L'Apocalisse commentata da Don Dolindo Ruotolo

Filadelfia e Laodicea, prefigurazioni della Chiesa degli ultimi tempi

 

 

Vi proponiamo un brano tratto da "La Sacra Scrittura - L'Apocalisse" di Don Dolindo Ruotolo (pubblicato nel 1974 con Imprimatur di Mons. Vittorio. M. Costantini, Vescovo di Sessa Aurunca), dove l'autore fa delle considerazioni molto interessanti sulle possibili analogie fra le chiese di Filadelfia e Laodicea, di cui si parla nell'Apocalisse, e la Chiesa degli ultimi tempi, con particolare riferimento alla nostra epoca e alla futura "Era di Pace" quando - per usare le parole di Don Dolindo - Gesł compirą le grandi promesse del Suo Regno nel Suo trionfo e in quello della Chiesa.


[...] Io conosco le tue opere, dice Gesù al Vescovo di Filadelfia [Ap 3,8], e difatti le conosceva e le valutava; opere buone che meritavano solo lode; ma Egli guardava lontano alle opere della sua Chiesa, a quel risveglio di amore di poche anime, che, nel desiderio del suo regno, dovevano aprire il varco alle divine misericordie, e soggiunge: Ecco, t’ho messo davanti una porta aperta che nessuno può chiudere, perché hai poca forza, e tuttavia hai osservato la mia parola e non hai negato il mio nome. [...]

Anche al Vescovo di Filadelfia Egli aprì una porta, per la quale egli poteva entrare, raccogliere grazie e convertire le anime, facendole entrare per questa porta di misericordia nella Chiesa; anche a questo Vescovo dette aiuti straordinari, per sopperire alla sua poca forza, guardando la sua perfezione e la sua fede, ma l’espressione di Gesù trascende immensamente la vita di una piccola diocesi, e riguarda la grande porta che avrebbe aperto alla Chiesa per farvi entrare tutti i popoli, e per potere Egli regnare su tutte le genti; su tutti i popoli, anche sugli Ebrei, ridotti come sinagoga di satana per la loro perversità e corruzione; anche sugli Ebrei, i quali verranno ai piedi del Papa dell’amore, e saranno conquisi dall’amore che Gesù gli ha mostrato arricchendolo di singolari privilegi.

Il Vescovo di Filadelfia avrebbe avuto la gioia di vedere molti Ebrei prostrarsi ai suoi piedi, convertirsi e riconoscere in lui il prediletto dell’amore di Gesù; questa gioia l’avrebbe avuta per aver serbato la parola della sua pazienza, cioè la parola dell’Evangelo, e in generale della Sacra Scrittura. Per questa fedeltà Gesù gli promette di salvarlo nell’ora della tentazione che stava per sopravvenire a tutto il mondo, per provare gli abitatori della terra. Ma le parole rivolte a lui, anche nella loro espressione letterale, trascendono la cerchia della diocesi di Filadelfia.

È evidente che Gesù parla della conversione degli Ebrei, nel benedetto periodo nel quale Egli, da padrone e con effusione di straordinarie misericordie, chiamerà tutte le genti al suo Cuore e ai piedi del Pontefice dell’Amore [il tempo dell’Era di Pace; N.d.R.]. Egli parla chiaro della sorpresa che avranno tutti, e massime gli Ebrei, nel constatare l’amore che gli ha portato, soprattutto per aver serbato la parola della pazienza, cioè del Vangelo e della Scrittura.

Si tratta quindi di un Papa che contro le correnti malsane razionalistiche, scientificiste e protestanti conserverà la purezza delle Sacre Scritture, chiamate parola della pazienza. perché tratta dalle oscure tenebre dove il mondo moderno l’ha gettata, dalla pazienza dell’indagine soprannaturale, e dalla sofferenza che tale indagine costerà a chi la farà.

 

Nella grande, universale tribolazione conservi il popolo di Dio la pazienza e la fiducia in Dio

Gesù soggiunge che per questa pazienza avuta nel ridonare alle anime la Parola di Dio e conservarla nella sua purezza in mezzo alle aberrazioni del pensiero umano, Egli lo salverà nell’ora della tentazione che sta per sopravvenire a tutto il mondo, per provare gli abitatori della terra. Allude perciò ad una grande e universale tribolazione, e non ad una semplice persecuzione, come suppongono alcuni, i quali credono che il Sacro Testo annunzi la persecuzione di Traiano. La tribolazione che desolerà il mondo e gli abitanti della terra, è una guerra o una pestilenza universale [...].

Ecco che io vengo presto, dice Gesù, cioè dopo quella grande tribolazione io verrò, manifestando nella Chiesa l’opera mia e le mie misericordie, verrò ridonando al mondo la vera pace e la vera prosperità. Perciò rivolto al Vescovo, e per esso a tutti i Vescovi, ed alla Chiesa, soggiunge: Conserva quello che hai, affinché nessuno prenda la tua corona. Nel momento della terribile prova ogni Pastore, ogni Sacerdote, ogni fedele deve conservare la fede, la speranza, la carità, la pazienza e la fiducia in Dio, affinché satana e il mondo sconvolto non gli rapisca la corona immortale che deve essere il premio finale della prova subìta bene.

Il Vescovo che sarà vincitore nella prova, sarà come colonna nel Tempio di Dio perché sarà come il fondamento e il sostegno della Chiesa rinnovellata, Tempio vivo e mistico, del quale i fedeli sono come le pietre; sarà come colonna anche nel tempio dell’eterna gloria, dove rifulgerà di grande maestà e gloria, senza più timore di perdere il Sommo Bene, perché nessuno potrà cacciarlo fuori da quel tempio. E avrà sulla sua fronte scritto il nome di Dio, perché suo figlio adottivo, il nome della città di Dio, perché cittadino della Celeste Gerusalemme, della Chiesa militante che discende dal Cielo come sposa del Re d’Amore, tutta rinnovellata dall’amore, e della Chiesa trionfante, quando raggiungerà la gloria. Avrà inoltre scritto il nome nuovo del Redentore, che si chiamerà Re d’Amore trionfante, avendo trionfato del mondo, del peccato e dell’inferno.

Gesù Cristo annunzia così il trionfo del suo regno anche sulla terra, l’unico ovile che raccoglierà tutti gli uomini nell’amore di una nuova fraternità, sotto l’unico Pastore che è Lui stesso, rappresentato dal Pontefice dell’Amore. In sintesi: Egli si manifesterà come santo per l’effusione di una nuova santità nella Chiesa, come Verace per una gran luce di verità che si diffonderà, contro tutte le deviazioni del pensiero, si manifesterà come Re d’Amore, che ha la chiave di Davide, perché compirà le grandi promesse del suo regno nel suo trionfo e in quello della Chiesa, aprirà e nessuno chiuderà, chiuderà e nessuno aprirà, perché opererà da padrone, con effusioni di particolari misericordie.

 

E Gesù aprirà una porta alla Chiesa chiamando in essa tutte le genti...

Aprirà una porta innanzi al Papa e alla Chiesa, chiamando in essa tutte le genti e tutti i popoli, e supplirà Egli stesso alla poca forza dei Ministri suoi con particolari aiuti e straordinari interventi di grazia, massime nel Sacramento Eucaristico, che è il Pane dei forti, e chiamerà ai piedi del Papa gli Ebrei, convertendoli. Essi rimarranno conquisi dalla straordinaria carità con la quale Egli avrà arricchito il Papa dell’Amore, e dalla luminosa chiarezza con la quale egli avrà spiegato la Sacra Scrittura.

Una grande tribolazione frattanto purificherà il mondo, e dopo di essa verrà presto Gesù, manifestandosi come trionfante amore ed elevando come colonne i Vescovi e i Sacerdoti della Chiesa. Essi saranno servi di Dio, Pastori vigilanti delle anime e ministri del Re d’Amore, e questi tre nomi saranno per loro come una corona di gloria.

Noi siamo in questa grande ora di Dio, tutto ce lo fa supporre, e le caratteristiche di quest’ora sono cosi determinate e spiccate, che non sembra se ne possa dubitare.

[...]

L’ultima lettera di Gesù Cristo [alla Chiesa di Laodicea; N.d.R.] riguarda l’ultimo periodo della vita della Chiesa, periodo penoso di tiepidezza estrema, degna solo del severo rimprovero di Gesti, e che culminerà nel giudizio del popolo, nel giudizio universale e nell’esaltazione del popolo giusto, cioè della Chiesa trionfante, Laodicea. Alla vittoria della Chiesa su tutte le genti, al trionfo di Gesù nella sua Chiesa, all’unico ovile che raccoglierà tutte le genti sotto un unico Pastore, subentrerà un periodo di estrema tiepidezza, un periodo di vita naturalistica, pagana ed opportunista, che attrarrà sul mondo ingrato l’ultimo flagello; l’anticristo e la distruzione, a cui seguirà il giudizio universale. Esso sarà la manifestazione ultima e gloriosa del Redentore alla Chiesa, nell’atto di farla passare tutta purificata e rinnovata, dal pellegrinaggio terreno all'eterno trionfo del Cielo.

Noi abbiamo già un’idea dello stato di tiepidezza dei figli della Chiesa, nel periodo che ha preceduto e precede quello del suo trionfo dopo la grande tribolazione. Da esso possiamo formarci un’idea di quello che sarà l’ultimo periodo desolato della vita della Chiesa nel mondo.

 

Una corrente polare, venuta dall’inferno oggi ha « intiepidito » il popolo di Dio.

Abbiamo visto il mondo apostatare praticamente da Dio con una vita d’indifferenza religiosa e di risorto paganesimo. Possiamo dire anzi di peggiorato paganesimo, giacché gli uomini moderni non hanno abbracciato il paganesimo come religiosità, sia pure degradata, ma come ammasso di vizi, di immoralità e di abiezioni. Non hanno adorato negl’idoli l’impurità e il vizio, ma hanno adorato l’impurità e il vizio come idolo infame, e di essi potrebbe dirsi veramente: Oh, foste voi freddi!

Alla degradazione morale si è aggiunto un orgoglio spaventoso; poche volte l’umanità ha raggiunto tale abisso di superbia. Si è creduta ricca e doviziosa intellettualmente, pur vivendo nel pantano di errori spaventosi; ha creduto che non le mancasse niente, sperando tutto dalle sue forze e dalle sue attività, e non si è accorta di essere meschina nelle idee, miserabile nella vita, povera nelle attività del bene, cieca nel pensiero e nello spirito, e nuda di ogni vera virtù. La terribile guerra che l’ha desolata [qui Don Dolindo Ruotolo si riferisce alla Seconda Guerra Mondiale che nel momento in cui scrive è ancora in corso; N.d.R.] è stata il frutto pessimo di quest’orgogliosa aberrazione.

Negli ultimi tempi questi mali si accresceranno smisuratamente, e l’umanità sarà senza fede, ricoperta d’immondizie, denudata dalla immodestia e dalla sfacciataggine, con gli occhi cisposi, incapaci. di vedere i beni eterni, e tutta degradata dalle sue iniquità. Sarà allora che il Signore, stanco di sopportarla, manderà al mondo l’ultima tribolazione, raccoglierà tutti gli uomini al suo cospetto, condannerà per sempre i cattivi, e darà ai buoni, vincitori, il premio eterno, facendoli assidere sui troni della gloria.

La tiepidezza del popolo cristiano, male così grave da far dire a Gesù di preferire ad esso lo stato di completa freddezza, dipende dall’indifferenza dei Pastori e dalla loro mancanza di fervore soprannaturale. Gesù Cristo dice di preferire la freddezza alla tiepidezza non perché lo stato di peccato sia migliore in se stesso dello stato di tiepidezza, ma perché è più facile che si scuota e si converta un peccatore che un indifferente e un tiepido. [...]

Gesù sta alla porta del cuore e picchia, sta alla porta del cuore della Chiesa e picchia con le grandi misericordie che le ha fatte. È questo il picchiare del Redentore. Se picchia vuol dire che gli hanno chiuso la porta in faccia, la porta del cuore. Cessino tante nostre ingratitudini, ascoltiamo la sua voce, accogliamo il gran dono della sua parola, e apriamogli la porta del cuore accettando la ricca cena del suo amore Eucaristico preparata dalla sua infinita carità.

 

Da "La Sacra Scrittura - L'Apocalisse" di Don Dolindo Ruotolo, pagg. 96-103 (pubblicato nel 1974 con Imprimatur di Mons. Vittorio. M. Costantini, Vescovo di Sessa Aurunca)

 

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A cura di "Profezie per il Terzo Millennio" - Febbraio 2006
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