pronunciavano le parole delle benedizioni tradizionali ebraiche, ma con riferimento a Cristo: "Quanto all’eucarestia, rendete grazie così. Anzitutto per il calice: Ti rendiamo grazie, Padre Nostro, per la santa vite di Davide tuo servo, che a noi rivelasti per mezzo di Gesù tuo servo. Gloria a te nei secoli! E poi per il pane spezzato: Ti rendiamo grazie, o Padre nostro, per la vita e la conoscenza, che a noi rivelasti per mezzo di Gesù tuo servo. Gloria a te nei secoli! Come questo pane spezzato era prima sparso qua e là su per i colli e, raccolto, divenne uno, così anche la tua Chiesa sia radunata dai confini della terra nel tuo regno. A te la gloria e la potenza nei secoli!".

 

LA VITA DELLA COMUNITÀ

Nella Didachè non c’è ancora nessuna indicazione che ci permetta di affermare l’esistenza di un vero e proprio episcopato. Tutto ruotava intorno all’Eucarestia, che veniva celebrata dai membri più autorevoli della comunità: i "vescovi" erano, secondo il significato del termine, dei "sorveglianti", che dovevano evitare che si compissero degli abusi e venivano scelti dalla comunità stessa: "Eleggetevi dunque vescovi e diaconi degni del Signore, uomini mansueti, non bramosi di denaro, veritieri e provati; giacché anch’essi esercitano presso di voi il ministero dei profeti e dei dottori. Perciò non disprezzateli, poiché insieme ai profeti e ai dottori sono le persone più ragguardevoli tra di voi". I Vescovi e i Sacerdoti eletti ricevevano poi il sacramento dell’Ordine con l’imposizione delle mani da parte dei Vescovi già costituiti nella successione apostolica. I "profeti" erano evidentemente coloro che mostravano di avere doni particolari dal Signore, i carismi e la Didachè raccomanda di accoglierli e addirittura mantenerli con la "decima" dei propri guadagni, per lasciarli liberi di predicare e guidare l’assemblea. Forse non sempre la comunità era disposta ad accogliere questi carismatici senza discussioni; infatti il testo raccomanda anche di "non sottoporre a prova o ad esame un profeta che parla per ispirazione divina; poiché tutti i peccati saranno rimessi, ma questo peccato non sarà rimesso".

Un momento fondamentale della vita della comunità era la carità verso i poveri e i viandanti, non però verso i lazzaroni: "Se il nuovo venuto è solo di passaggio, soccorretelo quanto potete; ma non resterà tra voi che due o tre giorni, se sarà necessario; se vuole stabilirsi tra voi, ed esercita un’arte, lavori e si guadagni da vivere, ma se non ha un mestiere, provvedete secondo la vostra prudenza, affinché un cristiano non viva ozioso in mezzo a voi. Se non vorrà far così, è uno sfruttatore di Cristo: guardatevi da persone simili".

 

L’ATTESA DI CRISTO

Sopra ogni altra cosa, comunque, i primi cristiani mettevano la fiduciosa convinzione che Cristo sarebbe tornato presto, e avrebbe risolto ogni enigma e ogni contraddizione della storia. Non era una ingenua previsione cronologica, ma un atteggiamento che non dovrebbe mai mancare nei cristiani: la sensazione di essere di passaggio, che ciò che conta è sempre davanti a noi e ci attende. La felicità è nella piena comunione con Cristo, e nella nostra vita possiamo gustarne solo un piccolo assaggio. È dunque necessario che i cristiani si riuniscano spesso, e siano molto uniti nel cercare il bene delle proprie anime. Insieme diventa più semplice riconoscere i segni che preannunciano la parusia, la seconda venuta di Cristo, ed evitare gli inganni dei falsi profeti e dei corruttori. Per questo la Didachè si conclude con la preghiera dell’Avvento: Maran Atha, Vieni, Signore!

Don Stefano Caprio

Da Per maggiori informazioni cliccare sul logo n.17 - gennaio 2004 (per maggiori informazioni cliccare sul logo).
Pubblicato da "Profezie per il Terzo Millennio" su autorizzazione del direttore di redazione di "Fede e Cultura", don Guglielmo Fichera.

 

 

Dal nostro sito consulta anche: La Didachè

 

 

Profezie per il Terzo Millennio - Giugno 2005


 

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