I PADRI DELLA CHIESA, NOSTRI AMICI

 

 

 

IL FASCINO DEI PADRI

La mia conoscenza dei Padri della Chiesa cominciò in modo piuttosto imprevisto, in anni giovanili. Avevo 14 anni e partecipavo ad un raduno di giovani cattolici in un grande palazzetto dello sport. Appesi alle pareti, intervallati da slogan di sapore evangelico, vidi dei grandi striscioni che riportavano nomi piuttosto esotici, Ireneo, Atanasio, Cipriano, Giustino e altri. Non avevo assolutamente idea della loro origine, pensavo fossero degli eroi o dei santi appartenuti alla gioventù cattolica, e durante il convegno non ebbi modo di soddisfare pienamente la mia curiosità. Solo qualche anno dopo, assaggiando i primi studi liceali di filosofia, appresi con una certa vaghezza che si trattava di "padri della Chiesa", effettivamente dei santi cattolici, vissuti però molti secoli fa, che quindi non potevano riferirsi direttamente all’esperienza giovanile a cui partecipavo. Archiviai quell’informazione senza ritornarci sopra per molto tempo, ma piano piano i "padri" cominciarono a insinuarsi sempre più nel mio cammino di fede e di conoscenza, fino a esplodere in tutta la loro vitalità durante gli studi seminaristici; da allora non mi hanno più lasciato, richiamandomi spesso con voce tonante ad ascoltare i tanti insegnamenti che possono dare anche nella vita di oggi, nel terzo millennio.

Si potrebbe, con semplice pedanteria scolastica, ricordare che i Padri sono quegli scrittori cristiani dei primi otto secoli del cristianesimo che con le loro opere hanno reso più accessibile e comprensibile a tutti la verità del Vangelo; che grazie al loro impegno e, spesso, al loro sacrificio, hanno sconfitto il paganesimo e fissato le regole della dottrina cristiana, che ancora oggi ripetiamo nel "Credo" della Messa domenicale; che seppero salvare il patrimonio dell’antichità classica greca e romana, custodendolo nei monasteri in cui si rinchiusero in tempi di invasioni barbariche. Messa così la loro memoria rimarrebbe degna soltanto dei manuali scolastici e delle biblioteche curiali, a disposizione di studenti e specialisti di teologia e di archeologia. In realtà la loro popolarità è aumentata enormemente negli ultimi cinquant’anni, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, presso la gran massa dei fedeli, dopo un periodo di relativa eclisse; e del resto questi uomini sono stati letti e amati da schiere innumerevoli di credenti e non credenti lungo tutto il percorso bimillenario della Chiesa di Cristo, tanto che, per fare un esempio, le "Confessioni" di sant’Agostino hanno avuto nel tempo una diffusione inferiore soltanto a quella del Nuovo Testamento. Le edizioni degli antichi testi dei Padri, riviste e ritradotte in tutte le lingue moderne, si susseguono e si esibiscono in tutte le librerie cattoliche e non, spesso con copertine sgargianti e lussuose, come i migliori best-seller, oppure in formato "pocket", in modo da poterle portare comodamente con sé anche durante un viaggio in treno.

 

ATTUALITÀ DEI PADRI

Non c’è da stupirsi di questo successo. I Padri hanno qualcosa in più. rispetto a tutti gli autori religiosi delle epoche loro successive: sono molto più vicini all’epoca della rivelazione di Gesù per le strade della Palestina, e vissero in un mondo che non era affatto cristiano, anzi lo diventò assai lentamente e in buona parte proprio per merito loro; ciò che li rende ancora più attuali, visto che oggi viviamo ormai in un mondo che è sempre meno cristiano, e in buona parte proprio per colpa nostra, di quelli che vanno in chiesa e dicono le preghiere, ma fanno sempre più fatica ad annunciare il Vangelo di Gesù ai propri contemporanei. Per questo a molti è venuta l’idea di rubare i segreti dell’evangelizzazione a quegli uomini antichi e gloriosi. Soltanto che i Padri sono tutt’altro che un’antologia di regole del perfetto cristiano; sono persone estremamente vivaci e passionali, che seppero gettarsi anima e corpo in dispute e controversie anche su piccole sfumature dei dogmi di fede, cercando sempre di risalire dai dettagli alle verità supreme, senza abbassarsi ai livelli del pettegolezzo e del conformismo mondano delle discussioni da bar o da salotto come avviene ai nostri giorni, quando si discute solo di contraccettivi - matrimonio dei preti - sacerdozio alle donne, come se tutto il Vangelo si esaurisse in questioni di etica matrimoniale o di parità dei sessi.

 

SANTITÀ DEI PADRI

La prima passione dei Padri fu senz’altro la partecipazione alla Passione di Nostro Signore. Infatti per circa trecento anni vissero in mezzo a persecuzioni di ogni genere, e le loro lettere o le omelie che sono giunte fino a noi ci raccontano del martirio di tanti cristiani, uomini, donne, giovani e anziani che sparsero il loro sangue così abbondantemente da garantire un raccolto fecondo nel campo di Dio per moltissimi secoli. I Padri stessi furono spesso dei martiri, e quando non riuscivano a donare la loro vita per Cristo, cercavano in ogni modo di essere degni della memoria dei loro padri e fratelli. La madre di Origene, un giovane maestro di Alessandria d’Egitto che avrebbe dato inizio allo studio sistematico della teologia e insegnò a tutti l’interpretazione della Scrittura e i metodi della preghiera, nel 202 dovette nascondere i vestiti del figlio, per impedirgli di raggiungere il padre Leonida, mandato nell’arena per essere divorato dai leoni; sempre ad Alessandria (la grande metropoli della cultura, dove si giocarono i destini del cristianesimo universale) un altro giovane, Antonio, per emulare i martiri (era cessata la persecuzione) vendette tutta l’eredità di famiglia e andò a vivere in un sepolcro, imitato presto da migliaia di contemporanei: nasceva così il monachesimo cristiano, intorno al 270. Il più famoso vescovo dei primi secoli, Ignazio di Antiochia, nel 140 dovette supplicare i cristiani di Roma di non corrompere i funzionari imperiali per evitargli il martirio: egli voleva che il suo corpo venisse frantumato "come l’Eucarestia".

 

PADRI E PROFEZIA

Grazie ai Padri si convertì perfino l’imperatore di Roma Costantino, dopo che persecuzioni e continue diffamazioni avevano cercato per trecento anni di fare sparire questo gruppo di "strani uomini" che con il loro messaggio metteva in crisi tutti i valori tradizionali dell’impero: la forza fisica, l’onore della battaglia, la superiorità morale. Essi parlavano invece di amore e di umiltà, e non riconoscevano altro padrone oltre a quello che sta nei cieli. Eppure avevano più coraggio dei soldati, di fronte alle prove più crudeli, e seppero fare di Roma il regno della carità e del perdono. Introdussero nel mondo la libertà e la misericordia, ma seppero combattere con le armi della predicazione e della preghiera, quando iniziarono i tentativi di piegare il Vangelo alle ideologie mondane della filosofia e della politica: nel "periodo d’oro" della patristica, il IV e V secolo, si elevarono come giganti spesso solitari contro i partiti degli eretici, dando alla fede cristiana una forma e una dignità culturale che permette ancora oggi di difendere il Vangelo da tutti i tentativi di strumentalizzazione e di emarginazione da parte dei "poteri forti" e degli intellettuali al loro servizio (oggi diremmo: dei giornali e della televisione). Ireneo di Lione, Atanasio di Alessandria, Basilio di Cesarea, Ambrogio di Milano e Agostino di Ippona: sono solo alcuni tra i tanti nomi che andrebbero ricordati non meno degli apostoli e degli evangelisti. Basti ricordare la vicenda di san Gregorio di Nazianzo, l’amico di Basilio, che lo fece ordinare prete e vescovo contro la sua volontà (dovettero riprenderlo più volte dalla fuga) per meglio combattere gli ariani, mentre egli desiderava solo di poter scrivere poesie nella quiete del monastero. Quando nel 379 lo catapultarono a Costantinopoli, la capitale dell’Impero d’Oriente, per diventarne il patriarca, tutte le 500 chiese della città erano occupate dagli eretici, tanto che per dire la Messa fu costretto a chiedere l’ospitalità di un amico facoltoso, che gli prestò il cortile della sua villa. Si mise quindi a predicare nelle piazze: con cinque discorsi riuscì a convincere la popolazione a seguirlo, e proprio quei discorsi furono poi usati per scrivere il Credo Niceno-Costantinopolitano, che ancora oggi sappiamo a memoria. Dopo aver riconquistato il mondo alla vera fede, durante il Concilio che proclamò il Credo si accorse che molti sacerdoti ricominciavano subito con gli intrighi, per ottenere piccole soddisfazioni umane, e senza neanche aspettare la fine del Concilio se ne scappò di nuovo nel deserto, dove rimase finalmente indisturbato a scrivere poesie per vent’anni.

 

MAESTRI DI VITA

La storia di Gregorio Nazianzeno ricorda peraltro quella di molti altri padri, che amavano la letteratura, la musica, le arti e la vita in tutte le sue espressioni. Erano tutt’altro che dei funzionari o dei "bacchettoni", simili ai monsignori curiali dei tempi odierni, con i loro colletti alti e le vesti filettate (per non parlare dei prelati dell’epoca barocca, che facevano la vita dei principi). Erano uomini semplici e liberi, che vivevano in mezzo ai pagani e frequentavano le loro università (la scuola cattolica apparve dopo l’anno 1000), e avevano timore della dignità del sacerdozio o dell’episcopato. Il martire Giustino (sempre ad Alessandria, ma ucciso a Roma nel 160) si metteva sulle spalle il mantello rosso dei filosofi greci, e andava per il mondo a discutere con chiunque della "vera filosofia", cioè del Vangelo. Il grande vescovo Ambrogio, che sconfisse l’arianesimo a Milano alla fine del IV secolo, non era neppure battezzato quando fu proclamato vescovo a furor di popolo (era il governatore della città), e i primi anni di episcopato, oltre al governo della Chiesa, si dedicò allo studio delle Scritture e degli altri Padri, con una dedizione tale che il giovane filosofo Agostino, ateo e libertino, vedendolo studiare la Bibbia si convinse che in quelle parole doveva esserci una verità che gli era sfuggita, e divenne il più grande teologo dell’Occidente cristiano.

Potremmo raccontare molte storie, e ricordare molte parole sublimi e geniali dei Padri, maestri di vita e di fede per tutte le generazioni successive. Ma è senz’altro meglio andarli a cercare di persona, leggendo le loro opere, spesso faticose da comprendere per noi che viviamo a tanti secoli di distanza, ma così piene di insegnamenti e di testimonianze così vere, da sembrare scritte ieri e l’altro ieri. Molti autori contemporanei si sono sforzati di diffondere il loro pensiero, aiutandoci a scoprirne tutta la bellezza e il valore, tanto che anche oggi i Padri sono accessibili a tutti, come degli amici sinceri, capaci di sostenerci nelle difficoltà e trasmetterci l’entusiasmo della fede in Gesù, il vero Amico dell’uomo.

Don Stefano Caprio

 

Da Per maggiori informazioni cliccare sul logo n.15 - novembre 2003 (per maggiori informazioni cliccare sul logo).
Pubblicato da "Profezie per il Terzo Millennio" su autorizzazione del
direttore di redazione di "Fede e Cultura", don Guglielmo Fichera.

 

 


Per saperne di più sulla vita dei principali Padri della Chiesa consulta nel nostro sito le seguenti pagine:

S. Ireneo
S. Ippolito
Lattanzio
S. Cirillo di Gerusalemme
S. Efrem
S. Ambrogio
S. Ilario di Poitiers

S. Agostino
S. Giovanni Crisostomo
S. Girolamo
S. Benedetto
S. Gregorio Magno
S. Giovanni Damasceno

 


 

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