CATECHESI SULL'APOCALISSE
DI SAN GIOVANNI APOSTOLO

don Guglielmo Fichera

1ª puntata - 2ª parte

 

 

 

PROLOGO

(Ap 1,1-3)

1) Nel prologo (1-8) San Giovanni informa il lettore sul 1) carattere, 2) l’origine e 3) il valore del suo libro. Poi aggiunge la dedica (4-6) e dà un breve sommario di ciò che forma l’oggetto del suo scritto (7-8). "Nell’intestazione sono messi in rilievo tre punti: a) il cammino che la "rivelazione" ha fatto da Dio ai "suoi servi", tramite Cristo, l’angelo della rivelazione e Giovanni; b) il contenuto della rivelazione: "le cose che debbono accadere"; c) il frutto di "beatitudine" per chi, udita la sua lettura nell’assemblea, va e mette in pratica "ciò che in essa è scritto" (Nuovissima versione della Bibbia, San Paolo, 2002, p. 47).

 

COSA SIGNIFICA APOCALISSE

La parola "apocalisse" significa "rivelazione". "Rivelazione, indica che il cristianesimo non è una creazione umana, ma divina, 1) -apokalipto-, (composto di "kalipto" = velare, coprire, nascondere, velare), pone l’accento sul gesto di scoprire, che porta alla conoscenza una cosa finora avvolta nel mistero; scoprire una cosa finora nascosta, la scoperta di una cosa finora nascosta e sconosciuta. Ciò non avviene per permettere una platonica contemplazione o una semplice conoscenza intellettuale, ma per coinvolgere il destinatario. Numeri 22,31, e I Samuele 9,15 dicono espressamente che la rivelazione è un intervento di Dio che apre gli occhi e le orecchie. Inoltre la rivelazione è resa possibile solo da un intervento diretto della volontà divina.

Il concetto di - RIVELAZIONE - può essere cosi riassunto: A) porta alla conoscenza una cosa fino allora avvolta nel mistero. B) per coinvolgere il destinatario. C) è un intervento di Dio che apre occhi e orecchie. D) è la comunicazione agli uomini di realtà o verità inaccessibili alla mente umana, ma resa capace di conoscerle da un intervento diretto della volontà divina.

(1) "RIVELAZIONE DI GESÙ CRISTO CHE DIO GLI DIEDE PER RENDERE NOTO AI SUOI SERVI LE COSE CHE DEVONO PRESTO ACCADERE, E CHE EGLI MANIFESTO INVIANDO IL SUO ANGELO AL SUO SERVO GIOVANNI. (2) QUESTI ATTESTA LA PAROLA DI DIO E LA TESTIMONIANZA DI GESÙ CRISTO, RIFERENDO CIÒ CHE HA VISTO. (3) BEATO CHI LEGGE E BEATI COLORO CHE ASCOLTANO LE PAROLE DI QUESTA PROFEZIA E METTONO IN PRATICA LE COSE CHE VI SONO SCRITTE. PERCHÉ IL TEMPO È VICINO".

A) "RIVELAZIONE": Rivelazione di Gesù Cristo, non solo nel senso che Egli è il soggetto che rivela, ciò che ha ricevuto dal Padre, ma soprattutto nel senso che Egli è l’oggetto essenziale di questa Rivelazione "Rivelazione di Gesù Cristo su Gesù Cristo".

B) "Data da Dio": cioè dal Padre, fonte primitiva di ogni dono che, attraverso Cristo, giunge all’umanità.

C) "PER RENDERE NOTO AI SUOI SERVI". Sono indicati i destinatari della Rivelazione. Quest’angelo si rivolge ai cristiani "ai servi di Dio per rendere loro note le cose che devono accadere", mediante uno di loro, Giovanni. Questi si qualifica "SERVO DI GESÙ CRISTO" titolo che prendono gli Apostoli, anche se può essere usato per ogni cristiano.

D) "LE COSE CHE DEVONO ACCADERE". L’espressione che proviene da Dn 2,28, riassume tutto il contenuto del libro. Una serie di avvenimenti che "devono accadere" e che porteranno all’avvento del regno di Dio. L’espressione la si ritrova, tale e quale, in Ap 22,6. L’ausiliare "DEI" indica non solo un futuro ed un futuro certo, ma inevitabile ed immutabile, perché determinato nei piani eterni che Dio comunica ai profeti; questi avvenimenti non si situano in un avvenire lontano, ma cominceranno immediatamente, benché la loro serie debba prolungarsi fino alla fine dei tempi. È la storia della Chiesa che si apre, che è già aperta. Essa comprende la vita interiore delle sette Chiese, che rappresentano la Chiesa universale.

E) "PRESTO ACCADERE". "Fra breve": è una caratteristica dell’escatologia neotestamentaria presentare gli "ultimi eventi", come imminenti. Ma si tratta di un’imminenza non cronologica, ma psicologica. Il fedele deve avere l’assoluta certezza che gli eventi annunciati si compiranno e contemporaneamente assumere quegli atteggiamenti e quella condotta pratica che scaturisce da questa prospettiva escatologica. L’escatologia, infatti, è una dimensione della fede che non sta solo alla "fine", ma "dentro" la vita del cristiano, perché ne feconda e orienta l’esistenza.

F) "E CHE EGLI MANIFESTÒ INVIANDO IL SUO ANGELO". In seguito sono indicati i mediatori. Dio Padre usa come primo strumento di questa Rivelazione, non un Angelo, ma il suo Figlio, mediatore universale. Gesù, a sua volta, in alcuni momenti usa un suo Angelo, come dichiara alla fine dell’Apocalisse (cfr. Ap 22,6). Nell’Apocalisse questa rivelazione fu comunicata a Cristo come uomo, da Cristo all’Angelo e dall’Angelo a Giovanni. Gesù parla, nondimeno intervengono anche differenti angeli. Il primo è proprio all’inizio (cfr. Ap 1,1). Questo ministero angelico è un elemento classico del genere apocalittico.

 

ANGELI

L’angelo (lat. angelus, messaggero), è un essere di natura celeste, è l’intermediario tra Dio e gli uomini, col compito di annunciare la volontà divina. Nella tradizione biblica l’angelo, di cui non si riferisce esplicitamente la natura o la sua creazione da parte di Dio, è personaggio diffusissimo fin dalle prime pagine della Bibbia. Messaggero straordinario di Dio, l’angelo è latore presso il popolo della volontà di Dio, esegue le sentenze e le punizioni di Dio, guida il popolo di Dio attraverso il deserto. Dio è spesso inteso come dimorante in una corte celeste, circondato da schiere angeliche che stanno attorno al suo trono (I Re 22,19-22; Salmi 29 e 148). Talvolta vi è la menzione di una particolare schiera angelica a fianco di Dio come i cherubini che sostengono il suo trono e custodiscono l’ingresso dell’Eden o dei serafini che proclamano la santità di Dio.

 

I NOMI DEGLI ANGELI

Un angelo particolare, ricordato nell’Antico Testamento, è il cosiddetto "angelo del Signore", che s’identifica con Dio stesso manifestantesi in forma sensibile (Genesi 22,11-15; Esodo 3,2). Nelle tradizioni posteriori all’esilio si sviluppa la nozione degli angeli protettori dei vari popoli (Daniele 10,13-21) che trova seguito sia nella letteratura apocalittica apocrifa sia nella tradizione cristiana. Alcuni libri dell’Antico Testamento, inoltre, riferiscono nomi personalizzati di angeli: tali sono Raffaele e Gabriele nel Libro di Tobia e Michele nel Libro di Daniele.

Nel Nuovo Testamento, gli angeli compaiono spesso in relazione ad avvenimenti centrali della vita di Gesù: l’annunciazione, la nascita, le tentazioni nel deserto, l’agonia nel Getzemani, la resurrezione. Importante è il ruolo degli angeli nella letteratura apocalittica del Nuovo Testamento: essi separano i peccatori dai buoni nel giudizio universale, sono presenti in occasione della seconda venuta di Cristo, hanno il compito di radunare gli eletti. Gli angeli sono frequentemente ricorrenti nelle lettere di san Paolo, spesso distinti in varie classi (potenze, potestà, signorie, principati, troni) senza che sia sempre possibile intravederne pienamente le differenze.

Paolo mette in guardia pure da un culto superstizioso degli angeli, probabilmente in polemica con alcune tendenze gnostiche.

 

ANGELI E TEOLOGIA

La riflessione teologica dedicò agli angeli grande considerazione. Presso i padri della Chiesa sono frequenti i riferimenti a creature angeliche; in particolare tuttavia, mentre alcune persistettero nell’amore verso Dio, altre se ne allontanarono in misura più o meno rilevante. Gli angeli, suddivisi in categorie diverse secondo le funzioni, sono appunto gli spiriti intelligenti rimasti fedeli a Dio, a differenza di quelli che, in proporzione alla gravità delle cadute, sono diventati demoni. Il problema dell’organizzazione gerarchica del mondo angelico trovò la sua più ampia elaborazione nell’opera dello Pseudo Dionigi Areopagita (VI sec.), il quale divise gli angeli in nove cori secondo un raggruppamento gerarchico tripartito: serafini, cherubini, troni; dominazioni, virtù, potestà; principati, arcangeli, angeli. Lo Pseudo-Dionigi offrì altresì un’elaborata dottrina sulle loro funzioni, accolte, sia pure con alcune riserve, dagli autori cristiani compreso Tommaso d’Aquino.

 

ANGELI E MAGISTERO DELLA CHIESA

Il magistero ecclesiastico. presupponendo una fede popolare nell’esistenza degli angeli, li ha definiti esseri puramente spirituali, non esistenti da tutta l’eternità ma creati nel tempo. Tali tesi sono contenute nel decreto Firmiter del IV concilio Lateranense (1215), sostanzialmente ripreso dalla costituzione Dei Filius del concilio Vaticano I (1870). Un richiamo alla costituzione dogmatica Dei Filius è presente nel cosiddetto "Credo del popolo di Dio" di Paolo VI (1968): Dio creatore fece le cose visibili "come questo mondo per cui passa la nostra vita caduca" e le cose invisibili "come i puri spiriti che sono anche chiamati angeli". La parola "angelo" deriva dal greco "anghelos" che vuoi dire letteralmente "messaggero": egli porta personalmente il messaggio di Dio, la sua volontà si identifica con la volontà di Dio, egli stesso esiste come emanazione della Divina Volontà. Questo non vuol dire che l’angelo non abbia una volontà propria. ma che egli ha spontaneamente e liberamente accettato la volontà di Dio, altrimenti non si giustificherebbe la scelta, da parte di alcuni angeli, di ribellarsi a Lui e diventare demoni.

 

FUNZIONI E COMPITI DEGLI ANGELI

Il fatto che ogni angelo abbia una propria volontà implica che ha anche un proprio carattere, più che altro, un’attitudine particolare. Da queste attitudini particolari derivano i nomi di queste creature eteree, nomi che, in genere, sono composti da due parti: una prima che indica l’attitudine, diversa per ciascuno, ed una seconda parte, un suffisso.

"El" o "Yah" che vuoi dire "Dio". Abbiamo così: Micha-El (Michele) = Chi è come Dio? Gabri-El (Gabriele) = Potenza di Dio. Rapha-El (Raffaele) = Dio guarisce. Uri-El (Uriele) = Fuoco di Dio. Azar-Yah (Azaria) = Aiuto del Signore, ecc.

La funzione degli angeli è quella di fare da tramite tra noi e Dio, in quanto, pur essendo immortali, sono pur sempre creature e quindi ad uno stadio intermedio tra noi, creature umane, e Dio, Creatore. Ma Dio fa anche di più: designa per ciascuno di noi un angelo che ci custodisca e che ci guidi. Non solo, ma mette miriadi di angeli al servizio della creazione. A Fatima, prima delle apparizioni della Madonna, si presenta ai tre pastorelli una figura luminosa che si autodefinisce "Angelo della Pace" e "Angelo del Portogallo". Pertanto è lecito pensare che, oltre all’angelo custode di ogni singolo uomo, ci siano altri angeli con particolari compiti: la custodia della famiglia, della città, degli elementi, ecc...

 

L’ANGELO CUSTODE

L’angelo custode ci segue dalla nascita alla morte e anche oltre: infatti, nel caso di un’anima che debba passare per il Purgatorio per purificarsi, rimane con essa a consolarla e a intercedere presso Dio presentandogli i suffragi che vengono fatti su questa terra. Gli angeli intervengono nella nostra vita con suggerimenti, ispirazioni, consigli che non è sempre facile percepire nella nostra vita convulsa. E come quando ci troviamo in mezzo ad una folla vociante e non riusciamo a sentire il richiamo di un amico. Occorre far silenzio dentro e fuori di sé, occorre la preghiera. Dio ci lascia liberi di fare il male e l’angelo custode rispetta tale libertà. Dobbiamo essere noi, pregando, a chiedere la sua protezione in tutti, e dico tutti, i momenti della nostra vita.

 

LA PREGHIERA AGLI ANGELI

Invochiamo i nostri angeli custodi al mattino, quando ci svegliamo, perché ci guidino durante la giornata; sul lavoro, perché diventi esso stesso testimonianza di Dio; quando guidiamo l’auto, perché non facciamo incidenti, chiedendogli anche di guidare gli automobilisti che incontriamo lungo la strada; per i nostri figli e i nostri cari; per i nostri amici e per i nostri nemici; per coloro che hanno bisogno della loro protezione ma non li invocano; per i peccatori; per coloro che soffrono; per coloro che muoiono. Ma soprattutto, quando ci aspetta un incontro difficile, non dobbiamo dimenticare mai di inviare il nostro angelo custode dall’angelo custode del nostro interlocutore. Questo evita molti problemi e mette a posto molte situazioni, e funziona sempre! Ricordiamo sempre che quando facciamo del bene o del male a qualcuno, ci sono due testimoni davanti a Dio, il nostro angelo custode e l’angelo custode di colui cui sono dirette le nostre azioni, buone o cattive che siano. Impariamo ad ascoltare la loro voce, chiediamo loro di guidare i nostri pensieri, affinché siano sempre buoni, e soprattutto invochiamoli spesso. Noi preghiamo poco gli Angeli, poco li invochiamo.

E) "IL SUO SERVO GIOVANNI, IL QUALE ATTESTA LA PAROLA DI DIO E LA TESTIMONIANZA DI GESÙ CRISTO". Con questa espressione s’intende la testimonianza della rivelazione cristiana nella sua totalità e non solo "pezzettini" o "scampoli", ma qui ci si riferisce particolarmente alle rivelazioni contenute nel libro.

F) "RIFERENDO CIÒ CHE HA VISTO". Più volte Giovanni, nel libro. ripeterà questa precisazione. Vuol dire: "l’Apocalisse non l’ho elaborata io, non lo costruita io, non è il frutto del mio lavoro, non è "farina del mio sacco", non si è trattato di mettere insieme pezzi dell’A.T. e di rielaborarli. Gesù mi ha fatto dono di questi visioni ed io mi limito a trascrivere quello che Gesù mi fa vedere e mi fa sentire. Null’altro".

G) BEATO CHI LEGGE E BEATI COLORO CHE ASCOLTANO LE PAROLE DI QUESTA PROFEZIA E METTONO IN PRATICA LE COSE CHE VI SONO SCRITTE". È la prima delle sette beatitudini dell’apocalisse (cfr. 14,13; 16,15; 19,9; 20,6; 22,7.14). Beato chi legge (greco = anaginoskon = si diceva della lettura pubblica delle Scritture, che soleva farsi nelle adunanze cristiane = N.d.R.). Non si allude quindi alla lettura privata, ma alla lettura pubblica, fatta nelle riunioni cristiane. "è il lector, cioè la speciale persona deputata all’ufficio di proclamare nell’assemblea, le divine Scritture. Ciò indica che il libro è destinato alla Chiesa e che, come "scrittura" dovrà essere letto nelle pubbliche adunanze, affinché i fedeli vi trovino le parole di vita capaci di sostenerli nell’aspra lotta che li attende" (Novissima versione della Bibbia, San Paolo, 2002, pp. 48-49).

H) "QUESTA PROFEZIA". Il libro quindi è collocato tra gli INTERPRETI DIVINI che guidarono il Popolo di Dio. Mentre il giudaismo, da Aggeo, Zaccaria e Malachia, deplorava l’estinzione dello spirito profetico, il cristianesimo nascente vedeva rifiorire il profetismo. Come osserva BOSSUET, "i profeti hanno tre funzioni principali: a) istruiscono il popolo e riprendono i suoi cattivi costumi; b) predicono l’avvenire; c) consolano e fortificano il popolo con delle promesse". Ritroviamo nell’Apocalisse queste tre funzioni della profezia, ma vedremo che la profezia si incammina verso il senso esclusivo, che assumerà sempre di più, di PREDIZIONE.

I) "PERCHÉ IL TEMPO È VICINO". Cioè il momento fissato per la realizzazione di questa predizioni; di quale tempo si tratta? Del cronos o del kairos?

Del kairos: il tempo degli interventi efficaci di Dio. Da questo momento Dio interviene in modo efficace e condurrà a termine il suo progetto. "La prossimità del ritorno di Cristo e del giudizio di Dio, è l’attesa tipica del libro. La rivelazione dei misteri divini contenuto in esso è un pressante appello, una calda esortazione che deve scuotere i titubanti e incoraggiare i fedeli" (Novissima versione della Bibbia, San Paolo, 2002, p.49). È VICINO: è già iniziato. Deve intendersi, come affermano i Vangeli, che lo applicano al Regno di Dio: "non solo è imminente, ma è già qui, è cominciato" è iniziato ed è vicino, perché presuppone e include la sua piena realizzazione dentro di noi.

 

IL SETTENARIO DELLE LETTERE ALLE SETTE CHIESE

(Ap 1,4-3,22)

 

UNA DOVEROSA PREMESSA

Qualcuno potrebbe essere tentato, dalla sua superficialità, di procedere in fretta nella lettura di queste sette lettere, per passare subito al "piatto forte" i sette sigilli, i flagelli riservati al tempo futuro, in modo da precipitarsi subito a sapere qual è la scaletta degli avvenimenti. È la cosa più sciocca che si possa fare. Perché Gesù ha fatto iniziare l’Apocalisse con queste 7 lettere? Egli vuole indicare chiaramente quali sono le qualità spirituali e morali, il corredo evangelico, che deve possedere il suo vero discepolo; quali sono le caratteristiche spirituali gradite a Dio e che individuano una vera maturità evangelica. Gesù, prima di tutto, cioè vuole rafforzare spiritualmente i suoi figli. Con questo corredo e solo con questo corredo di disposizioni positive sarà possibile affrontare tutte le crisi, le persecuzioni e i mali che potranno venire in qualsiasi tempo. Senza procurare di avere queste virtù non servirà a niente anche conoscere i 7 sigilli e quindi sapere, più o meno, quale sarà la scaletta degli avvenimenti futuri che ci attendono!

Giovanni si rivolge alle sette Chiese che sono nell’Asia proconsolare, che aveva per capitale Efeso. Sono sette. Per la prima volta i s’incontra il numero solenne. Bisogna intendere - con gli antichi esegeti - la Chiesa univerale: "uni ecclesiae septiformi", scrive Primario. Una chiesa settiforme.

 

INDIRIZZO

(INTRODUZIONE LITURGICA)

1) Al saluto augurale di benedizione, da parte di Dio, dello Spirito e di Cristo (Ap 1,4-5a) risponde. 2) un’esplosione di lode e di gratitudine da parte dell’assemblea, che si sente raggiunta dall’amore di Cristo (Ap 1,5b-6).

A) "GRAZIA A VOI E PACE DA COLUI CHE È, CHE ERA E CHE VIENE" ("grazie e pace": più che un saluto, queste parole contengono una divina benedizione). "Colui che è, che era e che viene": greco = APO’ O ON KAI O EN KAI O ERKOMENOS = ossia da Dio stesso. Nel greco invece del futuro "QUI VENTURUS EST", vi è il participio presente, "CHE VIENE". "Questa definizione di Dio, che deriva certamente dallo sviluppo del nome divino con cui Dio si rivelò nell’AT. (cfr. Es 3,14), riassume tutta le rivelazione biblica su Dio: Egli è il sovrano signore della storia, di quella presente ("Colui che è"), di quella passata ("Colui che era") e di quella futura ("Colui che viene": greco = o erkomenos è "colui che deve venire" dell’attesa messianico-escatologica)" (Nuovissirna Versione della Bibbia, Apocalisse, San Paolo, 2002, p. 50).

B) "DAI SETTE SPIRITI CHE STANNO DAVANTI AL SUO TRONO"

(N.d.R. = proprio perché sono 7 spiriti che stanno DAVANTI al trono di Dio, dobbiamo identificarli con degli ANGELI: non possiamo pensare che si tratti dello Spirito Santo settiforme, altrimenti starebbe sul trono, non davanti al trono = sono i sette spiriti che stanno sempre al cospetto di Dio, cioè SETTE ANGELI, cfr. Tobia 12,5 = N.d.R.) "Secondo la concezione giudaica, passata poi nella tradizione cristiana primitiva, Dio è circondato da sette angeli superiori ("arcangeli") che sono sempre alla sua presenza, per cui sono chiamati "angeli della Faccia" (Nuovissima Versione della Bibbia, Apocalisse, San Paolo, 2002, p .50).

 

I SETTE ARCANGELI

Nel 1515, per mezzo di un santo sacerdote, Antonio Lo Duca, fu ritrovata un’icona raffigurante i sette Arcangeli con i relativi nomi, nella piazza dietro la Cattedrale di Palermo, denominata tutt’oggi piazza Sett’Angeli. Sollecitato da diverse visioni degli Arcangeli che gli chiedevano di diffondere la loro devozione e che fosse edificata una chiesa a loro dedicata, ottenne da Papa Leone X che fosse costruita Chiesa dedicata ai Sette Arcangeli, detta appunto S.Maria degli Angeli, ubicata vicino all’odierna Stazione Termini.

La Sacra Scrittura più volte menziona i sette spiriti che stanno dinanzi a Dio e tre di essi li menziona chiaramente e cioè: Michele, Gabriele, Raffaele; il nome degli altri quattro Arcangeli è conosciuto, oltre che da Libri Apocrifi, anche per mezzo della scoperta avvenuta a Palermo. Nel dipinto, infatti, oltre che con i loro nomi, sono rappresentati con dei simboli in mano, come di seguito descritto:

Michele - con spada e Lucifero sotto i piedi (vittorioso)
Gabriele - con specchio di diaspro e fiaccola (messaggero)
Raffaele - con medicina e Tobia (guaritore)
Uriele - con spada e una fiamma (forte alleato)
Barachiele - con rose da distribuire (aiutante)
Geudiele - con corona e flagello (remuneratore)
Sealtiele - in preghiera (orante)

L’icona primitiva è andata distrutta, ma di essa è rimasta una copia che si trova in alto a destra nella Cappella accanto a quella delle reliquie, nella Cattedrale d Palermo. Una santa devozione richiede la loro invocazione giornaliera con sette Gloria, una devota visita una volta all’anno in Cattedrale portando sette fiori bianchi in loro onore insieme alla recita della seguente preghiera: "O gloriosi Sette Arcangeli che siete come sette lampade che ardono dinanzi al Trono dell’Altissimo e a cui è affidata la nostra tutela, liberateci da ogni male, allontanate da noi l’azione di satana, implorate Dio Misericordioso per noi e fate che possiamo un giorno contemplarLo eternamente insieme a voi. Amen".

A) "E DA GESÙ CRISTO, IL TESTIMONE FEDELE (N.d.R. = Gesù realizza perfettamente le promesse fatte dal Padre e testimonia così la sua fedeltà), IL PRIMOGENITO DEI MORTI (N.d.R. = Gesù è stato costituito primogenito dei morti, mediante la Risurrezione) e IL PRINCIPE DEI RE DELLA TERRA" (N.d.R. = questa espressione indica che Gesù ha potere anche sui regnanti della terra. A Gesù compete la suprema potestà nel mondo, avendo Egli ricevuto in eredità tutte le genti (cfr. Sal 2,6-9; Sal 109,5; At 13,33; Ebr 1,3; 2 Tm 6,15, ecc.). Esiste un legittimo e doveroso impegno di cristificazione delle realtà temporali (cfr. Lumen gentium, n. 31 e n. 36 b-d) che non può essere ignorato o disatteso. Esiste un ordine temporale cristiano, opposto e alternativo a quello laicistico e modernistico. La festa di Cristo Re (cfr. Pio XI, Quas Primas) afferma la regalità di Cristo non solo sulle coscienze, ma sull’universo, sulle nazioni, sulle famiglie e sugli individui (cfr. Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, pp. 32-57; pp.206-232). Inoltre Gesù abbatterà tutti i potenti della terra contro di lui - cfr. Ap 19,19-21 = N.d.R.). Giovanni augura grazia e pace da Dio e dai sette angeli, non perché essa possa venire da altri che da Dio, ma perché gli Angeli possano domandarla a Dio per noi, ed essere ministri di essa (cfr. Ebr 1,14).

B) A COLUI CHE CI AMA E CI HA LIBERATI DAI NOSTRI PECCATI CON IL SUO SANGUE, CHE HA FATTO DI NOI UN REGNO DI SACERDOTI PER IL SUO DIO E PADRE, A LUI LA GLORIA E LA POTENZA NEI SECOLI DEI SECOLI. AMEN (N.d.R. = Si notano qui, echi di liturgie antiche- si tratta di acclamazioni liturgiche = N.d.R.).

C) ECCO VIENE SULLE NUBI E OGNUNO LO VEDRÀ; (N.d.R. = Gesù stesso ha detto che Lui quando tornerà alla fine dei tempi. apparirà sulle nubi: "Vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio, venire sulle nubi del cielo" (Mt 26,64). "Come Dio - secondo l’escatologia e l’apocalittica giudaica - viene principalmente in qualità di giudice, così nell’attesa neotestamentaria la "venuta" del Figlio dell’uomo è intesa come il compimento dei giudizi divini sul mondo e l’Apocalisse di Giovanni ha per tema centrale tale compimento" (Novissima Versione della Bibbia, Apocalisse, San Paolo, 2002, p. 52).

ANCHE QUELLI CHE LO TRAFISSERO E TUTTE LE NAZIONI DELLA TERRA SI BATTERANNO PER LUI IL PETTO (N.d.R.= cfr. Mt 24,30 = passo parallelo Bj = N.d.R.). SÌ, AMEN! IO SONO L’ALFA E L’OMEGA, DICE IL SIGNORE DIO, COLUI CHE É, CHE ERA E CHE VIENE, L’ONNIPOTENTE! (N.d.R. = L’Alfa è la prima lettera dell’alfabeto greco, l’Omega ne è l’ultima, perché Gesù è il termine, ma è anche il FINE a cui tutte le cose sono destinate (cfr. Is 44,6). L’Apocalisse offre una delle cristologie più ricche di tutto il nuovo testamento. A Cristo vengono attribuiti i titoli cristologici più belli: "l’Agnello", "il Testimone fedele", "l’Amen", "il Verbo di Dio", "il Figlio di Dio", "la stella luminosa del mattino" = N.d.R.).

 

VISIONE PREPARATORIA- (Ap 1,9-20)

La visione di Gesù Cristo glorioso fa da introduzione alle sette lettere.

Si indica: A) il luogo della visione: l’ISOLA DI PATMOS, un’isoletta nell’arcipelago dell’Egeo (N.d.R. = una delle Sporadi, sorge quasi di fronte a Mileto a circa 12 miglia geografiche da Efeso. Per testimonianza di Plinio il Vecchio (Hist. Nat., 4,12,23) serviva ai romani come luogo di deportazione dei condannati. San Giovanni era stato deportato a Patmos "a causa della parola di Dio", vale a dire per aver predicato il Vangelo = N.d.R.). B) il tempo: di DOMENICA; C) le modalità personali (Giovanni viene rapito dallo spirito) NON È LUI CHE SI PROCURA L’ESTASI. L’estasi non si può procurare con nessuno sforzo umano; è pura azione della grazia che afferra la persona, la eleva e le fa fare o vedere o sentire soltanto quello che Dio vuole che faccia o veda o senta! Giovanni cade in estasi e vede in profondità la storia umana e vede la storia della chiesa dentro la storia umana.

IO GIOVANNI... RAPITO IN ESTASI

(N.d.R. = Giovanni si trovò in uno stato soprannaturale),

NEL GIORNO DEL SIGNORE, (N.d.R. = greco = kyriakè heméra latino = domenica dies = N.d.R.) UDII DIETRO DI ME UNA VOCE POTENTE, COME DI TROMBA, (N.d.R. = ricorda le manifestazioni del Sinai - Es 19,16)

CHE DICEVA: "QUELLO CHE VEDI, (N.d.R. =  Blepein, vedere = considerare attentamente al presente, perché le visioni sono già cominciate = nella Koiné, il verbo Blepein è spesso usato per "vedere". Nell’Apocalisse designa le visioni soprannaturali = N.d.R.) SCRIVILO IN UN LIBRO E MANDALO ALLE SETTE CHIESE: A EFESO, A SMIRNE, A PERGAMO, A TIATIRA, A SARDI, A FILADELFIA E A LAODICEA.

1) Cristo è indicato come presente e attivo nella sua chiesa in preghiera (i sette candelabri d’oro). Gesù risorto è in mezzo alla chiesa e, pertanto, la Chiesa non è mai sola nella bufera della storia, ma è sostenuta dalla compagnia fedele e indefettibile di Gesù. 2) L’abbigliamento di Gesù indica la sua funzione sacerdotale. 3) Egli appartiene alla sfera celeste e ha le prerogative di Dio (capelli candidi). 4) È il messia che tiene in mano tutta la chiesa. E il Cristo glorioso della trasfigurazione (il suo volto assomigliava al sole).

 

ALCUNE IMPLICAZIONI SPIRITUALI

A) Anche noi come Giovanni — la Domenica dovremmo cadere in estasi (greco exstasis = uscire fuori di sé) per dedicarci solo al culto di Dio e alla carità. Uscire fuori di sé, non dedicarsi a se stessi ma — in modo particolare — a vivere la volontà e il culto di Dio. La Domenica dovrebbe essere il "ritiro spirituale della settimana".

B) Dovremmo andare in estasi durante la messa: avere occhi, pensiero e attenzione solo per Gesù, durante la messa, l’intelligenza, la volontà e a memoria devono essere concentrate, affascinate e afferrate solo al mistero che si sta celebrando.

C) Dovremmo andare in estasi durante la catechesi: la catechesi vera consiste nel rendere presente Gesù.

Se - quindi - Gesù è presente, dovremmo avere occhi, orecchie e attenzione solo per lui.

 

MAESTÀ DI GESÙ

"ORA COME MI VOLTAI PER VEDERE CHI FOSSE COLUI CHE MI PARLAVA, VIDI SETTE CANDELABRI D’ORO, (N.d.R. = Le suppellettili del Tabernacolo dell’Alleanza dovevano comprendere - secondo l’ordine dato a Mosè (Es 25,31-37) - un lampadario a sette bracci, destinato a ricevere sette lampade. Nel tempio, Salomone (1 Re 7,49) dispose dieci lampade o lampadari. Come le sette lampade del tempio significavano Israele, così ogni lampada rappresenta una Chiesa e il suo servizio divino. È meglio immaginare queste lampade accese.

Nella descrizione dell’Esodo LUXNIA indica il lampadario destinato a ricevere le sette lampade, LUXNOUS. È forse per questo che Areta parafrasa: lampadari che non hanno che il sostegno delle lampade. Notare quanto inadeguate sono le traduzioni correnti. CANDELIERE, CANDELABRI che suppongono un altro modo di illuminazione. Nel Dizionario di Kittel, si crede che LUXNIAI non possa che designare che LAMPADE. Molto opportunamente nel film "L’Apocalisse di San Giovanni Apostolo", non c’è l’amenorrah (Il candelabro ebraico a 7 braccia) ma sette lampade individuali, ognuna sostenuta da un lungo palo, che Gesù accende una per una. Ogni Chiesa - infatti - ha una sua pienezza perché riproduce l’unica Chiesa universale. È giusto quindi che siano 7 candelabri diversi e distinti, ma tutti perfettamente uguali = N.d.R.).

Il personaggio che appare è rivestito 1) COME I SACERDOTI (veste lunga = vestito d’abito talare (greco = PODESES = si tratta di una lunga veste che scendeva fino ai piedi edera portata da re e sacerdoti cfr. Es 28,4,31; Eccli 27,8; si tratta probabilmente dell’ebraico "ME’IL", veste del sommo sacerdote ricordata in Es 28,4 e 29.5 - cfr. GIUSEPPE FLAVIO in Antichità. III 7,2) essendo un segno di maestà e di grandezza (cfr. Is 6,4; Ez 9,2, ecc.)) e 2) porta COME I RE, una cintura d’oro. A Gesù sono attribuiti tutti i simboli della divinità (N.d.R. = GESÙ È SACERDOTE — RE E PROFETA: i tre uffici sono accorpati in Lui, non sono più separati come nell’A.T. = N.d.R.).

"E IN MEZZO AI CANDELABRI C’ERA UNO SIMILE A FIGLIO D’UOMO", (N.d.R. = il Messia appare nelle funzioni di messia regale (giudice escatologico, come in Daniele 7,13-14) la rappresentazione designa Cristo nelle sue attività terrene, storiche = N.d.R.).

"CON UN ABITO LUNGO FINO AI PIEDI (cfr. Dn 7,13; 10,16) (N.d.R. = è un sacerdote: cfr. Es 28,4; 29,5; Zc 3,4)

"E CINTO AL PETTO CON UNA FASCIA D’ORO (cfr. Dn 10,15) (N.d.R. = è indicata così la regalità; cfr. 1 Mac 10,89; 11,58; = N .d .R.).

"I CAPELLI DELLA TESTA ERANO CANDIDI, SIMILI A LANA CANDIDA, COME NEVE (N.d.R. = è indicata così l’eternità. Gesù è presentato come "L’Antico dei Giorni" di Daniele; cfr. Dn 7,9).

"AVEVA GLI OCCHI FIAMMEGGIANTI COME FUOCO" (N.d.R. = è indicata così la scienza divina "per scrutare gli affetti e i pensieri"; cfr. Dn 2,23).

"I PIEDI AVEVANO L’ASPETTO DEL BRONZO SPLENDENTE (cfr. Dn 10,6; Ez 1,7.13) PURIFICATO NEL CROGIUOLO" (N.d.R. = è indicata così la stabilità; per i "piedi di bronzo", cfr. Dn 2,31-45).

(N.d.R. = simili all’oricalco, indicano la sua marcia inarrestabile. Oricalco = greco = kalkolibanos, composto da kalkos rame; e libanos = incenso de libano = indicherebbe una specie di bronzo, bianco o brillante come l’incenso raccolto sul Libano. Alcuni pensano però che si tratta dell’elettro, metallo molto stimato nell’antichità, composto di oro, argento e di alcune pietre preziose, oppure di vetro = N.d.R.). La maestà di Gesù è terrificante: splendore delle gambe. del volto, potenza della voce.

"LA VOCE ERA SIMILE AL FRAGORE DI GRANDI ACQUE" (cfr. Ez 43,2).

(N.d.R. = "grandi acque": è un simbolismo per indicare il mare. Anche Ezechiele usò la stessa similitudine cfr. 1,24; 42,2 = N.d.R.).

"NELLA DESTRA TENEVA SETTE STELLE

(N d R = sono i sette Vescovi delle sette Chiese = N.d.R.).

"DALLA BOCCA GLI USCIVA UNA SPADA AFFILATA A DOPPIO TAGLIO" (N.d.R.= in greco: romfaia distomos: è un simbolismo per indicare la potestà giudiziale di Cristo. Richiama la profezia messianica del "virgulto della radice di Iesse" che giudicherà con giustizia i miseri, mentre percuoterà con la verga della sua bocca l’iniquo. La Parola di Dio è gioia per i cristiani fedeli, condanna per i cristiani infedeli = N.d.R.).

"E IL SUO VOLTO SOMIGLIAVA AL SOLE QUANDO SPLENDE IN TUTTA LA SUA FORZA".

Davanti ad un fenomeno così abbagliante - Giovanni cade a terra, si prostra a terra.

"APPENA LO VIDI, CADDI AI SUOI PIEDI COME MORTO. (N.d.R. = La stessa cosa avvenne a Daniele cfr. 7,17; 10,7; e anche agli Apostoli Mt 17,6 = N.d.R.).

"MA EGLI, POSANDO SU DI ME LA DESTRA, MI DISSE: NON TEMERE! IO SONO IL PRIMO E L’ULTIMO E IL VIVENTE (N.d.R. = Gesù si presenta con gli stessi attributi riservati dall’AT. a Jahwe (cfr. v.8). Gesù prende per sé il titolo che Isaia assegna al Dio d’Israele cfr. Is 44,6; 48,12. In questo modo, Gesù si presenta come l’unico criterio di lettura di tutta la storia umana = N.d.R.).

"IO ERO MORTO, MA ORA VIVO PER SEMPRE E HO POTERE SOPRA LA MORTE E SOPRA GLI INFERI. SCRIVI DUNQUE LE COSE CHE HAI VISTO. QUELLE CHE SONO E QUELLE CHE ACCADRANNO DOPO". (N.d.R. = Giovanni scrive le visioni: queste visioni riguardano 1) Il presente, "le cose che hai visto; 2) e il futuro, "le cose che accadranno dopo"; cioè il destino totale del mondo = N.d.R.).

"QUESTO È IL SENSO RECONDITO DELLE SETTE STELLE CHE HAI VISTO NELLA MIA DESTRA E DEI SETTE CANDELABRI D’ORO, ECCOLO: LE SETTE STELLE SIMBOLEGGIANO GLI ANGELI DELLE SETTE CHIESE (N.d.R. = cioè i Vescovi di quelle chiese. Da questo si vede chiaramente che già ai tempi in cui fu scritta l’Apocalisse (95 d.C.) ogni Chiesa particolare aveva il suo proprio Vescovo, e che quindi l’episcopato monarchico risale al tempo degli Apostoli ed è perciò di istituzione divina = N.d.R.).

"LE SETTE LAMPADE SONO LE SETTE CHIESE".

(N.d.R. = Perché queste sette Chiese e sono omesse invece comunità importanti come IERAPOLI, TRALLE, MAGNESIA? Attraverso queste sette Chiese il messaggio raggiunge e riguarda tutte le altre Chiese. Nelle 7 lettere sono indicate le qualità di fondo che un vero cristiano deve possedere e che consentiranno di affrontare e superare qualsiasi persecuzione e, insieme, le qualità negative da cui il Signore è particolarmente offeso e che il cristiano deve eliminare. Già Vittorino vedeva qui la Chiesa Cattolica: quod uni dicit, omnibus dicit.

 

 

 

 

 

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Pubblicato da "Profezie per il Terzo Millennio" su autorizzazione del direttore di redazione di "Fede e Cultura", don Guglielmo Fichera.

 


 

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