S. TOMMASO MORO E I NUOVI LAPSI

Editoriale di Don Guglielmo Fichera su "Fede e Cultura"

 

 

SAN TOMMASO MORO: PATRONO DEGLI UOMINI POLITICI

Durante il Giubileo 2000, Giovanni Paolo 11 ha proclamato S. Tommaso Moro, Patrono degli uomini politici. Tommaso More (1477-1535) fu cancelliere alla corte del Re e scrisse opere sul modo di ben governare e per difendere la religione. Il suo Re, Enrico VIII era stato proclamato "difensore della fede" perché, Contro le affermazioni errate di Lutero, aveva scritto un libro in difesa dei sacramenti cattolici. Aveva anche ricevuto dal Papa la "rosa d’oro". Ma s’incapricciò di Anna Bolena, e, per sposarla, voleva divorziare dalla moglie Caterina D’Aragona, pretendendo addirittura che il Papa firmasse e autorizzasse quel divorzio. Il Papa, ovviamente, gli rifiutò quell’iniqua richiesta, ed Enrico VIII, fece una scissione dalla Chiesa Cattolica, creando la Chiesa anglicana, il cui capo è il Re e non il Papa, ed i cui Vescovi siedono in Parlamento. Il re fece votare al Parlamento l’Atto di Supremazia (1534) col quale imponeva a tutti i sudditi che prestassero giuramento, negando contemporaneamente "fede, fedeltà ed obbedienza a qualsiasi autorità, principe o potentato" straniero. Fu Sancito falsamente il suo divorzio dalla prima moglie e la legittimità del suo matrimonio con Anna Bolena. La maggior parte fece giuramento. Tommaso Moro rendendosi Conto che si trattava di uno Scisma dalla Chiesa di Roma, fu l’unico laico in tutta l’Inghilterra a rifiutare il giuramento. Del clero solo il Vescovo Giovanni Fisher (1469-1535), e alcuni monaci certosini, seguirono la sua strada.

 

PRIMA LA LEGGE DI DIO

Tommaso Moro era un leale servitore del re, ma prima che al re egli doveva lealmente obbedire al Papa. Niente valse a farlo recedere. Solo quando la sua colpevolezza fu pronunciata [e per avere elementi su cui fondarla, fu necessario (come per Gesù!) ricorrere alla falsa testimonianza di un funzionario del Re], More interruppe la lettura della sentenza per dichiarare alto e forte l’illegittimità dell’Atto di Supremazia, che invadeva un campo spirituale appartenente soltanto "alla Chiesa Cattolica, l’universale Chiesa di Cristo". Per il cattolico c’è il dovere-diritto di obbedire prima alla legge di Dio, una legge più alta e più vincolante delle leggi stesse dello Stato, e di opporsi a leggi ingiuste e inique dello Stato, testimoniando Gesù anche davanti ai "tribunali degli uomini".

Non è così anche per un ginecologo o un genetista, un farmacista o un avvocato matrimonialista? Tommaso Moro fu ucciso per essersi rifiutato di sottostare ad una legge sul divorzio, iniqua e ingiusta.

 

PENSIERO DEBOLE E INFERMO

L’atmosfera di pensiero "debole" (ma meglio sarebbe dire "infermo") e relativista ha creato UN SENSO DISTORTO DELLA LAICITÀ secondo il quale la religione deve essere solo un problema di coscienza singola, non deve mettere la "testa fuori", nel sociale, deve rimanere solo un fatto "privatistico", mutilata dell’impegno nel sociale. Parlare di Dio e della sua legge, significherebbe infrangere le regole del bon-ton e del rispetto umano e peccare contro il laicismo. Si tratta di un’evidente schizofrenia contro cui mette in guardia Gesù stesso: "Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio; chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli"(Mt 1-0,32-33).

 

DISTINTI, MA NON DIVORZIATI

La fede ha una dimensione personale e una dimensione pubblica e sociale: le due dimensioni non possono essere né fratturate né divise, senza impoverire o liquidare la fede stessa e senza arrecare un danno enorme a tutti. Stato e Chiesa devono essere distinti, ma non divorziati!

Il cattolico autentico annuncia Cristo, sempre: quando evangelizza e fa catechesi, quando va a scuola, quando lavora, quando frequenta i luoghi pubblici, quando va all’Università, quando fa la spesa al mercato, se va al Parlamento, ecc.

Alcuni cattolici si limitano solo alla preghiera, alla Messa, ma non hanno nessun impegno nel sociale. Altri si danno completamente alla politica, ma non sono praticanti: trascurano la vita interiore, non si preoccupano di pregare, di avere una vita sacramentale, ecc.

Nè l’uno, né l’altro sono l’icona del vero cattolico: questi è un credente con un impegno a 360 gradi. La fede cattolica è una fede unitaria, che va vissuta nella sua pienezza e completezza. Dimensione verticale ed orizzontale; dimensione personale e sociale; dimensione sacramentale e dimensione missionaria, vanno sempre insieme. Madre Teresa di Calcutta una sola volta ha lasciato i suoi malati, la sua grande attività a favore dei bisognosi, ed è venuta persino in Italia, per parlare contro la legge dell’aborto. A Napoli, al Cinema Augusteo, gridò contro questa legge iniqua che non doveva essere votata. Purtroppo tanti cattolici mediocri e compromessi con le ideologie di moda, ma anche tanti politicanti mediocri, non hanno ascoltato la voce della Chiesa e dei santi, si sono lasciati ipnotizzare da squallidi saltimbanchi e hanno firmato affinché un abominevole delitto diventasse un diritto.

 

ABORTO E LEGGE SULL’ABORTO

Il Concilio Vaticano II: "L’aborto come l’infanticidio sono abominevoli delitti" (Gaudium et Spes, n. 51). C. E. I.: "L’iniqua legge dell’aborto". Giovanni Paolo II, sempre ha condannato sia l’aborto [Atto intrinsecamente cattivo (cfr. Veritatis splendor, n. 80)] sia l’iniqua legge dell’aborto. Nell’Evangelium vitae, n. 73, Egli afferma: "L’Aborto e l’eutanasia sono dunque crimini che nessuna legge umana può pretendere di legittimare. Leggi di questo tipo non solo non creano nessun obbligo per la coscienza, ma sollevano piuttosto un grave e preciso obbligo di opporsi ad esse mediante obiezione di coscienza. Nel caso quindi di una legge intrinsecamente ingiusta, come quella che ammette l’aborto o l’eutanasia, non è mai lecito conformarsi ad essa, "né partecipare ad una campagna di opinione in favore di una legge siffatta, né dare ad essa il suffragio del proprio voto", invitando, con mezzi leciti e democratici, ad agire in modo coerente con queste convinzioni profonde". "Leggi come queste /.../ sono del tutto prive di autentica validità giuridica" (Evangelium vitae, n. 72) (cfr. n. 71). "Niente e nessuno può giustificare mai la soppressione deliberata di un essere umano innocente" (n. 58) "Chi procura l’aborto incorre nella scomunica automatica. /.../ L’aborto diretto /.../ è sempre un disordine morale grave /.../ Nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla legge di Dio" (Evangelium vitae, n. 62). Il re del Belgio Baldovino, quando il suo Parlamento votò la legge dell’aborto, pur di non firmarla, si dimise: pronto anche a lasciare il trono, pur di non macchiarsi di quell’infamia. Dov’erano e dove sono gli uomini politici che si dicono d’ispirazione cristiana e che sono così coerenti e testimoni? Noi invitiamo a non votare più coloro che non hanno queste posizioni cristalline e addirittura affermano che esse sono errate. Non votiamo più per coloro che affermano che essere coerenti con la propria fede, è "un atto di appiattimento supino alla voce del Magistero della Chiesa". Noi vogliamo cristiani coerenti e praticanti, rispettosi delle regole democratiche, certo, ma che non cedano vilmente sui contenuti e sui valori di fondo.

 

CESARE NON RISPETTA DIO

Oggi ci sono nuovi "Atti di Supremazia", esercitati dai nuovi Enrico VIII. L’Atto di supremazia di uno statalismo asfissiante, invadente ed offensivo. L’Atto di Supremazia di leggi che mirano a far diventare i cristiani dei nuovi lapsi. Dio rispetta Cesare, ma "Cesare" non rispetta Dio!!! Oggi è "Cesare", cioè il potere politico, che non rispetta e cerca di calpestare la legge di Dio.

 

COSA ABBIAMO FATTO?

Quante volte abbiamo fatto come Don Abbondio, non abbiamo saputo metterci contro i Don i Rodrigo di turno, non abbiamo preso posizione, siamo rimasti in silenzio mentre intorno a noi veniva offesa la fede e la cultura che scaturisce dalla fede? Cosa abbiamo fatto contro il dilagare della pornografia, della pedofilia, dell’aborto, dei divorzi, del "sesso selvaggio", delle droghe, delle ideologie politiche fallimentari e violente, dell’uso mistificatorio dei mass-media? Cosa abbiamo fatto di fronte alle campagne unilaterali di cinema, televisione, giornali, rivisti, libri, ecc.? Cosa abbiamo fatto contro il diffondersi delle depravazioni, della violenza, della corruzione a tutti i livelli, contro la mentalità dell’infedeltà, dell’adulterio, della distruzione della famiglia, sempre meno tutelata e disgregata? Cosa abbiamo fatto contro la politicizzazione di scuola, Università, magistratura, psichiatria, ecc.? Cosa abbiamo fatto mentre una falsa cultura manipolava i rapporti genitori-figli, marito-moglie, i rapporti tra Chiesa e mondo e persino i rapporti intra-ecclesiali tra preti e laici, tra istituzione e carisma, tra Tradizione e Bibbia, tra testimonianza e dialogo, tra profezia ed ecumenismo, tra autorità e servizio? Cosa abbiamo fatto mentre la cultura della morte manipolava i concetti di libertà, di verità, di autorità, di spontaneità, di disciplina, di obbedienza, di esperienza, di tradizione, di educazione, il rapporto diritti-doveri, il rapporto tra Stato e società, il rapporto tra uguaglianza e differenze, tra unità e diversità, ecc.?

Dinanzi ai nuovi sinedri, ai nuovi Pilato, ai nuovi Enrico VIII, dobbiamo chiedere la grazia di rispondere sempre: "Noi siamo stati mandasti a testimoniare la verità". "Non temete gli uomini, ma temete Dio!!!" (Mt 10,26-28). La testimonianza coraggiosa diventa doverosa, per ogni cristiano, mentre il sottrarsi, significa rinnegare la fede.

Addirittura lo squallore culturale, riversato a piene mani, in questi anni dal quotidiano "La Repubblica", è arrivato a pubblicare un articolo dal titolo "Adulterio, salvezza del mondo" (3/9/2002 p. 1 e pp. 36-37). Un articolo squallido non solo nel titolo ma, ancora di più, nei contenuti.

 

POLITICI SECOLARIZZATI

E’ veramente sconcertante e ridicola, allora, la posizione di quel politico che - pur dichiarandosi di ispirazione cristiana - si preoccupa che non ci sia "un appiattimento supino alle voci della gerarchia ecclesiastica" (mentre poi la stessa persona vive un appiattimento supino alle posizioni del suo schieramento politico!!). Pur dichiarando di non condividere la legge 194, si inchina al "diktat" della sua fazione politica e non si impegna ad abrogarla, ma solo a migliorarla o a farla semplicemente applicare veramente, così - dice - si salvano delle vite!! Se crede che sono in gioco delle vite, non dovrebbe avere esitazioni!

Ancora più subdola la posizione di quell’altro "politico" che afferma: "Sì alla Dottrina Sociale della Chiesa, ma come la vedo io, come la vede il mio partito". Avete capito? Questo uomo (e quel partito) si è creato l’halibi per decidere come vuole, per poter fare il "taglio" e "cucito" alla Dottrina sociale della Chiesa, come pare a loro!!

 

I TRADIMENTI DI QUESTI ANNI

I cedimenti di questi anni, sono frutto d’infedeltà e di tradimenti nei riguardi della Parola di Dio! La testimonianza luminosa di Tommaso Moro, per rovescio, deve farci riflettere sulle tante, troppe infedeltà. All’inizio della Chiesa, sotto l’imperatore Decio (349-350 d.C.) si verificò la più tremenda persecuzione anticristiana. Molti cristiani, divennero "lapsi" (come li chiamò Cipriano), cioè furono cristiani che perseguitati, rinnegarono la loro appartenenza a Cristo. Alcuni furono "traditores" cioè consegnarono i libri sacri ai pagani; altri furono "thurificati" cioè diedero incenso agli idoli pagani; altri divennero "libellatici" cioè pagavano per avere un certificato che diceva che avevano obbedito all’imperatore; e altri infine furono "acta facientes", cioè

firmavano di aver fatto quanto loro richiesto (incenso agli idoli) mentre invece non compivano l’atto materiale.

 

LAPSI DI IERI E LAPSI DI OGGI

I Vescovi italiani nel documento "Chiesa e lavoratori nel cambiamento" (l987), al n. 29, hanno con franchezza affermato: "Il cambiamento sociale in atto può essere, per la comunità cristiana, occasione di diserzione o di profezia. Può diventare 1) tempo dei lapsi, tempo di appiattimento oppure 2) tempo di testimonianze mature e forti. In altre parole o si cede alla tentazione dell’estraneazione oppure ci si impegna a ripensare l’azione pastorale a partire dal cambiamento in atto".

Quanti "Tommaso Moro" ci sono oggi? Quanti veri profeti? Quanti lapsi? Quanti hanno dato incenso, in vario modo, agli idoli di moda e hanno tradito la fede? Dire lapsi significa dire periodo delle persecuzioni, delle catacombe. A causa del nuovo paganesimo, noi viviamo nelle nuove catacombe create dalla cultura della morte. I primi cristiani sono usciti dalle catacombe grazie al fiume di luce e di forza che lo Spirito Santo ha fatto scorrere nelle loro vene. Non esiste un’altra ricetta per uscire, non ci sono scorciatoie, non valgono furbizie e tatticismi. Usciremo e "alzeremo" il capo solo se viviamo, prima in noi il "primato della grazia", il "duc in altum" indicato dal Papa, anche nel sociale e nell’impegno politico. Anche per l’impegno nel sociale e nella politica, il segreto, per noi, cristiani si chiama, oggi, come ieri, e come domani... "santità" (cfr. J. Maritain, Umanesimo integrale, Borla, 1980, pp. 158-160).

 

Don Guglielmo Fichera

 

 

 

Da Per maggiori informazioni cliccare sul logo n.6 - ottobre 2002 (per maggiori informazioni cliccare sul logo).
Pubblicato da "Profezie per il Terzo Millennio" su autorizzazione del
direttore di redazione di "Fede e Cultura", don Guglielmo Fichera.

 


 

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