Hanno scritto Hanno
detto
" I progetto laicista sulla storia e sul mondo ha
mostrato i suoi equivoci ed ha fallito; nel vuoto delle ideologie
che è anche luogo di attese e di speranze, la fede può e deve
tornare ad essere la proposta di vita autentica e di civiltà per
l'uomo".
(Luigi Negri, Fuga dal mondo? Piedi per terra, occhi al cielo, in
Litterae Communionis, apr. 1985).
"La grandiosa resistenza combattuta ad armi assolutamente
impari dalla Chiesa di Pio IX contro la coalizione di tutte le
maggiori potenze europee, sostenitrici del dominio borghese e così
pure del progetto piemontese, in fondo ebbe quest'unico
significato: l'irremovibile difesa della fede dei poveri, il
rifiuto di trasformare la Chiesa in meschino supporto politico
del progetto di potere della borghesia, e meno ancora in agenzia
di complemento morale allo status quo. A costo di scomunicare
quel re cattolico e tutta quella classe dirigente cattolico-liberale...
E` perfino sconcertante che si sia potuto rimuovere cosi
completamente dalla coscienza collettiva, dalla manualistica
scolastica, dalla pubblicistica, questa eccezionale persecuzione
subita dalla Chiesa in Italia per decenni a partire dal 1850: una
sequela impressionante di sopraffazioni, violenze, arbitri,
aggressioni, perfino di assassini, di umiliazioni. Questa
impressionante censura ha occultato pure - egualmente - i
connotati reali, antipopolari della conquista piemontese, costata
lacrime e sangue ai popoli italiani, specialmente al mezzogiorno
"
(Antonio Socci, La società dell'allegria. Il partito piemontese
contro la chiesa di don Bosco, Sugarco, Milano 1989, p. 16).
"Il passato sapeva distinguere le istituzioni dalle
persone: si poteva disprezzare un re o un papa (il medioevo non
se n'è astenuto!) senza mettere per nulla in discussione il
principio della monarchia o del papato. Si sapeva che un'istituzione
sana - un'istituzione venuta da Dio - restava feconda anche
attraverso il più imperfetto degli uomini. I capi politici e
religiosi erano allora degli anelli di congiunzione tra Dio e gli
uomini: si attribuiva più importanza a ciò che essi
trasmettevano che non a ciò che erano. L'altare sosteneva il
prete, il trono il re. Oggi si chiede al re di portare il trono,
al prete di sostenere l'altare. Le istituzioni si giustificano
agli occhi delle folle solo attraverso il genio o il magnetismo
di qualche individuo. Questa esigenza porta con sè due rovinose
conseguenze: impone agli sventurati "portatori" delle
istituzioni un grado di tensione e di attività veramente inumano,
e, correlativamente, lega la sorte delle istituzioni ai
miserabili casi individuali".
(Gustave Thibon, Diagnosi. Saggio di fisiologia sociale, Volpe,
Roma 1973, p. 125).
"Se si entra in una dimensione religiosa, si comprende
come la fede sia il bene più alto e prezioso, proprio perchè la
verità è l'elemento fondamentale per la vita dell'uomo. Dunque,
la preoccupazione perchè la fede non si corrompa dovrebbe essere
considerata - almeno dai credenti - ancor più necessaria della
preoccupazione per la salute del corpo. II vangelo ammonisce di
"non temere coloro che uccidono il corpo", ma di temere
"piuttosto coloro che, assieme al corpo, possono uccidere
anche l'anima" (Mt 10,28)".
Cardinale Joseph Ratzinger, in Vittorio Messori, Rapporto sulla
fede, Paoline, Cinisello B.mo (Ml) 1985.
"C'è oggi qualcuno che, pur dicendo di prendere sul
serio il vangelo, reputa una colpa intollerabile non essere
accettati da tutti e non accettare le idee di tutti. Dunque, atei,
agnostici, mangiapreti, bestemmiatori non sono solo amati in
quanto persone - come doveroso - ma, si direbbe, sono stimati per
le loro idee, visto che i cristiani chiedono loro di far lezione,
ascoltandoli reverenti e pensosi, senza osare replicare qualunque
accusa e offesa (o semplice castroneria disinformata) lancino.
Tanto che in certi ambienti ecclesiali il "nemico", l'"avversario",
il solo che la prospettiva "teologicamente corretta"
permetta, anzi raccomandi, di contrastare, è il fratello nella
fede sospettato di "credere troppo". Accettare il
vangelo nella sua integrità porta oggi all'accusa di "integrismo",
il solo marchio d'infamia ammesso dai nuovi benpensanti".
(Vittorio Messori - Michele Brambilla, Qualche ragione per
credere, Mondadori, Milano 1997, p. ~.
"Parlare di origine del mondo porta inevitabilmente a
pensare alla creazione e, guardando la natura, si scopre che
esiste un ordine troppo preciso che non può essere il risultato
di un "caso", di scontri tra "forze" come noi
fisici continuiamo a sostenere. Ma credo che sia più evidente in
noi che in altri l'esistenza di un ordine prestabilito nelle cose.
Noi arriviamo a Dio percorrendo la strada della ragione, altri
seguono la strada dell'irrazionale".
(Carlo Rubbia, Premio Nobel per la fisica, citato in Carlo Fiore,
scienza e fede, elledici, Leumann (TO) 1986, p. 23).
"Soprattutto di questi tempi, sarà bene che ciascuno di
noi - di noi cui ancora preme dirci "cattolici" - non
dimentichi che l'unità della Chiesa si fa attorno alla Scrittura,
al Credo, all'Eucaristia, alla Tradizione; non attorno alle
opinioni sociali e politiche, per le quali non esistono - nè
possono esistere - dogmi".
(Vittorio Messori, Le cose della vita, Paoline, Cinisello B. mo [Ml],
1995 p. 11).