La profezia di Sant'Angelo Carmelitano

 

La seguente profezia, attribuita a Sant'Angelo Carmelitano (detto anche Sant'Angelo di Gerusalemme o di Sicilia), sarebbe stata riferita dal suo compagno nel deserto Enoc e venne pubblicata nel 1656 da padre J. B. de Lezana nei suoi Annales Sacri Prophetici (tomo 4, pagg. 223-225). La proponiamo a seguire nella versione tradotta dal latino pubblicata nel libro Il vaticinatore (pagg. 270-274; cfr. nota in calce). Il testo in alcune parti è stato da noi adattato all'italiano moderno per rendere più intelligibili i termini antichi e desueti che altrimenti risulterebbero di difficile comprensione.

 

Nell'anno 1219, Sant'Angelo viveva da cinque anni nei deserti del Giordano, assorto in ferventi preghiere ed in profonde contemplazioni, quando ebbe la visione di Gesù accompagnato da una corte di angeli e beati. Cristo, mosso dalle fervide preghiere di Sant'Angelo, gli predisse quali regni e province cristiane sarebbero state invase, saccheggiate e possedute dai musulmani; come pure l'ampio dominio e ingrandimento dell'Impero Ottomano, e molti altri avvenimenti, miserie ed afflizioni che sarebbero accadute alla cristianità come castigo per sue colpe. Il Signore gli preannunciò tali eventi con queste parole:

"Sappi, o Angelo (e lo predicherai a miei seguaci con costanza di cuore e zelo della mia legge), che la città di Gerusalemme resterà lungo tempo sotto il dominio degli Agareni [i musulmani; N.d.R.], la quale, non molto tempo dopo averla posseduta, sarà da essi quasi del tutto atterrata e distrutta. La stessa Giudea, la Samaria, la Galilea, e tutta la Terra Promessa, la Cappadocia e l'Egitto, con molti altri regni, e parecchie province dell'Asia e dell'Africa, pochi anni dopo cadranno totalmente in potere degli Ismaeliti [i musulmani; N.d.R.]; e i luoghi dove tu vedi ora celebrarsi le mie lodi, i monasteri cioè, gli ospizi, le chiese ed i santuari, saranno demoliti e abbattuti. I riti cristiani rimarranno quasi ovunque aboliti; e, dopo breve tempo, tutta quella parte del mondo denominata Asia Minore cadrà sotto il dominio di Maometto per opera dell'Ottomano, i cui successori invaderanno la Grecia tenendola quasi del tutto occupata e posseduta, e crescendo sempre più il loro potere per mare e per terra, arrecheranno terrore a quasi tutti i popoli e nazioni, annettendo nel loro dominio perfino il regno d'Albania, la Dalmazia e la Rassia [l'odierna Serbia; N.d.R.]. Non molto dopo la stessa città di Gerusalemme, con tutto ciò che sta in potere degli Ismaeliti, cadrà sotto la dominazione degli Ottomani; i quali giungeranno ad espugnare le più cospicue fortezze dei cristiani. L'Ungheria stessa sarà da essi più e più volte invasa, assalita e quasi distrutta, a segno che l'Europa ne sentirà terrore e molestia. L'Italia ancora, nel cui seno giace la sede di Pietro, verrà per lungo tempo e soventi volte travagliata da perduranti e orrende guerre è sarà spettatrice d'incendi, di spargimento di sangue, di rovine e di un quasi sterminio.

Pesti, carestie e divisioni precederanno ed accompagneranno queste stragi e disastri, perché al sommo esacerbato il cuore del Padre mio, si vendicherà con sdegno e furore sugli ingrati e irriconoscenti figli. Accadranno questi castighi per le scelleratezze principalmente ed enormità di coloro che fanno della cristianità una Babilonia, ne dissipano i santuari, seminano iniquità, odio e rancore nel popolo, e lo spalleggiano e lo spingono verso l'empietà, le più turpi immondezze, scelleratezze e peccati".

Sbigottito il Santo nel sentirsi predire dalla bocca stessa di Cristo i flagelli che dovevano cadere, gli chiese, tra lacrime e sospiri, quando lo sdegno divino si sarebbe abbattuto sui cristiani, onde giovarsene con zelo e maggior energia nelle sue predicazioni, per cercare di correggerli per tempo da quelle scelleratezze che dovevano causare tali dolorosi avvenimenti.

Il Redentore replicò ad Angelo con queste parole:

"Quando la Chiesa, spento e perduto l'antico splendore, rimarrà poco meno che vedova, derelitta ed abbandonata;

quando il soglio pontificio e l'accresciuto suo regno avranno molti pretendenti, e verranno questi fra loro a contesa;

quando, sotto manto di santità e di religione verranno ingannati i popoli da persone ipocrite, e che la Chiesa sarà ridondante di sette, nelle quali alzerà il trono la superbia, l'ambizione, la lascivia, con tutta la comitiva dei vizi;

quando i prìncipi, tra di loro divisi, si contenderanno l'un l'altro il dominio, e saranno i monarchi fra loro contrari e sorgerà pontefice contro pontefice, sarà turbata appieno la pace e quiete de popoli, le cui interne discordie saranno cagione di stragi e rovine;

quando le eresie saranno quasi ovunque prevalenti e la vera fede poco meno che estinta, ed i sudditi, coi loro sovrani o reggitori saranno pervertiti dalle vanità e pazzie;

allora sarà il tempo in cui l'Eterno mio Padre sfogherà il suo sdegno e furore, e permetterà che i suoi figli ingrati, bersagliati siano dai nemici del mio nome.

Tutto ciò, o Angelo, con costanza e intrepidezza predicherai ed annunzierai al popolo cristiano, onde egli sappia essere dovuti alle colpe sue i castighi preannunziati".

Il Santo, uditi i terribili castighi minacciati, tutto commosso ed atterrito, rivoltosi a Gesù Cristo, così lo pregò:

"Deh Signore, abbi pietà della tua Chiesa; allontana l'ira tua dal tuo popolo, per il quale misericordiosamente tanto hai patito; libera da tali flagelli i figliuoli tuoi che al prezzo del sangue tuo hai redenti! Manda finalmente chi liberi Gerusalemme, la santa tua città, e la tolga dalla schiavitù e dal potere dei suoi nemici".

A cui il Divin Salvatore rispose:

"Allorché il mio popolo conoscerà i propri errori e contrito farà penitenza dei suoi peccati, abbraccerà la giustizia e persevererà in essa, verrà colui che deve liberar lui e la santa città; egli stabilirà la pace fra le genti, e sarà la consolazione dei giusti".

Profondamente commosso, con santo ardire Angelo replicò:

"Chi sarà quell'uomo che avrà da liberare la tua città?"

E Cristo benignamente gli rispose:

"Verrà un Re dell'antica gente e stirpe francese, insigne per la sua pietà verso Dio; costui sarà bene accolto ed amato da tutti i principi cristiani professanti la fede ortodossa. Crescerà oltremodo la potenza sua per mare e per terra, aiuterà la Chiesa nel riacquistare le più indispensabili sue pertinenze già quasi interamente perdute, e congiunto al Romano Pontefice, renderà la cristianità purgata dagli errori, e restituirà la Chiesa in quello stato che dai buoni fu sempre desiderato. Egli adunerà eserciti, e li spedirà dovunque ne sia il bisogno; gran moltitudine di gente armata volontariamente li seguirà: in questi combattimenti quelli che spargeranno il sangue loro in onore del nome mio avranno gloria e premio eterno. Intanto questo monarca, avendo allestita una poderosa flotta, valicherà il mare, libererà la santa città di Gerusalemme, ristabilirà il mio culto e riedificherà le chiese distrutte".

E ciò detto, Cristo, circondato da una candida nube, scomparve dagli occhi di Angelo.

 

 

Fonti:

"Il vaticinatore - Nuova raccolta di profezie e predizioni che forma continuazione a quella intitolata I futuri destini degli stati e delle nazioni", autore sconosciuto, Tip. italiana di F. Martinengo e Comp., Torino, 1863.

 

Consulta anche le note biografiche su Sant'Angelo Carmelitano

 

A cura di Profezie per il Terzo Millennio - febbraio 2019
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