Scoperta dei ricercatori americani:
la malattia nascosta in altre specie

Il pericolo 'Mucca pazza'
anche in altri animali

di CLAUDIA DI GIORGIO

Il rischio "mucca pazza" si colora di una nuova, inquietante possibilità. Secondo quanto annunciato oggi nella rivista Nature, i prioni, le proteine mutanti ritenute responsabili della Bse, l'encefalopatia bovina spongiforme, sono capaci di rimanere "in letargo" anche per anni in animali resistenti alla malattia. Ma poi, se inoculate in una specie soggetta al morbo, si risvegliano e contagiano l'organismo, a dispetto del lungo periodo di latenza.

La conseguenza di questa scoperta, effettuata da un gruppo di ricercatori americani del Niaid, l'istituto statunitense per le malattie infettive, è che il rischio di trasmissione all'uomo non si limita ai bovini, ma potrebbe venire anche da altre specie animali, alimentate con farine derivate da carcasse. Bruce Chesebro, coordinatore dello studio, ha dichiarato di non sapere come facciano gli agenti infettivi a rimanere dormienti così a lungo. D'altronde, i prioni rappresentano una vera e propria sfida alla biologia e questa potrebbe non essere l'ultima sorpresa che riservano alla scienza. A tutt'oggi, non esiste un test in grado di identificarne la malattia in animali che non ne abbiano ancora sviluppato i sintomi e poiché le modalità di contagio dalle bestie all'uomo non sono ancora scientificamente chiare non si sa davvero fino a che punto le attuali proibizioni sulla vendita e l'esportazione della carne riescano a tutelare la salute del pubblico. In Europa, fino ad oggi sono 24 le persone morte a causa della variante giovanile del morbo di Creutzfeldt-Jackob, l'encefalite umana spongiforme che ha lo stesso agente infettivo della BSE. L'annuncio dei ricercatori americani suggerisce dunque di vietare l'uso di farine animali in tutti i tipi di allevamento, e non solo, come adesso, di pecore e bovini.

(La Repubblica. 23 aprile 1998)