CENNI STORICO-BIOGRAFICI

Varie informazioni sulle apparizioni mariane e sulla vita di santi, mistici e veggenti

 

San Beda "il Venerabile"
San Benedetto
San Cataldo
San Cesario
San Giovanni Crisostomo
San Malachia
San Pio X
San Tommaso d'Aquino
San Vincenzo Ferrer
San Zenobio

Sant'Amadio degli Amidei
Sant'Ambrogio
Sant'Angelo Carmelitano
Santa Brigida di Svezia
Santa Caterina da Siena
Santa Faustina Kowalska - Polonia
Santa Ildegarda di Bingen
Santa Matilde di Hackeborn

 

 

 

San Beda "il Venerabile"

San Beda

Beda nacque a Monkton (Gran Bretagna) nel 672/673. Di lui si sa molto poco.

Monaco benedettino in Northumbria, fu il massimo esponente della cultura latina in Inghilterra. Tutta la sua vita si concentrò sullo studio e sull’insegnamento. Fu detto “il Venerabile”.

Della sua vasta produzione letteraria restano opere esegetiche, ascetiche, scientifiche e storiche. Fu autore di “Historia ecclesiastica gentis Anglorum” (da Cesare al 731), primo esempio di storia nazionale anglosassone. Con il “Liber de loquela per gestum digitorum” fece testo durante il medioevo per l'insegnamento dell'aritmetica tramite il calcolo digitale. Introdusse in occidente il computo degli anni dalla nascita di Gesù Cristo. Fu autore di trattati di retorica (“De metrica arte”, “De schematibus et tropis”), di esegesi, inni, omelie e vite di santi.

Morì a Jarrow il 25 maggio 735.

È stato canonizzato (festa: 25 maggio) e nel 1899 è stato proclamato dottore della Chiesa da papa Leone XIII.

 

 

San Benedetto

San Benedetto

San Benedetto nacque a Norcia (Perugia) nel 480 circa.

Di famiglia nobile, si trasferì attorno al 497 a Roma per gli studi, che però non riuscirà mai a completare. Lo attraeva la vita monastica, ma i suoi progetti iniziali fallirono. In seguito si ritirò in eremitaggio a Subiaco e poi a Montecassino dove fondò il celebre monastero. E' considerato il patriarca del monachesimo occidentale. Il suo monachesimo è innovativo perché non fugge il mondo, serve Dio e il mondo nella preghiera e nel lavoro.

Nel 540 circa scrisse per i monaci la "Regola" che integrava la tradizione ascetica con la realtà occidentale, riducendo gli eccessi penitenziali e soprattutto equilibrando la liturgia e la lettura delle scritture con il lavoro manuale (ora et labora).

Il suo ordinamento interno è fondato essenzialmente su tre punti: la stabilità, per cui nei suoi monasteri si entra per restarci; il rispetto dell'orario (preghiera, lavoro, riposo), col quale Benedetto rivaluta il tempo come un bene da non sperperare mai; lo spirito di fraternità, incoraggia e rasserena l'ubbidienza (Benedetto, con la sua profonda conoscenza dell'uomo, insegna a esercitare l'autorità dell'abate "con voce grande e dolce").

Due secoli dopo la sua morte, saranno più di mille i monasteri guidati dalla sua Regola.

Nel solco di San Benedetto sorsero in tutta Europa centri di preghiera, di cultura, di promozione umana, di ospitalità per i poveri e i pellegrini.

San Gregorio nel suo libro "Dialoghi" descrive numerosi eventi miracolosi attribuiti a San Benedetto. L'opera di Gregorio rappresenta Benedetto sia come uomo santo che come potente autore di miracoli e taumaturgo. Secondo quanto affermano sia San Gregorio che San Bonaventura, San Benedetto avrebbe avuto anche una meravigliosa visione nella quale vide Dio.

Morì il 21 marzo 543/560 a Montecassino (Frosinone).

Papa Paolo VI lo proclamò patrono d'Europa il 24 ottobre 1964.

Consulta anche: Un quadro generale degli eventi degli Ultimi Tempi secondo la Tradizione

 

 

San Cataldo

San Cataldo nacque a Munster in Irlanda nel VII secolo. Fu studente nella scuola monastica di Lismore, a Waterford, della quale divenne abate dopo la morte del suo fondatore, San Cartagine. Fu vescovo di Rachau.

Durante il ritorno da un viaggio in Terra Santa la sua nave fece naufragio a Taranto. Qui dopo qualche tempo venne acclamato vescovo dal popolo.
Le sue origini irlandesi vennero scoperte solo due o tre secoli dopo la sua morte, quando le sue reliquie vennero ritrovate nel corso dei lavori di ricostruzione della cattedrale di Taranto, distrutta ad opera dei saraceni nel 927.

La venerazione a San Cataldo ebbe ampia diffusione, specialmente nell'Italia del Sud, dopo che ben quattro guarigioni miracolose si verificarono in concomitanza con la traslazione delle sue reliquie nella nuova cattedrale, avvenuta il 10 maggio 1017.

San Cataldo è venerato, oltre che in Irlanda, sua patria, nell'Italia Meridionale e insulare. La sua festa ricorre il 10 maggio.

Le profezie di San Cataldo di Taranto

 

 

San Cesario

San Cesario nacque nel 470/71 a Chalon sur Saone da una famiglia gallo-romana.

Fu un grande vescovo, predicatore, teologo e amministratore. Nel 488 venne aggregato al clero della sua città e nel 496 fu inviato dal suo abate ad Arles.

Nel 499 il vescovo Eonio, di cui si era guadagnato l'amicizia e la stima, lo ordinò prete e gli affidò la direzione di un monastero. Quando Eonio morì Cesario fu chiamato, suo malgrado, a succedergli, fra il 502 e il 503. Il suo prestigio e il suo zelo fecero di lui il più grande vescovo della Gallia del suo tempo.

Il suo zelo pastorale si manifestò soprattutto nella carità (riscatto dei prigionieri, assistenza agli indigenti e ai profughi, rimpatrio dei deportati, costruzione di ospedali, ecc.) e nella predicazione della parola di Dio. Visite pastorali, lotta contro il paganesimo, costruzione di chiese, formazione intellettuale e spirituale del clero completano il quadro della sua attività pastorale.

L'opera scritta di Cesario comprende oltre duecento sermoni in latino. Si conoscono inoltre molte lettere, di cui una a Papa Simmaco, e un testamento; due regole monastiche, l'una per i monaci, l'altra, più celebre, per le monache; due admonitiones, l'una al clero, l'altra ai vescovi della sua giurisdizione; una "Expositio in Apocalypsim" e vari trattati.

Morì ad Arles il 27 agosto 542/543. Fu sepolto nella basilica S. Maria, da lui costruita. Essendo stata la sua tomba distrutta dai saraceni, gliene fu costruita un'altra verso l'882, di cui una parte è tuttora visibile nel museo di Arles. Le sue reliquie sono state disperse durante la Rivoluzione francese.

Le profezie di San Cesario di Arles

 

 

San Giovanni Crisostomo

Giovanni Crisostomo nacque ad Antiochia nel 344 circa. E' santo (festa: 13 settembre) e padre della chiesa greca.

Dopo aver vissuto qualche tempo in eremitaggio, divenne vescovo di Costantinopoli (397), ma per il suo carattere austero e intransigente si inimicò presto l'imperatrice Eudossia che lo fece deporre (403) ed esiliare. Rigidissimo moralista, dotato di straordinaria eloquenza (donde il soprannome Crisostomo, in greco "bocca d'oro") fu un instancabile predicatore. Commentò passi biblici, prediligendo, secondo i criteri della scuola di Antiochia, l'interpretazione storico-letterale a quella allegorica; scrisse omelie, trattati su questioni morali e dottrinali e 238 lettere.

Morì a Comana il 14 settembre del 407.

Consulta anche: Un quadro generale degli eventi degli Ultimi Tempi secondo la Tradizione

 

 

San Malachia

Malachìa O'Morgair nacque ad Armagh, in Irlanda, nel 1094 da nobili e pii genitori che lo educarono alla religione cristiana e l’avviarono fin dalla fanciullezza per le vie del sapere, sotto la guida di dotti maestri. Venne battezzato col nome di Maelmhaedhoc (poi latinizzato in Malachia). Ancora giovanissimo scelse una vita da eremita, sotto la direzione di Imaro (Imar O'Hagan), uomo insigne nella santità e nella penitenza.

L’arcivescovo di Armagh, Ceolloch, giudicandolo degno di ricevere i Sacri Ordini, lo ordinò sacerdote all’età di 25 anni, anche se l’età canonica a quel tempo era di 30 anni. Nel 1124 divenne vescovo di Connor e quindi arcivescovo di Armagh (1132). Introdusse nella Chiesa irlandese il rito romano e appoggiò la riforma cistercense. In un viaggio che fece a Roma, ricevette la potestà di Legato Apostolico d’Irlanda.

Sono attribuite al santo numerose guarigioni, fenomeni di levitazione e il dono della profezia.

Nel 1148, mentre era in viaggio per Roma, Malachia si ammalò gravemente e morì a Clairvaux il 2 novembre di quello stesso anno. S. Bernardo ne fece l’elogio funebre e ne scrisse la vita. È stato canonizzato nel 1190 da Clemente III (festa: 3 novembre).

Le profezie attribuibili con certezza a San Malachia hanno per oggetto essenzialmente i destini dell’Irlanda e preannunciano oppressione e persecuzioni da parte dell’Inghilterra e calamità di ogni tipo.

Le celebri profezie sui Papi, ritrovate nel 1590, sono certamente quelle più note, ma secondo molti studiosi non sono attribuibili a Malachia ma piuttosto a un anonimo (alcuni ipotizzano perfino Nostradamus) che le avrebbe redatte non molto tempo prima del loro ritrovamento. Padre François Cucherat, che nel XIX secolo ebbe modo di studiare approfonditamente il caso (cfr. "La prophétie de la succession des Papes", M. F. Cucherat, cap. XV), sostiene invece che sarebbero state scritte durante un viaggio a Roma, nel quale Malachia ebbe una strana visione in cui vide la lista dei Pontefici che avrebbero governato la Chiesa fino alla fine dei tempi. Malachia, sempre secondo Cucherat, affidò poi il manoscritto a Innocenzo II e il documento rimase nascosto negli archivi vaticani fino alla sua scoperta avvenuta dopo 400 anni esatti dalla sua morte. Il documento venne pubblicato da Arnold de Wyon nel 1595 in un'opera intitolata "Lignum Vitae", da quel momento continue diatribe si sono susseguite fra gli esperti sulla sua reale autenticità.

Queste profezie sono costituite da 112 motti scritti in latino nei quali vengono profetizzati altrettanti pontefici, da Celestino II fino al Papa che governerà la Chiesa nel tempo in cui Dio "giudicherà il suo popolo".

È sorprendente l’esatta corrispondenza di molti di questi motti con alcuni aspetti della vita e della storia di vari pontefici vissuti dalla morte di Malachia fino a oggi.

Secondo gli studiosi di profezie, col motto "De Medietate Lunae" ("Della Metà della Luna") viene indicato Papa Giovanni Paolo I, il cui pontificato durò soltanto 33 giorni, cioè una lunazione, dal 26 agosto 1978 al 29 settembre 1978; morì alla metà del mese lunare (cfr. la pagina con i motti degli ultimi papi).

Sempre secondo questi interpreti, Giovanni Paolo II viene designato col motto "De Labore Solis" ("Del Lavoro del Sole" o anche "Della Fatica del Sole"). "Del Lavoro del Sole" potrebbe essere riferito alla consacrazione del suo pontificato alla Madonna, la quale nell’Apocalisse di Giovanni viene indicata come la "donna vestita di sole". "Della Fatica del Sole" potrebbe avere invece a che vedere con due eclissi di sole particolarmente significative per questo pontefice: la prima verificatasi il 18 maggio 1920 (giorno della sua nascita), l'altra il giorno dei suoi funerali (15 aprile 2005).

Il successore di "De Labore Solis" è indicato come "De Gloriae Olivae" ("Della Gloria dell’Ulivo") e corrisponderebbe all'attuale papa Benedetto XVI. Ammettendo che la profezia di Malachia sia vera, questo motto potrebbe spiegarsi col fatto che Papa Ratzinger potrebbe dimostrarsi un grande uomo di pace (l'ulivo è notoriamente il simbolo della pace per eccellenza). Lo stesso Benedetto XVI, il 27 aprile del 2005, motivò così la scelta di quel nome: «Desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell'armonia tra gli uomini e i popoli [...] Sarò un Papa al servizio della pace». Per altro San Benedetto da Norcia - di cui questo papa ha assunto il nome e al quale è particolarmente devoto - è noto per essere stato un grande "messaggero di pace" (così lo definì Paolo VI quando nel '64 lo proclamò Patrono d'Europa). Inoltre il motto dei Benedettini è proprio "PAX" (= "PACE").

Il papa seguente (quello che dovrebbe essere l'ultimo nella lista di pontefici) viene indicato come "Pietro il romano" (si farà chiamare Pietro II?). Ecco cosa dice la profezia di Malachia a proposito di questo pontefice: "Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro il romano che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dei sette colli sarà distrutta e il temibile Giudice giudicherà il suo popolo. Fine" ("In persecutione extrema sacrae romanae ecclesiae sedebit Petrus romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, ed Judex tremendus judicabit populum suum. Finis.").

Tuttavia, secondo alcuni studiosi, questo testo in realtà sarebbe composto di due parti separate che riguarderebbero due papi distinti. Infatti, nel testo originale del "Lignum Vitae", dopo "In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit", è presente un punto ed un ritorno accapo a cui segue "Petrus romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, ed Judex tremendus judicabit populum suum. Finis." (cfr. le due parti di testo da noi evidenziate con colori diversi). Per cui, fra "De Gloriae Olivae" e "Petrus romanus" dovrebbe esserci un altro papa non identificato e questi due papi finali sarebbero quindi rappresentati dai seguenti motti:

1) "Siederà [cioè regnerà; N.D.R.] durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa."
2) "Pietro il romano che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dei sette colli sarà distrutta e il temibile Giudice giudicherà il suo popolo. Fine."

 

 

San Pio X

San Pio X

Giuseppe Sarto nacque a Riese il 2 giugno 1835.

Fu consacrato sacerdote quando aveva 23 anni. Dal 1884 fu vescovo di Mantova e dal 1893 patriarca di Venezia.

Il 4 agosto 1903 salì alla cattedra di Pietro con il nome di Pio X, succedendo a Leone XIII. Il suo pontificato fu eccezionalmente fecondo per l'organizzazione interna della Chiesa.

Nel 1906 condannò la separazione tra Chiesa e stato attuata in Francia e nel 1907 condannò il modernismo con l'enciclica "Pascendi". Su posizioni intransigenti nella questione romana, mitigò comunque il "non expedit", permettendo ai cattolici italiani di partecipare alle elezioni politiche (1909, 1913). Promosse il rinnovamento liturgico, abbatté le secolari barriere che separavano la Curia romana dalla pratica pastorale; codificò il diritto canonico, favorì l'istruzione religiosa dei bambini col Catechismo e permettendo loro la comunione in giovanissima età.

Morì a Roma il 20 agosto 1914. Fu beatificato il 3 giugno 1951 e canonizzato il 29 maggio 1954 (festa: 21 agosto).

 

 

San Tommaso d’Aquino

San Tommaso
d'Aquino

Tommaso d'Aquino nacque attorno al 1221 nel Castello di Roccasecca. Discendente di una nobile famiglia, dal 1239 studiò all'università di Napoli. Nel 1244, contro la volontà del padre, il conte d'Aquino, entrò nell'ordine dei Predicatori di San Domenico. Completò la sua formazione a Colonia, dove restò fino al 1252, e poi a Parigi. Nella capitale francese da studente divenne docente di filosofia e teologia; iniziò a insegnare in qualità di baccelliere (1252-56) e infine come maestro reggente di teologia (1256-59).

Mite e silenzioso, contemplativo e devoto, Tommaso era soprattutto un intellettuale. Costantemente immerso negli studi, perdeva facilmente la nozione del tempo. L'opera sua più celebre è la "Summa Theologiae", dallo stile semplice e preciso, unito a una straordinaria capacità di sintesi.

Il pensiero di San Tommaso è stato per secoli la base degli studi filosofici e teologici dei seminaristi, ed ha conosciuto una singolare rifioritura proprio nei nostri tempi. E forse particolarmente attuali, più che le grandi Summae, sono proprio gli Opuscoli teologico-pastorali e gli Opuscoli spirituali, sempre ristampati. Il suo pensiero è stato assunto come dottrina ufficiale dell'ordine domenicano e, dopo l'enciclica di Leone XIII "Aeterni Patris" (1879) che lo definì "philosophia perennis", fu ripreso all'interno della neoscolastica.

Morì nel monastero cistercense di Fossanova il 7 marzo 1274. Fu canonizzato da Giovanni XXII nel 1323 (festa: 7 marzo) e dichiarato dottore angelico nel 1567.

Consulta anche: Un quadro generale degli eventi degli Ultimi Tempi secondo la Tradizione

 

 

San Vincenzo Ferrer

San Vicente Ferrer

Vicente Ferrer nacque a Valencia, in Spagna, nel 1350.

Iniziò i suoi studi classici all’età di 8 anni, e quelli di teologia a 14 anni. Qualche anno più tardi entrò nell’ordine domenicano e ricevette l’abito nel 1367.

Fu un dotto insegnante di teologia e filosofia a Lérida e a Valencia, autore di un trattato di vita spirituale molto apprezzato nel suo Ordine.

Fu sostenitore di Clemente VII, papa avignonese, contro Urbano VI. Nei primi anni dello scisma fu collaboratore del cardinale aragonese Pedro de Luna, che era il braccio destro del Papa di Avignone. Mentre le gerarchie si combattevano, lui si impegnava per mantenere l’unità tra i fedeli.

Fu un vigoroso predicatore in chiese e piazze di Spagna, Savoia, Bretagna, Piemonte. Vent’anni di predicazione, milioni di ascoltatori raggiunti dalla sua parola viva, che mescolava il sermone alla battuta, l’invettiva contro la rapacità laica ed ecclesiastica e l’aneddoto divertente, la descrizione di usanze singolari conosciute nel suo viaggiare. Fu predicatore in Francia contro catari e valdesi. Andò camminando e predicando così per una ventina d’anni.

Aveva fama di essere un grande guaritore e di operare straordinari miracoli. Guariva, ciechi, sordi, storpi, e liberava i posseduti dal demonio. Faceva resuscitare i morti. I suoi miracoli pubblici furono migliaia. Aveva il dono delle lingue, grazie al quale le sue predicazioni al di fuori della Spagna venivano comprese da tutti e in ogni minima sfumatura di significato, nonostante lui nei suoi discorsi si esprimesse sempre in Valenciano (un dialetto spagnolo). Questo dono è stato confermato durante il processo di canonizzazione da centinaia di testimoni. Fu anche un grande profeta.

Il messaggio centrale delle sue predicazioni fu la penitenza, il Giudizio Finale, l’eternità. Non mancavano nelle sue prediche i tremendi annunci di castighi, con momenti di fortissima tensione emotiva. Nei suoi discorsi ammoniva che se la gente non si fosse pentita presto sarebbe arrivata la fine del mondo, e si definiva "messaggero dell’Apocalisse, inviato nel mondo per predicare l’avvento dell’Ultimo Giorno". Per questo venne soprannominato "l’Angelo del Giudizio".

Le sue opere più importanti sono il "Tractatus de vita spirituali" e il "Tractatus de moderno schismate".

Morì a Vannes, in Bretagna, il 5 aprile 1419. Fu proclamato santo nel 1458 da papa Callisto III.

Le profezie di San Vincenzo Ferrer

 

 

San Zenobio

San Zenobio nacque a Firenze nel IV secolo. Ricevette dalla famiglia, che era pagana, una rigorosa istruzione. Ma deve la sua conversione e la formazione religiosa al vescovo Teodoro; più tardi Zenobio riuscì a convincere anche i genitori a convertirsi alla Fede cristiana. Fra il 366 e il 386 lavorò a Roma dove era stato chiamato da Papa Damaso, il quale lo incaricò di alcune importante missioni, alcune delle quali nella legazione di Costantinopoli. Alla morte di Papa Damaso tornò a nella sua città natale dove riprese il suo lavoro apostolico. Dopo la morte del vescovo di Firenze, Zenobio venne chiamato a succedergli.

Tutti i documenti dell'epoca che parlano di lui concordano sulla sua vita di santità e sui suoi numerosi doni mistici. Gli vengono attribuiti numerosi straordinari miracoli.

Non è certa la data della sua morte che dovrebbe essere avvenuta attorno 417.

Le sue reliquie sono conservate in S. Maria del Fiore.

 

 

Sant'Amadio degli Amidei

I fondatori dei Servi di Maria durante l'apparizione della Madonna

Bartolomeo degli Amidei nacque nel 1204. Faceva parte della famiglia Amidei, un'antica e influente famiglia di Firenze.

Bartolomeo si distinse per il suo ardente amore per Dio. Fu uno dei sette padri fondatori dell'ordine religioso dei Servi di Maria. Si chiamavano Bonfiglio Monaldi, Bonagiunta Manetti, Manetto dell'Antella, Amadio (al secolo Bartolomeo) degli Amidei, Uguccio degli Uguccioni, Sostegno dei Sostegni e Alessio dei Falconieri.

La storia narra che il 15 agosto 1233, sette nobili fiorentini, che celebravano devotamente la grande festa dell'Assunta, ebbero una visione della Santa Vergine, che li invitava a una vita più perfetta.

Dopo essersi convertiti, i sette nobili rinunciarono alle loro ricchezze, si coprirono con abiti poveri e si ritirarono, l'8 settembre 1233, in un'umile casa. Adottarono la regola di sant'Agostino. Vestendo l'abito religioso Bartolomeo degli Amidei prese quindi il nome di Amadio, a simboleggiare il suo amore per Dio.

Il loro progetto comune per la vita religiosa fu sancito da un miracolo. Quando stavano mendicando il pane di porta in porta, d'improvviso al vederli, un bimbo di appena cinque mesi, li acclamò col nome di Servi di Maria. Essi considerarono questo nome evidentemente voluto dal cielo.

Iniziarono così a percorrere le città e i borghi d'Italia, specialmente in Toscana, predicando ovunque il Cristo crocifisso, placando le discordie civili e riportando sul sentiero della virtù innumerevoli persone sviate.

Si stabilirono su una montagna vicina, il Monte Senario, per vivere una vita pia, basata su una grande povertà, un'austera mortificazione, sulla meditazione della Passione di Gesù Cristo e della dolorosa compassione della Santa Madre di Dio .

Gli vengono attribuite guarigioni miracolose, tra cui, tra le altre cose, la resurrezione di un bambino morto annegato dopo essere caduto in un pozzo.

Questo Istituto dei Servi di Maria fu approvato da Papa Innocenzo IV e si diffuse rapidamente in Italia, Francia, Germania e Polonia. I sette fondatori, dopo un laborioso apostolato, reso fecondo da numerosi miracoli, morirono uno dopo l'altro circondati dalla venerazione del popolo.

Amadio morì il 18 aprile 1266. Si racconta che al momento del trapasso, gli altri padri fondatori scorsero una fiamma nel cielo. Videro in essa una testimonianza del suo amore per Dio. Alcuni altri testimoniarono che sembrava che il Monte Senario fosse tutto in fiamme.

Tutti i padri fondatori furono canonizzati assieme da Papa Leone XIII il 15 gennaio 1888. Sant'Amadio viene festeggiato il 12 febbraio.

Le profezie di Sant'Amadio degli Amidei

 

 

Sant'Ambrogio

Ambrogio nacque a Treviri (333/4 o 339/40). È una padre della Chiesa. Fu avvocato e governatore dell'Emilia e della Liguria (370), con residenza a Milano. Venne acclamato, ancora catecumeno, vescovo di Milano e in pochi giorni ricevette, nel 374, il battesimo e la consacrazione episcopale.

È stato canonizzato (festa: 7 dicembre) e proclamato dottore della Chiesa; è patrono di Milano.

Fu una guida riconosciuta nella Chiesa occidentale, in cui trasfuse anche la ricchezza della tradizione orientale, estese il suo influsso in tutto il mondo latino. Esercitò una forte influenza sugli uomini che si succedettero alla guida dell'impero romano, contribuendo alla sua evoluzione politica, giuridica e amministrativa. Ordinò e innovò la liturgia della chiesa milanese (rito ambrosiano); regolamentò il canto antifonale e compose diversi inni entrati poi nella liturgia.

Scrisse trattati esegetici, nei quali impiegò il metodo allegorico della scuola di Alessandria. Diede impulso al monachesimo femminile. Battezzò S. Agostino (387).

Morì a Milano il 4 aprile 397.

 

 

Sant'Angelo Carmelitano

Sant'Angelo
Carmelitano

Angelo nacque a Gerusalemme nel 1185, da genitori ebrei (Iesse e Maria, secondo alcune fonti) convertiti al cristianesimo. Alla morte dei genitori lui e il fratello gemello Giovanni, entrarono a far parte dell’antica comunità religiosa dell'Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo, emettendo poi la professione religiosa.

A 25 anni fu ordinato sacerdote e nel 1218 gli venne affidata la missione di recarsi a Roma per chiedere al papa Onorio III l'approvazione della Regola del Carmelo. Dopo una breve permanenza a Roma, dove svolse attività di predicatore in San Giovanni in Laterano, Angelo fu inviato in Sicilia per predicare contro i catari la cui eresia andava diffondendosi nell’intera isola.

A Licata (Agrigento) s'imbatté in un signorotto locale di origine normanna, di nome Berengario, il quale viveva una relazione incestuosa con la sorella dalla quale aveva avuto tre figli. Angelo convinse la donna ad interrompere la tresca, ma Berengario infuriato lo assalì, mentre predicava nella chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, ferendolo mortalmente con cinque colpi di spada.

Il 5 maggio 1220 (secondo altre fonti nel 1225) Angelo morì, chiedendo che l'aggressore fosse perdonato.

Fu sepolto nella stessa chiesa del martirio e il suo sepolcro divenne subito meta di pellegrinaggi, il suo culto si diffuse rapidamente.

Le agiografie del santo raccontano che in vita abbia operato numerosi miracoli; possedeva carismi taumaturgici; aveva visioni del Signore.

L’Ordine Carmelitano lo venera come santo almeno dal 1456 e papa Pio II ne approvò il culto.

Le profezie di Sant'Angelo Carmelitano

 

 

Santa Brigida di Svezia

Santa Brigida, nata a Finstad in Svezia nel 1303 da una famiglia aristocratica e molto religiosa, madre di otto figli, fu impegnata nella vita familiare e fu oggetto di straordinarie visioni e rivelazioni. Gesù stesso le apparve in diverse occasioni e le consegnò dei messaggi che Brigida trascrisse fedelmente.

Si dedicò con il marito ad opere di carità, fondando un piccolo ospedale per servire i poveri.

Nel 1344, alla morte del suo sposo, Brigida iniziò una vita di ascesi dedicandosi completamente a Dio. Il Signore le affidò una nuova missione e la guidò passo passo con una serie di grazie mistiche straordinarie.

Lasciata la Svezia, nel 1349, si recò a Roma, sede del papato, dove poté ampliare ancora di più i suoi orizzonti spirituali e fondò l’ordine del SS. Salvatore (detto delle brigidine), la cui prima badessa fu la figlia, S. Caterina di Svezia.

Compì molti pellegrinaggi in Italia e in Europa, nei luoghi che costituivano le sorgenti del cristianesimo e non ultimo in Terra Santa. Grazie al suo senso profondo del mistero di Cristo e della Chiesa, S. Brigida si fece partecipe della costruzione della comunità ecclesiale in un momento critico della sua storia. Le sue esperienze di fede la resero un punto di riferimento per molte persone della Chiesa del suo tempo.

Ebbe contatti con principi e pontefici e non risparmiò ammonizioni severe sulla condotta morale del popolo cristiano e del clero.

Morì a Roma il 23 luglio 1373. Venne canonizzata il 7 ottobre 1391 (festa: 23 luglio).

Consulta anche: Le orazioni di Santa BrigidaLe profezie di Santa Brigida di Svezia; Le visioni di Natale di Santa Brigida di Svezia

 

 

Santa Caterina da Siena

Santa Caterina
da Siena

Caterina Benincasa nacque a Siena il 25 marzo 1347, da Jacopo Benincasa e Lapa Piagenti.

Ultima di 25 figli, non ebbe alcuna istruzione. Imparerà solo più tardi, faticosamente, a leggere e a scrivere.

Nel 1354 Caterina fece voto di verginità, non fece però la scelta di diventare suora. Sentiva che la sua missione era nel mondo e nel 1363 entrò nel terz'ordine domenicano. Si diede a una vita di rigorosa penitenza e si impegnò in un'intensa opera di apostolato, stringendo rapporti con numerosi ecclesiastici e politici, acquisendo in breve fama di santa.

Nel XIV secolo il Seggio papale era in esilio ad Avignone e la Chiesa attraversava uno dei periodi più oscuri della sua storia. Inviata ad Avignone per risolvere il conflitto scoppiato tra Firenze e papa Gregorio XI (1376), si batté soprattutto per porre fine alla cattività avignonese dei papi. Con un capolavoro di diplomazia politica riuscì a convincere Papa Gregorio XI a riportare il seggio papale a Roma (1377). Lottò in modo aspro e duro contro i cardinali francesi che tentavano ad ogni costo di tenere la corte papale in Francia.

Caterina interpretava la carità cristiana in modo pragmatico. Era solita frequentare giornalmente l'ospedale senese portando assistenza e conforto ai ricoverati. Lei vedeva in ogni malato un'anima da salvare e dedicava le sue cure ai corpi "per conquistare l'anima".

Nel 1378, scoppiato lo scisma d'occidente, si adoperò per la sua soluzione, svolgendo un'intensa opera a favore del papa Urbano VI. Durante la sua permanenza a Roma si ammalò e il 29 aprile 1380 morì, a soli 33 anni. Venne canonizzata nel 1461 da Papa Pio II. Nel 1939 Pio XII la proclamerà patrona d’Italia assieme a Francesco d’Assisi. E il 4 ottobre 1970 avrà da Paolo VI il titolo di dottore della Chiesa.

Caterina fu destinataria di straordinarie manifestazioni dell'amore di Dio: rivelazioni, estasi, visioni, stigmate, unione mistica. La sua vocazione mistica è testimoniata nelle 381 "Lettere" che dettò ai suoi discepoli, nel "Dialogo della divina provvidenza" o "Libro della divina dottrina" e nelle 22 "Orazioni".

 

 

Santa Faustina Kowalska – Polonia

Santa Faustina Kowalska

Elena Kowalska nasce il 25 agosto 1905 in Polonia, nel villaggio di Glogowicw, da Stanislao Kowalski e Marianna Babel. Era la terzogenita di dieci figli. Di famiglia povera e contadina, segnata dal duro lavoro della campagna, la piccola Elena è depositaria di una grande e precoce vocazione religiosa.

Gesù promise a Faustina: "L'Anima che venererà questa immagine non perirà. Le prometto, ancora sulla Terra, la vittoria sui nemici, ma specialmente in punto di morte. Io, il Signore, la proteggerò come Mia Gloria. I raggi del Mio Cuore significano Sangue ed Acqua, e riparano le Anime dall'ira del Padre Mio. Beato chi vive alla loro ombra, poiché non lo raggiungerà la mano della Giustizia Divina. Proteggerò, come una madre protegge il suo bambino, le anime che diffonderanno il culto alla Mia Misericordia, per tutta la loro vita; nell'ora della loro morte, non sarò per loro Giudice ma Salvatore."

L'immagine che Gesù chiese a Suor Faustina di far dipingere e venerare

Pur sentendo fin da giovanissima il forte desiderio di entrare in convento, le condizioni economiche familiari la costrinsero a lavorare duramente e le impedirono di realizzare il suo sogno. Elena chiese in più occasioni ai genitori il permesso di farsi suora, ma questi non accettarono il suo proposito, da una parte perché non avevano i mezzi economici per procurarle la dote ed il corredo, dall'altra perché erano molto legati alla figlia sul piano affettivo. Per procacciarsi i mezzi materiali per la dote andò a servizio presso varie famiglie, finché, seguendo la chiamata di Gesù, andò via di casa in cerca di un convento che la accettasse.

Dopo molte traversie venne accolta nel convento delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia. La Madre Superiora le concesse di andare a servizio per un anno fino a racimolare la somma necessaria per la dote. Iniziò il suo postulantato nel 1925 e il 26 aprile 1926 fu mandata a Cracovia per iniziare l'anno di noviziato. Qui fu associata al secondo coro delle "coadiutrici" che erano addette ai servizi nei campi, in cucina, in portineria.

Il 30 aprile 1928 vestì l'abito religioso ed emise la prima professione assumendo il nome di Maria Faustina.

Il 22 febbraio 1931 le apparve Gesù Misericordioso, ordinandole di far dipingere una sua immagine sul modello della visione per diffonderne la devozione. Inoltre la incaricò di tre cose: ricordare al mondo la conosciuta ma dimenticata verità dell’amore misericordioso di Dio, elaborare nuove forme di devozione alla Divina Misericordia e dare inizio ad un movimento di rinnovamento della vita dei cristiani secondo lo spirito di fede e misericordia.

Suor Faustina dal 1934, su ordine del suo direttore spirituale, iniziò ad annotare in un diario le rivelazioni, le esperienze mistiche e le preghiere che andava via via ricevendo da Gesù. Da questo diario, costituito da sei quadernetti, verrà poi tratto un libro di circa 600 pagine pubblicato in tutto il mondo col titolo di "Diario di Suor Faustina Kowalska".

La religiosa trascorse gli ultimi dieci anni della sua vita nella sofferenza, a causa della grave forma di tubercolosi dalla quale era affetta e per il dispiacere per le accuse di simulazione e di isterismo che le venivano mosse.

La malattia la stroncò all'età di trentatré anni. Morì in concetto di santità il 5 ottobre 1938, nel suo convento di Cracovia. Le sue spoglie mortali giacciono nella cappella del convento stesso.

Il 18 aprile 1993 Maria Faustina Kowalska viene beatificata da Papa Giovanni Paolo II. Lo stesso Giovanni Paolo II, il 30 aprile 2000, eleva la religiosa all'onore degli altari dichiarandola santa.

Consulta anche: Il Culto della Divina Misericordia; La Divina Misericordia e la Seconda Venuta; La visione dell'Inferno

 

Santa Ildegarda di Bingen

Ildegarda di BingenIldegarda di BingenIldegarda di Bingen (Hildegard von Bingen), (1098-1179): entrata in un monastero benedettino all'età di otto anni, ne divenne superiora nel 1136; nel 1150 fondò un monastero a Rupertsberg presso Bingen.

È ritenuta una fra le più importanti donne del Medio Evo in Germania ed è conosciuta oggi in tutto il mondo. Considerata la prima mistica tedesca, fu assai celebre per le sue visioni e le sue profezie. L’origine divina di ciò che ebbe modo di vedere e sentire nelle sue visioni e il senso della missione hanno caratterizzato il suo personaggio. Ildegarda volle scuotere la coscienza delle persone del suo tempo opponendosi alla malvagità. Nonostante ciò, non si fermò all’essenza spirituale. Il suo fine era l’interpretazione religiosa di tutto l’universo e della vita cristiana. Cielo e terra, fede e scienza naturale, l’esistenza umana in tutte le sue sfaccettature e potenzialità, tutto ciò che secondo lei rappresentava lo specchio dell’amore divino, un dono e una sfida al tempo stesso.

Le sue opere riguardano soprattutto le Scritture, la liturgia e la Regola di San Benedetto. In queste opere dà prova di essere non solo un’eccellente teologa ma anche poetessa e drammaturga di valore. Le opere più importanti da lei composte sono lo "Scivias", il "Ordo Virtutum", il "Liber Vitae Meritorum" e il "Liber Divinorum Operum".

Ildegarda ha dato espressione duratura alle sue idee profetiche nelle sue lettere, delle quali più di 300 sono arrivate fino ai nostri giorni. Esse sono una testimonianza di coraggiosa schiettezza, impegno personale verso i poveri e influenza politica di grande portata per ciò che concerne le questioni della Chiesa. Venne considerata una autorità riconosciuta del suo tempo, molti chiesero i suoi consigli anche se non sempre erano favorevoli e graditi.

Morì il 17 settembre 1179 nel suo monastero di Rupertsberg.

Il 10 maggio 2012, Papa Benedetto XVI ha iscritto ufficialmente nel "catalogo dei santi", estendendone il culto liturgico alla Chiesa universale, la figura di Ildegarda di Bingen. Infatti, pur essendo la religiosa benedettina già molto venerata come santa dalla Chiesa, i due processi di canonizzazione avviati sul suo conto non erano mai giunti a compimento.

Le profezie di Santa Ildegarda

 

 

Santa Matilde di Hackeborn

Santa Matilde di Hackeborn nasce nel 1240/41 ad Helfta, in Sassonia. Apparteneva ad una delle più nobili e potenti famiglie Turingie. Sua sorella era Santa Geltrude di Hackeborn, badessa del convento Cistercense a Hefta in Sassonia. Quando aveva solo sette anni e la madre la portava con sé in visita ai conventi, tra cui quello della sorella Geltrude, iniziò a desiderare ardentemente di farne parte.

Dieci anni più tardi dopo aver deciso di farsi suora seguì sua sorella che, diventata badessa, si era trasferita dal suo convento in una tenuta ad Hefta donatale dai fratelli Luigi e Alberto. Matilde si distinse subito per la sua umiltà, il fervore e per l'amabilità che fin dall'infanzia aveva contraddistinto il suo carattere. La sorella le affidò la direzione del coro. Tenne questo incarico per tutto il resto della sua vita e lo svolse con talento e con infaticabile zelo. Fu afflitta da continue e intense sofferenze ma anche dotata di grandi doni naturali e soprannaturali. Ricevette varie apparizioni di Gesù il quale le affidò delle rivelazioni. Molte persone bisognose di consolazione e di una guida chiedevano il suo aiuto. Dotti domenicani la consultavano per avere consiglio su questioni spirituali.

La sorella Geltrude all'insaputa di Matilde scrisse un libro dove descriveva le esperienze mistiche della sorella. Quando Matilde lo seppe ne rimase molto turbata, ma Gesù le apparve con in mano il libro delle Sue rivelazioni e le disse che non doveva preoccuparsi, che tutto ciò faceva parte della Sua Volontà. Disse anche che la diffusione di quelle rivelazioni avrebbe portato molti a crescere nel loro amore per Lui e che voleva che questo libro fosse intitolato: "Liber Specialis Gratiae" ("Il Libro delle Grazie Speciali") perché per molte persone sarebbe stato tale.

Morì nel monastero di Hefta nel 19 novembre 1298.

 

 

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