Viviamo in un universo simulato? Ecco cosa dicono gli scienziati

 

 

Le scoperte più recenti nel campo delle scienze, in particolare nell'ambito della fisica quantistica e dell'astrofisica, stanno spingendo sempre più scienziati alla conclusione che la nostra esistenza, nonché l'intera materia ed energia di cui è costituito l'universo, siano di natura informativa, qualcosa di concettualmente paragonabile ad una simulazione al computer. Ci si riferisce comunemente a questo concetto con l'espressione ipotesi della simulazione. Nell'articolo che segue, pubblicato qualche tempo fa nel sito di NBC News, vengono proposte le opinioni su questo tema di diversi scienziati sia favorevoli che contrari a questa ipotesi.

L'insensatezza del multiverso per il credente

Il multiverso, o interpretazione a molti mondi, è il concetto (sviluppato dal fisico statunitense Hugh Everett) secondo cui l’operazione di misura quantistica produce tanti universi paralleli quanti sono i possibili risultati. In pratica, a ogni possibile "scelta" corrisponde un diverso universo: si potrebbe dire che, in base a tale interpretazione, non si realizza una sola fra tante possibilità, ma si realizzano sempre tutte, ciascuna in un universo distinto.
L'esito pratico di questa ipotesi è che esistano in ciascun istante molteplici versioni di noi stessi in altrettanti universi paralleli, tante versioni quante sono le nostre possibilità di scelta. Per cui la nostra esistenza non avrebbe uno sviluppo lineare ma potrebbe essere rappresentata invece come una sorta di albero le cui infinite ramificazioni simboleggiano le possibilità di scelta che avremmo istante per istante. Non c'è bisogno di dire che con l'idea di un multiverso decade completamente anche quella di un Dio che alla fine della vita ci chiederà conto delle nostre scelte. Una visione insomma che ci deresponsabilizza completamente, tanto fra innumerevoli possibili universi paralleli in cui potremo prendere decisioni sbagliate, ce ne sarà sicuramente uno in cui una versione di noi stessi prenderà quella giusta. E allora, assecondando questa concezione che sfocia inevitabilmente nel nichilismo più deteriore, viene spontaneo chiedersi: se le cose stanno così perché dovremmo metterci preoccupazioni per le nostre scelte di vita? Ma per noi credenti è davvero pensabile che Dio abbia concepito una Creazione così insensatamente proteiforme, dispersa in infiniti rivoli e per questo assolutamente privata di ogni senso? No, decisamente noi crediamo che le cose non stiano così!

Mentre con l'accettazione di questa ipotesi da parte di alcuni di questi, il mondo scientifico sembra volersi aprire alla possibilità dell'esistenza di un Creatore, altri studiosi invece - e tra questi, come vedremo nell'articolo, il fisico Sylvester James Gates - respingono in maniera netta questa teoria, per altro con un malcelato atteggiamento settario che tradisce il loro pregiudizio antireligioso. I più fra questi scienziati scettici, pur di liquidare a priori l'idea di un Creatore adducono, a giustificazione della loro posizione, visioni alternative che - per quanto apparentemente plausibili - sono spesso arzigogoli concettuali escogitati per non prendere in considerazione la possibilità più semplice e immediata: quella di un Dio Creatore. È del tutto evidente lo spirito positivista e antireligioso che anima questi scienziati, lo stesso che ancor oggi permea la quasi totalità della comunità scientifica mondiale.

E quindi su questa falsa riga si propone, per esempio, a spiegazione del fenomeno paradossale di un fotone che cambia la sua natura a seconda che venga osservato o meno, la tesi che la realtà sia costituita di molteplici universi paralleli (il cosiddetto multiverso; cfr. nello specchietto qui a fianco la spiegazione dettagliata di questa ipotesi), in ciascuno dei quali tale particella si comporta in maniera diversa. Quando invece appare evidente che deve esistere un sistema di qualche tipo, un "agente intelligente", che cambia "interattivamente" la natura e il comportamento della particella in base alle azioni dell'osservatore. Probabilmente un qualche algoritmo di ottimizzazione delle risorse e delle prestazioni di questo sistema informativo.

Da ciò che afferma James Gates quando dice che "la credenza religiosa dovrebbe essere considerata come un avvertimento che siamo fuori strada", emerge in tutta evidenza la sua preoccupazione che di questo passo la scienza possa in qualche modo convalidare l'esistenza di un Dio che lui e gli scienziati come lui vorrebbero negare a prescindere.

Dal canto nostro noi non possiamo non domandarci: queste nuove idee sulla natura informativa del Creato sono compatibili con la nostra fede? Sono coerenti con quanto la Scrittura e il Magistero della Chiesa insegnano? Potrebbero finalmente mettere d'accordo scienza e religione su un aspetto da sempre oggetto di accese dispute (per lo meno fin dall'epoca illuministica in poi): ovvero che tutto ciò che esiste nell'universo non è frutto del caso ma è attribuibile ad una entità che consapevolmente ha creato tutto e che noi credenti chiamiamo Dio? Per una migliore comprensione dei concetti espressi in questo pezzo di NBC News raccomandiamo, prima della sua lettura, la consultazione nel nostro sito dell'articolo "La realtà in cui esistiamo è una simulazione al computer?".


 

Viviamo in un universo simulato? Ecco cosa dicono gli scienziati
di Dan Falk

Sempre più fisici e filosofi si dicono convinti della possibilità che viviamo in una realtà di natura informativa, una sorta di simulazione al computer

E se tutto intorno a noi - le persone, le stelle sopra di noi, il terreno sotto i nostri piedi, persino i nostri corpi e le nostre menti - fossero una raffinata illusione? E se il nostro mondo fosse semplicemente una simulazione iperrealistica, con tutti noi semplicemente personaggi in una sorta di sofisticato videogioco?

Questo, ovviamente, è un concetto familiare che troviamo in libri e film di fantascienza; fra questi, il film campione d'incassi del 1999 "The Matrix". Ma alcuni fisici e filosofi sostengono che è possibile che viviamo realmente in una simulazione - anche se ciò significa mettere da parte ciò che sappiamo (o pensiamo di sapere) sull'universo e il nostro posto in esso.

"Se viviamo in una simulazione, allora il cosmo che stiamo osservando è solo un piccolo pezzo della totalità dell'esistenza fisica", ha affermato il filosofo di Oxford Nick Bostrom in un documento del 2003 che ha dato il via alla discussione su ciò che è diventato noto come ipotesi della simulazione. "Mentre il mondo che vediamo è in un certo senso 'reale', esso non si trova al livello fondamentale della realtà."

 

Simulazione di mondi ed esseri

Rizwan Virk, fondatore del programma PlayLabs del Massachusetts Institute of Technology e autore di "The Simulation Hypothesis", è tra coloro che prendono sul serio l'ipotesi della simulazione. Ricorda di aver giocato in passato a un gioco di realtà virtuale così realistico da dimenticarsi di essere in una stanza vuota con un visore VR. Ciò lo ha portato a chiedersi: siamo sicuri di non essere inseriti in un mondo creato da esseri tecnologicamente più avanzati di noi?

Questa domanda ha senso per Rich Terrile, uno scienziato informatico del Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, in California. Per quanto dettagliate, le migliori simulazioni di oggi non simulano le menti artificiali, ma Terrile pensa che la capacità di modellare gli esseri senzienti potrebbe essere presto alla nostra portata. "Siamo distanti una sola generazione dall'essere gli dei che creano quegli universi", dice lo scienziato.

Non tutti ne sono convinti. Durante un dibattito del 2016 all'American Museum of Natural History a New York City, la fisica della Harvard University Lisa Randall ha affermato che le probabilità che l'ipotesi della simulazione sia corretta sono "in effetti pari a zero". Non ci sono prove che il nostro mondo non sia il sistema di stelle e galassie che vediamo. E si chiede perché esseri avanzati dovrebbero prendersi la briga di simulare l'Homo sapiens. “Perché simularci? Voglio dire, ci sono così tante cose da simulare", ha dichiarato. "Non so perché questa specie superiore dovrebbe preoccuparsi di noi".

 

Echi della Genesi

Eppure, c'è un che di familiare nell'idea che esista un simulatore, o un creatore, a cui importa di noi. L'idea di un essere superiore che forgia un universo simulato trova un parallelo per esempio nella nozione di una divinità creatrice del mondo, così come descritto nel Libro della Genesi.

Alcuni pensatori, incluso Terrile, accettano l'analogia con la religione. Se l'ipotesi della simulazione è corretta, afferma lo scienziato, allora "c'è un creatore, un architetto - qualcuno che ha progettato il mondo". È un'idea antica riformulata in termini di "matematica e scienza piuttosto che solo di fede".

Ma per altri studiosi, incluso il fisico Sylvester James Gates dell'Università del Maryland, la somiglianza tra l'ipotesi della simulazione e la credenza religiosa dovrebbe essere considerata come un avvertimento che siamo fuori strada. La scienza, come ha dichiarato in una recente intervista radiofonica, ci ha portato "lontano da questa idea che siamo marionette" controllate da un'entità invisibile. L'ipotesi della simulazione, ha detto, "inizia a sembrare una religione", con un programmatore al posto di Dio.

Chi o cosa è l'entità divina che potrebbe aver creato un universo simulato? Una possibilità, affermano i sostenitori dell'ipotesi della simulazione, è che sia una razza di esseri avanzati - alieni dello spazio. Ancora più sconcertante è la possibilità che siano i nostri stessi discendenti - "noi stessi nel futuro", come dice Terrile. Cioè, gli esseri umani viventi centinaia o migliaia di anni nel futuro potrebbero sviluppare la capacità di simulare non solo un mondo come il nostro, ma i corpi e le menti degli esseri al suo interno.

"Proprio come puoi simulare qualsiasi altra cosa, puoi simulare anche il cervello", afferma Bostrom. È vero, non abbiamo ancora la tecnologia per riuscirci, ma egli sostiene che non ci sono barriere concettuali a questa possibilità. E una volta che creiamo simulazioni cerebrali "sufficientemente dettagliate e accurate", dice, "è possibile che quelle simulazioni generino esperienze coscienti".

 

La ricerca delle prove

Sapremo mai se l'ipotesi della simulazione è corretta? Bostrom afferma che esiste una remota possibilità che un giorno potremmo incontrare una falla rivelatrice nella simulazione. “Potresti certamente immaginare uno scenario in cui una finestra si apre di fronte a te, dicendo: 'Sei in una simulazione; clicca qui per maggiori informazioni'.", afferma. "Sarebbe una prova schiacciante".

Più realisticamente, i fisici hanno proposto esperimenti che potrebbero fornire prove che il nostro mondo è simulato. Ad esempio, alcuni si sono chiesti se il mondo è intrinsecamente "liscio" o se, alle scale più piccole, potrebbe essere costituito da "porzioni" discrete, un po' come i pixel di un'immagine digitale. Se determiniamo che il mondo è "pixelato" in questo modo, ciò potrebbe costituire la prova che è stato creato artificialmente. Un team di fisici americani e tedeschi ha sostenuto che misurazioni accurate dei raggi cosmici potrebbero fornire una risposta in questo senso.

E se venisse confermato che finora abbiamo vissuto in una simulazione? Come reagirebbero le persone dopo aver appreso che il nostro mondo, i pensieri e le emozioni non sono altro che gli zero e gli uno di un programmatore? Alcuni immaginano che tale consapevolezza possa sconvolgere le nostre vite capovolgendo il nostro senso dello scopo e schiacciando la nostra iniziativa. L'astronomo di Harvard Abraham Loeb afferma che la consapevolezza di una tale verità potrebbe persino innescare disordini sociali. Sapere che i nostri pensieri e le nostre azioni non sono nostri potrebbe "sollevarci dall'essere responsabili delle nostre azioni", dice. "Non c'è niente di più dannoso per il nostro ordine sociale di questa nozione".

Altri immaginano che le prove a sostegno dell'ipotesi della simulazione potrebbero generare una nuova paura: che i creatori possano stancarsi della simulazione e spegnerla. Ma non Bostrom. "Potresti chiederti allo stesso modo, 'non dovremmo avere la paura continua di morire?' Potresti avere un attacco di cuore o un ictus in un dato momento, o il tetto potrebbe caderti addosso", afferma.

Qualunque cosa possiamo pensare dell'ipotesi della simulazione, Bostrom pensa che il semplice atto di ponderarla fornisca una benefica dose di umiltà. Cita l'avvertimento di Amleto a un amico nell'"Amleto" di Shakespeare: "Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia".

E Bostrom insiste che prende sul serio l'ipotesi della simulazione. "Per me, non è solo un gioco intellettuale", dice. “È un tentativo di orientarmi nel mondo, nel modo migliore in cui posso comprenderlo”.

 

 

 

Fonti:

L'articolo di NBC News del 6/7/2019 "Are we living in a simulated universe? Here's what scientists say."

 

Consulta anche: La realtà in cui esistiamo è una simulazione al computer?

 

Traduzione e commento a cura di "Profezie per il Terzo Millennio"  -  Dicembre 2021.
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