CATECHESI SULL'APOCALISSE
DI SAN GIOVANNI APOSTOLO

don Guglielmo Fichera

1ª puntata - 3ª parte

 

 

 

LE LETTERE ALLE SETTE CHIESE
(Ap 2,1-3 - 3,22)

Benché siano indirizzate a Chiese particolari, gli insegnamenti in esse contenuti sono destinati alla Chiesa universale, la quale in tutti i tempi avrà da subire delle persecuzioni, vedrà sorgere eresie, e avrà bisogno che i suoi figli si mantengano - sempre e dovunque - fedeli a Gesù e agli impegni presi col battesimo: questa è l’unica risposta efficace ad ogni forma di crisi!!!

In queste sette lettere troviamo un unico grande messaggio articolato in sette parti. Esse sono tutte costruite con lo stesso schema:

• indirizzo;

• autopresentazione di Cristo (così parla "Colui che è", richiama l’AT: "Così parla Jahweh");

• giudizio sulla singola Chiesa con una valutazione degli elementi positivi e negativi ("conosco le tue opere");

• esortazione particolare (ricorda, non temere, ravvediti, ecc.);

• esortazione generale ("chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese");

• promessa di un dono in prospettiva escatologica ("a chi vince darò", ecc).

Gesù si rivolge alla sua Chiesa - la giudica e la purifica con le sue parole. Il messaggio ha una portata generale e perenne: gli accenni alle situazioni particolari sono universalizzati mediante la simbolizzazione dei nomi (ad es. Gezabele, Nicolaiti, ecc.).

Al posto delle prospettive cosmiche, nelle 7 lettere abbiamo delle preoccupazioni pastorali. Bisogna preparare la Chiesa per la grande prova che comincia: la lotta contro le potenze esteriori del male esige un’assoluta intensità, fedeltà e conformità alla verità, al suo interno, con tutta la vita cristiana. È questo l’obiettivo della sette lettere: al di là delle singole comunità Gesù si rivolge a tutta la Chiesa per disporla al conflitto inevitabile e perpetuo tra le due città (Città di Dio e la Città degli idoli) e indicarle la strada per vincere ogni male.

 

1) ALLA CHIESA DI EFESO (Ap 2,1-7)

[Efeso era una città sul mar Egeo (200-250 mila abitanti). Efeso era famosa per il tempio della dea Artemide e per la diffusione di culti magici contro i quali predicò l’apostolo Paolo nell’anno 54].

"ALL’ANGELO DELLA CHIESA DI EFESO SCRIVI:

(N.d.R. = cioè al Vescovo della Chiesa: se devi mandare una lettera ad una Chiesa la mandi al Vescovo, altrimenti la mandi solo ad un suo membro particolare, ma non la mandi a tutta la Chiesa: solo il Vescovo rappresenta tutta la Chiesa = N.d.R.).

COSÌ PARLA COLUI CHE TIENE LE SETTE STELLE NELLA SUA DESTRA E CAMMINA IN MEZZO AI SETTE CANDELABRI D’ORO"

(N.d.R. = così come cammina un pastore tra il suo gregge = N.d.R.)

CONOSCO LE TUE OPERE (N.d.R. = cioè la tua condotta come pastore = N.d.R.), LA TUA FATICA E LA TUA COSTANZA, PER CUI NON PUOI SOPPORTARE I CATTIVI (N.d.R. = nel senso che giustamente non ha per loro quella falsa tolleranza che li lascia precipitare nella perdizione = N.d.R.);

2) LI HAI MESSI ALLA PROVA QUELLI CHE SI DICONO APOSTOLI E NON LO SONO (N.d.R. = FALSI APOSTOLI. Già San Paolo aveva predicato contro questi falsi apostoli, cfr. 2 Cor 11,13; 2 Tm 2,16-18; 3,2ss; cfr. At 20,28-31; 2 Pt 2,1; Giuda 1,18; Gesù loda la fedeltà alla verità, la costanza e la rettitudine dottrinale (vv. 2-3) però la Chiesa è venuta meno a quel livello ottimale di AMORE verso Cristo che essa aveva prima (v. 4) = N.d.R.)

- E LI HAI TROVATI BUGIARDI. SEI COSTANTE E HAI MOLTO SOPPORTATO PER IL MIO NOME, SENZA STANCARTI. HO PERÒ DA RIMPROVERARTI CHE HAI ABBANDONATO IL TUO AMORE DI PRIMA (N.d.R. = non gli viene rimproverato di aver perduto completamente la carità, ma solo di essersi rilassato. È come se un marito o una moglie dicesse al coniuge: "Non mi ami più con l’intensità dei primi tempi del nostro amore = N.d.R.).

RICORDA DUNQUE DA DOVE SEI CADUTO, RAVVEDITI E COMPI LE OPERE DI PRIMA. SE NON TI RAVVEDERAI, VERRO DATE (N.d.R. = non si tratta dell’ultima venuta di Cristo, la Parusia = N.d.R.).

E RIMUOVERÒ IL TUO CANDELABRO DAL TUO POSTO.

(N.d.R. = cioè verrà tagliata fuori dalla comunione liturgica. Efeso perderà il rango di metropoli religiosa = N.d.R.).

TUTTAVIA HAI QUESTO DI BUONO, CHE DETESTI LE OPERE DEI NICOLAITI, CHE ANCH’IO DETESTO (N.d.R. = A) Ci sono cose che Gesù detesta, cioè da cui è disgustato. Esse sono soprattutto le dottrine e le opere false e peccaminose.

B) NICOLAITI = Al dire di Sant’Ireneo (Adv., Haer. I,6; III, 11) e di Tertulliano (De Pudicizia, 29,6), di Clemente A. (Stremata, II,20), ecc. essi insegnavano che le voluttà sensuali non contaminavano lo spirito e non erano peccati (cfr. 2 Pt 1,10; 15-16) (N.d.R. = è forse l’errore che oggi andrebbe sotto la voce di "opzione fondamentale", la cui cattiva interpretazione il Papa condanna nella "Reconciliatio et penitentia", al n. 17 = N.d.R.) e di più negavano la divinità di Cristo e professavano alcuni errori gnostici. Probabilmente questi eretici, per dare più credito alle loro false dottrine, le dicevano derivate dal Diacono Nicolao (cfr. At 6,5). Alcuni Padri credono però che il Diacono Nicoalo sia diventato veramente eretico e capo dei Nicolaiti (Philosoph., / ,36); altri invece lo scusano da colpa, pur ritenendo che alcune sue parole abbiano dato occasione agli eretici di abusare del suo nome (Clemente A., Esusebio, ecc.); altri poi ritengono che da lui abbiano avuto origine i Nicolaiti (Ireneo, Tertulliano, ecc.), ma non si pronunziano sulla sua colpevolezza. La cosa quindi è molto incerta = N.d.R.).

"CHI HA ORECCHI" (N.d.R. = è una formula già usata da Gesù cfr. Mt 11,15, ecc.= N.d.R.). ASCOLTI CIÒ CHE LO SPIRITO DICE ALLE CHIESE (N.d.R. = l’uso del plurale fa capire con certezza che quindi tutto quello che viene detto all’Angelo - il Vescovo - di una Chiesa particolare, viene riferito a tutta la Chiesa e a tutte le Chiese = N.d.R.)

"AL VINCITORE DARÒ DA MANGIARE DELL’ALBERO DELLA VITA" (N.d.R. = cioè darò la vita eterna = N.d.R.) CHE STA NEL PARADISO DI DIO".

 

2) ALLA CHIESA DI SMIRNE (Ap 2,8-11)

[A Smirne c’era una comunità giudaica molto ostile alla diffusione del Vangelo, al punto tale che ebbe un certo rilievo anche nel martirio del Vescovo san Policarpo (circa 50 anni dopo). Smirne si trova nel Mare Egeo, a circa 18 leghe a nord di Efeso. Sappiamo che nella prima metà del secondo Secolo ne era Vescovo S. Policarpo, ma non sappiamo se egli ne era Vescovo già al tempo dell’Apocalisse.]

(8) ALL’ANGELO DELLA CHIESA DI SMIRNE SCRIVI: COSI PARLA IL PRIMO E L’ULTIMO, CHE ERA MORTO ED È TORNATO IN VITA:

(N.d.R. = Gesù si presenta come "il primo e l’ultimo". Egli è all’inizio e alla fine della storia della salvezza. Ancora una volta viene affermata l’assoluta Signoria di Cristo. La chiesa si trova in un a situazione difficile: è oggetto di persecuzione anche da parte dei giudei, è povera. Le difficoltà sono destinate piuttosto ad accentuarsi in un prossimo futuro (vv. 9-10). ma Cristo assiste la chiesa. Così la sua povertà diventerà ricchezza.

I giorni della tribolazione sono contati (dieci giorni); se la chiesa continuerà ad essere fedele fino alla morte, otterrà in dono la pienezza della vita e non dovrà temere la perdizione definitiva (la "morte seconda", v. 11) = N.d.R.).

(9) "CONOSCO LA TUA TRIBOLAZIONE E LA TUA POVERTÀ"

(N.d.R. = è povera davanti agli uomini, ma ricca davanti a Dio. Povertà e tribolazioni per il regno di Dio, sono doni preziosissimi = N.d.R.)

- TUTTAVIA SEI RICCO - (N.d.R. = è una Chiesa ricca spiritualmente) - E LA CALUNNIA DA PARTE DI QUELLI CHE SI PROCLAMANO GIUDEI E NON LO SONO, MA APPARTENGONO ALLA SINAGOGA DI SATANA.

(N.d.R. = I giudei quando perseguitavano i cristiani, dimostravano di essere figli del diavolo (cfr.. Gv 8,42-44); e per questo sono detti "sinagoga di satana". "Avendo rigettato il messaggio evangelico e opponendosi alla sua espansione nel mondo, i Giudei sono tali solo di nome, poiché secondo il pensiero di Paolo "non è giudeo quello che è all’esterno, ma quello che è all’interno", chi non porta più "la circoncisione del cuore nello spirito è (Nm 16,3) ormai una sinagoga di Satana" (Nuovissima Versione della Bibbia, Apocalisse, San Paolo, 2002, p. 61). Non sono più veri giudei perché odiano la verità e invece di servire Dio, servono satana. I veri "giudei" sono ormai i cristiani. Bisogna riconoscere però che anche noi non siamo veri cristiani se non amiamo la verità e non serviamo Dio = N.d.R.)

(10) NON TEMERE CIÒ CHE STAI PER SOFFRIRE: ECCO, IL DIAVOLO STA PER GETTARE ALCUNI DI VOI IN CARCERE, PER METTERVI ALLA PROVA E AVRETE UNA TRIBOLAZIONE PER 10 GIORNI. SI FEDELE FINO ALLA MORTE (N.d.R. = "sii fedele fino alla morte": cioè fino a versare il tuo sangue se sarà necessario; cfr. Ap 12,11; At 22,4; Ebr 12,4; cfr.2 Mac 7: il martirio dei sette fratelli Maccabei. "Il Diavolo" o Satana o "il Tentatore" (in greco: o peirazon). "10 giorni": ricordano i 10 giorni della "prova" a cui furono sottoposti Daniele e i suoi compagni (Dn 1,12) e indicano, nel simbolismo giovanneo, una durata limitata. = N.d.R.)

E TI DARO LA CORONA DELLA VITA (N.d.R. = cioè la vita eterna = N.d.R.).

(11) CHI HA ORECCHI,ASCOLTI CIÒ CHE LO SPIRITO DICE ALLE CHIESE: IL VINCITORE NON SARÀ COLPITO DALLA SECONDA MORTE" (N.d.R. = la morte seconda è la dannazione eterna cfr. Ap 20,14; 21,8. La prima morte è la morte fisica, ossia la separazione dell’anima dal corpo; cfr. Mt 10,8 = N.d.R.).

 

3) ALLA CHIESA DI PERGAMO (Ap 2,12-18)

[Pergamo si trova a circa 100 Km a nord di Smirne. In essa c’era la celebre biblioteca, l’altare colossale a Zeus, e il tempio di Esculapio (Questa divinità pagana era rappresentata dal serpente, ora satana è chiamato proprio "serpente antico"; cfr. Ap 12,9; 20,2; Gen 3,1, ecc.) in cui molti venivano a cercare la guarigione. Pergamo nell’antichità era famosa per la biblioteca. A Pergamo i documenti incominciarono a essere scritti, in alternativa al fragile papiro egiziano, su pelli di pecora dette "pelle di Pergamo" o "pergamena". A Pergamo c’erano molti templi pagani: i cristiani dovevano difendere la loro fede da queste nefandezze, cioè dall’adorazione di uomo! Pergamo era dunque, particolarmente pagana: queste manifestazioni idolatriche giustificano ampliamente il titolo dato alla città di "trono di satana" ("dove satana ha il suo trono")].

"(12) ALL’ANGELO DELLA CHIESA DI PERGAMO SCRIVI: COSÌ PARLA COLUI CHE HA LA SPADA AFFILATA A DUE TAGLI. (13) SO CHE ABITI DOVE SATANA HA IL SUO TRONO":

(N.d.R. Probabilmente a Pergamo è molto forte il culto imperiale. Forse la dottrina di Balaam è l’eresia dei Nicolaiti. Queste designazioni sono veterotestamentarie. Ricordano la contaminazione pagana d’Israele e sono un monito alla Chiesa di tutti i tempi = N.d.R.)

TUTTAVIA TU TIENI SALDO IL MIO NOME E NON HAI RINNEGATO LA MIA FEDE NEMMENO AL TEMPO IN CUI ANTIPA, IL MIO FEDELE TESTIMONE, FU MESSO A MORTE NELLA VOSTRA CITTÀ, DIMORA DI SATANA. (N.d.R. = probabilmente questo Antipa è stato Vescovo di Pergamo e soffrì il martirio sotto Domiziano = N.d.R.).

(14) MA HO DA RIMPROVERARTI ALCUNE COSE: 1) HAI PRESSO DI TE SEGUACI DELLA DOTTRINA DI BALAAM, IL QUALE INSEGNAVA A BALAK A PROVOCARE LA CADUTA DEI FIGLI D’ISRAELE, SPINGENDOLI A MANGIARE CARNI IMMOLATE AGLI IDOLI E AD ABBANDONARSI ALLA FORNICAZIONE.

(N.d.R. = Secondo una tradizione giudaica (cfr. Nm 31,16) Balaam suggerì a Balak, re di Moab, di attirare gli israeliti all’idolatria (feste impure in onore di Beelfegor; cfr. Num 25, 1-2; 31,16; Giuda 11, ecc.) con l’aiuto delle figlie di Moab (Nm 25,1-3), le quali avevano il compito di farli allontanare dalla vera fede e di convertirli all’idolatria, facendo anche mangiare loro carni di animali immolati. La fornicazione è immagine dell’infedeltà e dell’idolatria. Già San Paolo aveva tuonato contro coloro che professano un libertinaggio morale, in contrasto con le esigenze della morale cristiana. = N.d.R.)

(15) COSÌ PURE HAI DI QUELLI CHE SEGUONO LA DOTTRINA DEI NICOLAITI.

(N.d.R.= Dio, che è verità detesta dottrine false e ingannatrici. I NICOLAITI dell’Asia Minore, a quanto sembra affini ai CAINITI, che facevano risalire la loro origine al diacono Niccolò di Gerusalemme (At 6,5) e avevano in bocca la parola d’ordine doversi abusare dei piaceri carnali per uccidere la concupiscenza (cfr. Ap 2,6,15; Iren. I,26.3; Clem. Strom. II, 20; III,4: A.v. Harnack. Journal of Religion 1923, 413-21;). Essi certamente permettevano ogni licenza di costumi. I Padri menzionavano in modo speciale i Cainiti, come una setta spudoratamente impudica, che stimava veri pneumatici e martiri della verità, tutti i personaggi che l’Antico Testamento condannava come empi, primo fra tutti Caino. (cfr. K.Bihlmeyer - H. Tuechle - STORIA DELLA CHIESA, Morcelliana, 1989. pp. 183-185). Ricordiamo che San Paolo ha parole durissime contro coloro che trasformano la libertà cristiana in assurda licenza (Gal 5,13). San Paolo aveva vietato l’uso delle carni offerte agli idoli perché questo non sia di scandalo ai fratelli; cfr. Rom 14,1 ss; I Cor 10.27 ss; = N.d.R.)

(16) RAVVEDITI DUNQUE

(N.d.R. = Anche il Vescovo è degno di biasimo perché non ha combattuto i Nicolaiti con la debita energia = N.d.R.)

"ALTRIMENTI VERRO PRESTO DA TE E COMBATTERÒ CONTRO DI LORO CON LA SPADA DELLA MIA BOCCA.

(17) CHI HA ORECCHI, ASCOLTI CIÒ CHE LO SPIRITO DICE ALLE CHIESE: AL VINCITORE DARO LA MANNA NASCOSTA (N.d.R.= La manna fu nascosta da Geremia con l’arca; cfr. 2 Mac 2,4-8; cfr. Ebr 9,4. Essa è il nutrimento del regno celeste, nel banchetto degli eletti.

"Nascosta": messa in serbo come altri doni da fruire nell’aldilà; è il cibo dell’eterna beatitudine. Questo cibo celeste è nascosto finché non si prova la beatitudine celeste; (cfr. Gv 6,31.49; cfr 15,8) è forse l’Eucaristia?

"La manna, che prodigiosamente sostentò il popolo d’Israele nelle peregrinazioni del deserto, simboleggia la grazia divina che deve sostentare la vita spirituale del fedele in questa e nell’altra vita. Negli scritti rabbinici si parla di restaurazione del «vaso della manna» nei tempi messianici" (Nuovissima Versione della Bibbia. Apocalisse, San Paolo 2002, pp. 65-66) = N.d.R.).

"E UNA PIETRUZZA BIANCA"

(N.d.R. = Il bianco è un colore di vittoria, e il colore del divino. Il sasso bianco è il segno di ammissione al regno, e dell’elezione divina. Anticamente le pietruzze bianche servivano per usi vari. Giovanni allude agli antichi usi dei greci: essi solevano scrivere su piccole pietre bianche ben levigate 1) i nomi dei candidati alle elezioni; 2) i nomi dei vincitori dei giochi - spettacoli e gare - olimpici; 3) il nome dell’invitato sulla tessera d’ingresso a spettacoli e banchetti, ecc. 4) anche nei giudizi, i giudici con una pietra bianca, esprimevano la sentenza di assoluzione. La pietra bianca promessa qui al vincitore, indica quindi che egli verrà dichiarato santo, degno dell’eterna ricompensa e quindi sarà eletto cittadino del cielo = N.d.R.)

"SULLA QUALE STA SCRITTO UN NOME NUOVO" (cfr. Ap 3,12; 19,12)

(N.d.R. Il nome nuovo è il nome da cittadino celeste. Esprime il rinnovamento e il cambiamento interiore che rende degni di partecipare al regno. Il "nome" nel linguaggio biblico, sta spesso per "natura, essenza". Il rinnovamento vitale operatosi nell’anima, lo rende una realtà nuova, lo rende una "nuova creatura", a cui evidentemente spetta un nome nuovo. È il nome che nessuno conosce all’infuori di chi lo riceve. Gesù a Simone, dà un nome nuovo, Pietro: qualcosa di simile si può pensare per l’ingresso dell’eletto in Paradiso = N.d.R.).

 

4) ALLA CHIESA DI TIATIRA (Ap 2,18-29)

[Tiatira è una cittadina tutta dedita al commercio, è pagana e corrotta. In questa lettera Cristo si presenta col massimo di esplicitazione della sua identità: il Figlio di Dio (v. 18). Ci sono cose buone, in questa comunità. Ma c’è l’insidia del paganesimo materialista, fatto di teorie definite "le profondità di satana" (v. 24). La situazione viene universalizzata mediante il nome simbolico Gezabele (la moglie pagana del re Acab cfr. 1 Re 16,31; 21, ecc.). Il biasimo è terribilmente severo. Il capo (o la Chiesa) è rimproverato duramente perché permette che una profetessa porti fuori della via retta i cristiani (si ripropone qui la scelta tra essere buon pastore o mercenario (cfr. Gv 10,1-13). Il pastore che, eventualmente, tollera il male, fa entrare il male e non lo combatte, è un mercenario!)].

"(18) ALL’ANGELO DELLA CHIESA DI TIATIRA SCRIVI: COSÌ PARLA IL FIGLIO DI DIO, COLUI CHE HA GLI OCCHI FIAMMEGGIANTI COME FUOCO E I PIEDI SIMILI A BRONZO SPLENDENTE (N.d.R. = con tali piedi stritola i ribelli come vasi di argilla = N .d .R).

(19) CONOSCO LE TUE OPERE, LA CARITÀ, LA FEDE, IL SERVIZIO E LA COSTANZA E SO CHE LE TUE ULTIME OPERE SONO MIGLIORI DELLE PRIME.

(20) MA HO DA RIMPROVERARTI CHE LASCI FARE A IEZABÉLE, LA DONNA CHE SI SPACCIA PER PROFETESSA E INSEGNA E SEDUCE I MIEI SERVI INDUCENDOLI A DARSI ALLA FORNICAZIONE E A MANGIARE CARNI IMMOLATE AGLI IDOLI.

(N.d.R. = Gezabele: pseudo-profetessa della setta dei Nicolaiti, dal nome simbolico; cfr. 2 Re 9,22. Le pratiche di Jezabele sono le stesse dei Nicolaiti e dei seguaci di Balaam. Si tratta probabilmente di una vera persona che raccoglieva intorno a sé un folto gruppo di seguaci dell’eresia nicolaita. Il suo nome è certamente simbolico e si ricollega all’omonima regina d’Israele, di origine fenicia, che indusse il marito Acab, seguito da una buona parte del popolo, ai culti idolatrici; cfr. 1 Re 16,31; 2 Re 9,22.

"Istigare" il greco "planan" vuol dire propriamente: ingannare, fuorviare; è l’atto della seduzione, proprio di Satana e delle potenze demoniache" (Nuovissima Versione della Bibbia, Apocalisse, San Paolo, 2002, p. 65) = N.d.R.).

Fornicazione e manducazione degli idolotiti

"C’è in questa comunità una certa acquiescenza-indifferenza; una colpevole tolleranza verso il male; nei confronti dell’attività di "qualcuno" chiamato (simbolicamente) GEZABELE, moglie del re Acab e implacabile nemica del profeta Elia. Gezabele fu la responsabile della degenerazione del popolo di Israele attraverso l’introduzione di culti pagani difformi dalla purezza della religione biblica. Qualcuno che scruta le "profondità di satana" cioè spinge verso forme di religiosità magica e superstiziosa e confusa e, quindi, satanica perché satana è il padre della menzogna. Dobbiamo riconoscere che è anche il rischio di questo mondo secolarizzato oggi: la centralità della messa, della parola di Dio, della preghiera, della carità, viene spesso sostituita con pratiche magiche, che sono statisticamente in aumento. Quando scende la fede, sale la superstizione.

(21) IO LE HO DATO TEMPO PER RAVVEDERSI, MA ESSA NON SI VUOL RAVVEDERE DALLA SUA DISSOLUTEZZA. (22) EBBENE, IO GETTERÒ LEI IN UN LETTO DI DOLORE (N.d.R. = al posto dei letti dei banchetti e dei letti delle crapule, da lei usati, verrà gettata in un letto di dolore = N.d.R.)

E COLORO CHE COMMETTONO ADULTERIO CON LEI (N.d.R. = in senso biblico si intende idolatria, come il termine "prostituirsi" del versetto 20 = N.d.R.) IN UNA GRANDE TRIBOLAZIONE, SE NON SI RAVVEDEVANO DALLE OPERE CHE HA LORO INSEGNATO.

(23) COLPIRÒ A MORTE I SUOI FIGLI

(N.d.R. = Coloro che hanno abbracciato la sua dottrina i suoi figli subiranno la stessa pena con cui Eliseo colpì i figli di Gezabel (1 Re 21,21; 2 Re 10,7), cioè la morte violenta = N.d.R.)

E TUTTE LE CHIESE SAPRANNO CHE IO SONO COLUI CHE SCRUTA GLI AFFETTI E I PENSIERI DELL’UOMO, E DARÒ A CIASCUNO DI VOI SECONDO LE PROPRIE OPERE.

(24) A VOI DI TIATIRA INVECE CHE NON SEGUITE QUESTA DOTTRINA, CHE NON AVETE CONOSCIUTO LE PROFONDITÀ DI SATANA - COME LE CHIAMANO - NON IMPORRÒ ALTRI PESI; (25) MA QUELLO CHE POSSEDETE TENETELO SALDO FINO AL MIO RITORNO.

(N.d.R. = La Parusia, oppure la venuta di Gesù che è la morte di ognuno? = N.d.R.)

(26) AL VINCITORE CHE PERSEVERA SINO ALLA FINE, NELLE MIE OPERE, DARÒ AUTORITÀ SOPRA LE NAZIONI

(N.d.R. = significa che parteciperà dell’autorità stessa di Cristo = N.d.R.)

(27) LE PASCOLERÀ CON BASTONE DI FERRO E LE FRANTUMERÀ COME VASI DI TERRACOTTA,

(28) CON LA STESSA AUTORITÀ CHE A ME FU DATA DAL PADRE MIO E DARÒ A LUI LA STELLA DEL MATTINO

(N.d.R. = "Stella del mattino": lo stesso nome di Gesù; cfr. Ap 22,16. Gesù cioè darà se stesso in premio. Beda commenta: "Cristo è la stella mattutina che, passata la notte dei tempi, promette ed estende sui santi l’eterna luce della vita". Ci sarà la glorificazione del cristiano, da parte del Signore Gesù. Il tema di Gesù "stella del mattino", è rimasto nell’Exultet della veglia pasquale: "Ti preghiamo Signore, che questo cero, offerto in onore del tuo nome per illuminare l’oscurità di questa notte, risplenda di luce che mai si spegne. Salga a te come profumo soave, si confonda con le stelle del cielo. Lo trovi acceso la stella del mattino, quella stella che non conosce tramonto: Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti fa risplendere sugli uomini la sua luce serena e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen" cfr. Messale Romano, p. 168 = N.d.R.)

(29) CHI HA ORECCHI, ASCOLTI CIÒ CHE LO SPIRITO DICE ALLE CHIESE".

Conclusione. La Chiesa - dunque - dovrà mantenere la sua vitalità e il suo fervore attuale fino al traguardo escatologico (v. 25) "fino al mio ritorno". Chi rimane fedele sarà in grande comunione con Cristo e parteciperà così alla sua vittoria su tutte le forze ostili.

 

5) ALLA CHIESA DI SARDI (Ap 3,1-6)

[Sardi (oggi SARI). a sud-est di Tiatira, ex capitale della Lidia, aveva come principale santuario quello di Cibale. I suoi abitanti, come in generale i Lidi, avevano la spiacevole fama di essere dissoluti. In questa Chiesa c’era solo un’apparenza di vita]

"(1) COSÌ PARLA COLUI CHE POSSIEDE I SETTE SPIRITI DI DIO (N.d.R. = qui si riferisce alla pienezza dello Spirito posseduta da Gesù; all’unico Spirito - settiforme - visto nella pienezza dei suoi doni = N.d.R.)

E LE SETTE STELLE

(N.d.R. = cioè i 7 Vescovi delle 7 Chiese = N.d.R.)

"CONOSCO LE TUE OPERE; TI SI CREDE VIVO (N.d.R. = agli occhi degli uomini tu sembri vivo, ma davanti agli occhi di Dio sei morto = N.d.R.)

E INVECE SEI MORTO" (N.d.R. = cioè hai perduto la grazia santificante. La Chiesa di Sardi versava - quindi - in pessime condizioni = N.d.R.).

(2) SVEGLIATI" (N.d.R. = sii vigilante su di te e sopra il tuo gregge. L’appello alla vigilanza è un tema ricorrente della tradizione sinottica (cfr. Mt 24,42; Mc 13,33; ecc.); il monito sarà ripetuto con la stessa fraseologia in Ap 16,15 = N.d.R.)

"E RINVIGORISCI" (N.d.R. = l’idea richiama Ez 34,4 che sottolinea il dovere del buon pastore di "irrobustire" le pecore deboli = N.d.R.)

"CIÒ CHE RIMANE E STA PER MORIRE, PERCHÉ NON HO TROVATO LE TUE OPERE PERFETTE DAVANTI AL MIO DIO".

(N.d.R. = "Alla Chiesa viene rimproverato di vivere in una situazione contraddittoria: la vitalità esterna camuffa la morte spirituale interiore (v. 1).

È una situazione limite, dalla quale la Chiesa si riprenderà mediante una scossa energica che la porti a salvare il salvabile e soprattutto a confrontarsi, con la parola di Dio che essa ha colto all’inizio. Altrimenti le incombe la minaccia di una visita punitiva - per altro non precisata nei dettagli - da parte di Cristo (vv. 2-3). Chi vincerà avrà come una nuova personalità celeste ("camminerà in vesti bianche, v.5) e la sua validità morale, per opera di Cristo, sussisterà anche davanti a Dio ("confesserò il suo nome davanti al Padre mio" v. 5)" (Ugo Vanni, Apocalisse, Queriniana, 2003, p.34 = N.d.R.).

(3) RICORDA DUNQUE COME HAI ACCOLTO LA PAROLA, OSSERVALA E RAVVEDITI, PERCHÉ SE NON SARAI VIGILANTE, VERRÒ COME UN LADRO (N.d.R. = chiara allusione a Mt 24,43 ss (e paralleli), in cui si fa riferimento a quella venuta di Gesù attestata da tutto il Capitolo 24 di Matteo = N.d.R.)

"SENZA CHE TU SAPPIA IN QUALE ORA IO VERRÒ DA TE" (N.d.R. = cfr. Mt 24,42-44; cfr. 1 Ts 5,2. All’invito a penitenza segue la minaccia del castigo.

 

AMMONIMENTO E CASTIGO

Tutta l’Apocalisse è espressione primo della misericordia di Dio, e della sua Paternità, ma proprio perché è padre - a differenza di false pedagogie moderne oppure false pedagogie ottocentesche (Rousseau - Freud,ecc) - Gesù ammonisce e castiga, perché un vero Padre "non può sopportare che i figli si perdano" e mette in atto ogni espediente per richiamare alla conversione. Se non c’è conversione, il Signore, prima ammonisce, poi castiga, pur di evitare la "morte seconda" (la dannazione eterna, l’inferno). Se qualcuno ha delle perplessità sul tema del castigo, basta sfogliare il Vangelo: "In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, Ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, Ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo" (Luca 13,l-5). Nella Sacra Scrittura ci sono passi riservati alla necessità del castigo, e al fatto che il castigo è visto come espressione di carità. Come un padre coi figli ricorre all’inizio al rimprovero, poi se necessario anche al castigo. "Quest’idea dell’educazione e del castigo che il padre deve ai suoi figli legittimi, viene dai Prov 3,12 : "Il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto"; ed è sviluppata compiacentemente nell’epistola agli Ebrei 12,5-11 : "Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da Lui, perché il Signore corregge colui che ama e sferza chiunque riconosce come figli. È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre? Se siete senza correzione, mentre tutti ne hanno avuto la loro parte, siete bastardi, non figli! Del resto, noi abbiamo avuto come correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo perciò molto di più al Padre degli spiriti, per avere la vita? Costoro infatti ci correggevano per pochi giorni, come sembrava loro: Dio invece lo fa per il nostro bene, allo scopo di renderci partecipi della sua santità. Certo ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite e raddrizzate le vie storte per i vostri passi, perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire".

Per comprenderne tutta la portata bisogna ricordare il senso speciale che prende PAIDEIA come versione della radice ebraica ISSAR; non è più soltanto educazione, ma castigo che ricorre addirittura anche a punizioni corporali. In tal senso gli Ebrei lodavano i castighi d’amore che Dio riserva a quelli che ama - cfr. Judaisme palestinien, II, p. 67. Zeleue, dalla radice Zeo, come Zestos, ardente, è più un invito allo zelo: "divieni ardente", cioè fervente.

A Fatima, quando Lucia chiede alla Madonna: "Questa guerra finirà presto?". La Madonna rispose: "Sì, finirà presto, ma se gli uomini non la smetteranno di offendere Dio, ne scoppierà un’altra peggiore sotto il pontificato di Pio XII". Quando Gesù ha predetto la distruzione di Gerusalemme, come castigo per non aver saputo riconoscere il tempo in cui è stata visitata (cfr. Lc 19,41-44), la distruzione di Gerusalemme non è stata simbolica!! Tutta l’Apocalisse smentisce in pieno e clamorosamente la posizione di coloro che pensano - sbagliando - che la giustizia divina o eventuali castighi divini sono limitati e relegati solo al Giudizio finale e alla Parusia = N.d.R.).

(4) "TUTTAVIA A SARDI VI SONO ALCUNI CHE NON HANNO MACCHIATO LE LORO VESTI; ESSI MI SCORTERANNO IN VESTI BIANCHE,

(N.d.R. = il bianco simboleggia la purezza, ma anche la gioia, la potenza. è il colore del divino, VESTI BIANCHE, vuoi dire che sono rivestiti di Dio. VESTE BIANCA = VESTE NUZIALE che rende degni di partecipare alle Nozze dell’Agnello. Senza l’abito nuziale infatti si viene gettati nell’inferno; cfr. Mt 22,1-14. Ap 19,8: "La sua Sposa è pronta, le hanno dato una veste di lino puro splendente". Ap 4,4: "Attorno al trono c’erano 24 vegliardi avvolti in candide vesti con corone d’oro sul capo". Ap 7,13-15: "Quèlli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?". "Essi sono coloro che sono passati attraverso la GRANDE TRIBOLAZIONE e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario" = N.d.R.)

"PERCHÉ NE SONO DEGNI. (5) IL VINCITORE SARÀ DUNQUE VESTITO DI BIANCHE VESTI, NON CANCELLERÒ IL SUO NOME DAL LIBRO DELLA VITA"

(N.d.R. = Tutti i cristiani sono scritti nel libro della vita per il santo Battesimo, ma possono essere da questo libro cancellati, quando non sono perseveranti. L’immagine del libro della vita, ricorre più volte nell’Apocalisse (cfr. 13,8; 17,8; 20,12.15; 21,27) proviene dalla concezione veterotestamentaria, secondo la quale i servi di Dio sono registrati nel "libro di Dio" (cfr. Ez 32,32 ss), detto anche "libro della vita"; cfr. Sal 69,29. Avere il proprio nome scritto in quel libro assicura la partecipazione ai beni messianici (cfr. Is 4,3); mentre la cattiva condotta comportava l’esclusione dalla "congrega dei giusti" e l’essere cancellati dal "libro della vita". Questo è un tema che ricorre più volte anche nel N.T.; cfr. Fil 4,3; Lc 10,20; ecc. = N.d.R.)

MA LO RICONOSCERÒ DAVANTI AL PADRE MIO E DAVANTI AGLI ANGELI. (6) CHI HA ORECCHI, ASCOLTI CIÒ CHE LO SPIRITO DICE ALLE CHIESE"

Mons. Angelo Comastri: "La Chiesa di Sardi doveva essere caratterizzata da febbrile attivismo, ma non c’era una vita interiore da cui nasceva l’attività: era tutta apparenza e smania di farsi vedere. C’è da meditare: oggi spesso s’insiste sulle opere buone da compiere, ma non dobbiamo dimenticare che le opere buone, debbono nascere da un cuore buono e da una vita radicalmente plasmata dalla comunione con Gesù e dal dono del suo Spirito d’amore. Non sono vere "le opere di carità" se manca la preghiera che dà linfa alla carità, se manca la comunione con i fratelli che è verifica dell’autenticità delle opere di carità, se manca l’umiltà, se manca l’obbedienza, se manca la purezza dei sentimenti. Dobbiamo ricordare che "se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio copro per essere bruciato ( = massimo impegno sociale e massima attività), ma non avessi la carità ( = cioè l’amore di Dio nel cuore) a niente mi giova" (1 Cor 13,3)" (L’apocalisse, Un libro che interpreta il presente, Ed. Messaggero Padova, 2001, pp. 36-37).

 

 

 

 

 

Da Per maggiori informazioni cliccare sul logo n.25 - dicembre 2004 (per maggiori informazioni cliccare sul logo).
Pubblicato da "Profezie per il Terzo Millennio" su autorizzazione del direttore di redazione di "Fede e Cultura", don Guglielmo Fichera.

 


 

Pag. precedentePag. successiva