Perchè apostoli
di Gianpaolo Barra
L' uomo, si sa, è un essere intelligente. Lo prova il fatto
che, a differenza degli animali, egli ragiona sul suo operare e
indaga le cause di ciò che accade e lo interessa.
Pare dunque legittimo domandarsi perché il Credo che professiamo
ci chiama ad evangelizzare il mondo, a conquistare uomini alla
causa del Vangelo, a costruire la civiltà cristiana, che
riconosce e rispetta i diritti di Dio sui singoli e sui popoli.
Ci capita di riflettere, in altre parole, sul perchè la fede
cattolica non si accontenta di una dimensione intimistica e
personale, ma esige di essere comunicata, proposta e dunque
accolta. Cerchiamo le ragioni di un impegno, di una missione:
quella di cristianizzare il mondo intero, a partire dalla realtà
che ci circonda, dove vive il nostro prossimo.
La risposta merita, da sola, un trattato. Azzardiamo una sintesi,
gerarchicamente ordinata in tre momenti.
In primo luogo, perché questa è la volontà di Dio. Egli
desidera servirsi di noi perché il suo nome e il suo amore
vengano conosciuti, apprezzati e accolti da ogni uomo. Egli vuo1e
- ed ogni suo volere e comando che chi ha ricevuto in grazia del
Battesimo sia necessariamente un apostolo.
In secondo luogo, per la salvezza eterna delle anime. Il mondo si
dimentica - e questa amnesia colpisce, talvolta, anche noi
cattolici - che la vita su questa terra è transitoria, fuggevole,
contingente e che ci attende un'altra vita, quella eterna.
Eternità di gaudio nel Paradiso o di disperazione nell'Inferno.
Ora, stando al Vangelo, per conquistare il Paradiso è necessario
amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come se stessi e questo
è possibile con il dono della fede. Ci pare, questo, motivo più
che valido per evangelizzare.
In terzo luogo, per il vero bene del1'uomo, fin da ora. Siamo
sinceri: molti cattolici stentano a credere che, senza la fede in
Dio e 1'osservanza dei Comandamenti, già su questa terra è
impossibile costruire alcunchè di positivo e duraturo. Sembra
loro, questo, un linguaggio troppo duro, una affermazione molto
esigente, quasi improponibile.
Eppure, il Papa non si stanca di ammonire che "Non c'è
futuro di pace per una società che non rispetta Dio" e che
"il rispetto dei diritti umani è strettamente legato a
quello dei diritti di Dio" (L'Osservatore Romano, 6.3.1999).
Non è difficile capire bene. Se si fa a meno di Dio nessuna pace
è vera, i diritti umani traballano, nessun benessere è reale.
Torna in mente il monito evangelico "Senza di me non potete
far nulla" (Gv 15,5).
Prestiamo attenzione: Cristo ha detto proprio "nulla".
ll suo linguaggio è ancor più duro, l'affermazione ancor più
esigente. Ma fa capire perché è urgente cristianizzare il mondo.