L' INTERVISTA
Solo Cristo salva. Nessun altro!
di Roberto Beretta
Il vero spirito missionario può svegliare i laici stanchi d'
Occidente.
Purchè si porti al mondo Cristo. Intervista a Padre Gheddo.
Roberto Beretta, nato nel 1960, vive quietamente in
Brianza, e sposato e ha due figli. Giornalista, ha collaborato dapprima al mensile Mondo
e Missione poi, nel 1990, e passato al quotidiano Avvenire. Ha scritto 4
libri. Ha vinto un paio di premi giornalistici, colleziona presepi e gli piacerebbe fumare
la pipa come il bisnonno organista. Da questo numero inizia la sua collaborazione a "il
Timone", curando la rubrica "L'intervista".
Padre Piero Gheddo è uno dei missionari più famosi d'Italia. Eppure
non è mai andato in missione, almeno nel senso "classico" del termine. Da 50
anni gira i continenti per raccontare da giornalista le speranze della Chiesa cattolica
laddove sta nascendo. Oltre 50 libri, una lunga militanza da direttore della prestigiosa
rivista del Pime Mondo e Missione, le innumerevoli conferenze (anche alla tv) e campagne
d'opinione sul terzo mondo ne hanno fatto un personaggio. Che però non ha mai perso la
semplicità dei modi e la fede schietta e "popolare".
Padre Gheddo: oggi la missione è in crisi?
"Domanda molto difficile. Nella Redemptoris missio, l'enciclica di Giovanni Paolo II
sulla missione, il numero 2 ammette: "La missione specifica ad gentes sembra in fase
di rallentamento... Difficoltà interne ed esterne hanno indebolito lo slancio missionario
della Chiesa verso i non cristiani ed è un fatto questo che deve preoccupare tutti i
credenti in Cristo". Tuttavia credo che tale difficoltà sia una crisi di
crescita".
Ma i numeri parlano: i missionari diminuiscono ovunque...
"E` vero. Per esempio i francesi sono passati dai 22 mila degli anni '50 ai 7-8 mila
di adesso; gli olandesi sono calati da 8 mila a duemila. Mentre l'Italia e scesa da 18 a
16 mila; quindi ha tenuto".
Comunque anche i missionari italiani invecchiano.
"E` vero, sono diminuite le vocazioni per gli istituti missionari. Però noto in
molti giovani un desiderio di recupero, di rinascita. Oggi sono più ottimista che non 10
o 15 anni fa: mi pare di sentire che il crollo delle ideologie e delle speranze umane
riporti per forza di cose la fede alla superficie. E` dunque il momento buono per un
annuncio più esplicito ".
C'e anche una crisi "ideologica", tuttavia.
"Cambia il modo di concepire la missione. Ma questo è già successo varie volte
nella storia. Nel 1500, ad esempio, si andava in missione per salvare le anime. Nel secolo
scorso invece l'attenzione è stata puntata sulla fondazione della Chiesa ".
E adesso?
"Valgono sempre i principi del salvare le anime e del fondare la Chiesa. Però si e
più sensibili ad altri temi, per esempio il dialogo interreligioso o la presenza
silenziosa nei luoghi dove non è possibile un annuncio esplicito, per esempio nei Paesi
islamici ".
In ambienti anche cattolici si diffonde l'idea che non sia legittimo andare in
casa d'altri a proporre un messaggio "estraneo" come quello del Vangelo. Che ne
pensa?
"Qui tocchiamo il punto. La crisi di fede nel mondo occidentale si manifesta in tre
modi pericolosi: il primo è la secolarizzazione della salvezza (vedi Redemptoris missio
11: "La tentazione oggi è di ridurre il cristianesimo a una sapienza puramente
umana, quasi una scienza del buon vivere"), il secondo è la razionalizzazione,
rendere la fede un problema intellettuale nascondendo il suo elemento di rottura rispetto
alla logica umana e l'idea di mistero".
E il terzo pericolo?
"Il relativismo religioso: ovvero pensare che un credo vale l' altro. Oggi non è in
difficoltà il senso religioso della vita...".
Vedi la new age, che attira folle...
"Appunto. E in crisi l'unicità di Cristo come salvatore del mondo. Il cristianesimo
si riduce a un insieme di valori e a una forma consolatoria nella società del capitalismo
avanzato".
Lei è stato uno dei primi a parlare di "missionari senza Cristo".
Ripeterebbe questo slogan?
"Non c'è mai stato un momento storico in cui la Chiesa fosse così presente nelle
miserie umane attraverso il volontariato e le opere di carità: si tratta di una
testimonianza grandiosa. In Italia, per esempio, ci sono oltre 100 comunità di suore e
preti per i tossicodipendenti. Però è difficile da queste azioni meritevoli risalire
alla fede che le muove. Gesù Cristo è dato per scontato".
O forse si ha paura di tirar fuori quel nome, che potrebbe procurare fastidi nel
cosiddetto "dialogo".
"Già. Oggi s'imposta spesso la discussione sul dialogo, sul confronto. Giusto,
giusto. Ma per che cosa, alla fine? Per annunciare Cristo. E invece non si arriva mai a
dirlo in modo chiaro ".
Un altro aspetto della crisi dell'annuncio in Occidente si può indicare nel
ripiegamento sulla "missione qui": abbiamo tanto da rievangelizzare nei nostri
Paesi, lasciamo un po' perdere il terzo mondo.
"Questo è vero sul piano pratico, non su quello teorico. I documenti della Chiesa
italiana sulla missione, da 30 anni in qua, sono espliciti e bellissimi. Poi diventa
difficile applicarli, perchè il singolo vescovo o parroco tormentati dalla
scristianizzazione vorrebbero andarci piano con la missione ad gentes".
Ma la terapia del ripiegarsi è efficace?
"Tutt'altro! La vera ricetta è che "la fede si rafforza donandola". Cari
parroci e operatori pastorali, se volete che i vostri laici riacquistino l'entusiasmo e la
passione della fede, dovete dar loro uno spirito missionario".
Bisogna dire però che anche l'animazione missionaria in Italia si è concentrata
spesso su temi interni, o per lo meno tangenti: dagli extracomunitari alle mine, alla
campagna contro il commercio delle armi...
"Non c'è dubbio che siamo andati fuori strada. Il problema non era che si parlasse
delle armi o della fame nel mondo: ma che si facesse senza un richiamo a Cristo. Tant'è
vero che pochissimi studi approfondiscono l'apporto del Vangelo allo sviluppo dei
popoli".
E` un argomento impopolare: sembra che vogliamo imporre agli altri la civiltà
occidentale...
"Io parlo di Vangelo, non di civiltà occidentale. E` il messaggio di Gesù che
libera l'uomo e i popoli, che cambia i costumi e le mentalità e porta a impegnarsi per un
mondo migliore".
Ma è proprio questa pretesa di verità del cristianesimo a fare problema. Oggi
siamo nel regno del pensiero debole, tutto si relativizza.
"In campo cristiano questa mentalità è sbagliata. Se si relativizza tutto, la fede
non ha più senso: perchè Gesù Cristo e non il filosofo Vattimo, allora?".
Bisogna dunque avere il coraggio di rifare una proposta "forte"?
"Penso che noi preti dobbiamo partire sempre più dai fondamenti della fede, come nel
primo annunzio nei Paesi non cristiani. Che vuol dire annunziare l'essenzialità della
fede, superando certe discussioni su problemi contingenti come il celibato sacerdotale e
simili. Bisogna ritrovare entusiasmo: "Dio sta preparando una grande primavera
cristiana di cui già s'intravede l'inizio", ha detto la Redemptoris Missio. Dobbiamo
crederci".
Bibliografia
Piero Gheddo - Michele Brambilla, Nel nome del Padre. La conquista cristiana: sopruso
o missione ?, Bompiani, Milano 1992.
Piero Gheddo, Missionario. Un pensiero al giorno, Piemme, Casale M.to (AL) 1997.
Roberto 8eretta, La foresta che cresce. Uomini e donne senza frontiere, EMI,
Bologna 1993.
Roberto Beretta - Giovanni Gazzaneo, Preti di strada, SEI, Torino 1995.