CATECHESI SULL'APOCALISSE
DI SAN GIOVANNI APOSTOLO

don Guglielmo Fichera

2ª puntata - 3ª parte

 

 

 

SCALETTA DEGLI AVVENIMENTI

3° SIGILLO

 

(5) QUANDO L’AGNELLO APRÌ IL 3° SIGILLO, UDII IL TERZO ESSERE VIVENTE CHE GRIDAVA: "VIENI". ED ECCO, MI APPARVE UN CAVALLO NERO E COLUI CHE LO CAVALCAVA AVEVA UNA BILANCIA IN MANO. (6) E UDII GRIDARE UNA VOCE IN MEZZO AI QUATTRO ESSERI VIVENTI: "UNA MISURA DI GRANO PER UN DENARO

(N.d.R. = A) 3° essere vivente: uomo. B) Una misura: in greco Choinix. Essa è una misura di capacità equivalente a poco più di un litro e rappresentante la quantità di pane necessaria ad un uomo che viva frugalmente. C) Un denaro: equivaleva a circa 78 centesimi, e rappresentava la mercede data all’operaio per una giornata di lavoro!! = N.d.R.)

E TRE MISURE D’ORZO PER UN DANARO! OLIO E VINO NON SIANO SPRECATI".

(N.d.R. = Saranno, dunque, carenti e scarsi i cibi di prima necessità - le cose necessarie, come il grano e l’orzo - mentre saranno normali o abbondanti i generi che non sono indispensabili, come il vino e l’olio. Insomma sarà una vera carestia. Lo scopo è che gli uomini riconoscano che la carestia è UN CASTIGO DI DIO. Ma essi lo faranno? = N.d.R.)

 

COMMENTO

(N.d.R. = A) Il colore nero dei cavallo qui non è simbolo della morte ma della ristrettezza economica. B) La bilancia nella sua mano è simbolo del fatto CHE SI DOVRÀ MANGIARE PANE A PESO, è simbolo della carestia: le derrate sono razionate e i prezzi sono esorbitanti. C) Viene annunciato un rincaro eccessivo dei viveri di prima necessità, causa di fame (cfr. Mc 13,8). Una voce divina fissa il prezzo ordinario massimo delle derrate indispensabili. D) "Il cavallo nero, come è indicato dalla bilancia che il suo cavaliere tiene nella mano, è la carestia. /.../ La carestia è grave, ma non è totale: il vino e l’olio non scarseggiano" (Bruno Maggioni, L’Apocalisse, per una lettura profetica del tempo presente, Cittadella Editrice, 7ª Edizione, pp. 61-62). "Col terzo cavaliere si annuncia l’insufficienza dei prodotti della terra, con la loro conseguente scarsità" (a cura di Josep Abella, Vangelo di Giovanni, lettere e Apocalisse, EDB, 2001, p. 347). "Questa terza figura personifica il razionamento, se non proprio la fame" (L’Apocalisse di S. Giovanni, traduzione e commento di Pierre Prigent, op. cit., p. 219).

"Del cavaliere del cavallo nero non si dice che uccida direttamente: la bilancia serve a pesare il cibo caro e scarseggiante (per la guerra o per altra calamità), ma non è un’arma" (Edmondo Lupieri, L’apocalisse di Giovanni, Fondazione Lorenzo Valla, Mondatori Editore, 2000, p. 149).

E) "La Choinix (misura) equivale press’a poco a un litro (1. 1,079). I dizionari presentano vari testi che usano la parola nel senso di razione quotidiana riguardante il grano. Si sa, d’altra parte, che il denaro rappresentava all’incirca il salario di una giornata di lavoro di un operaio agricolo (cfr. Mt 20,2). Per un denaro si potrà comprare solo una misura (chenice) di grano. Per lo stesso prezzo, un denaro, invece, si avranno tre chenici (tre misure) d’orzo. Un testo di Cicerone (Verrine, 3,81), infine, permette di farci un’idea dei prezzi del frumento in Sicilia (il frumento valeva il doppio rispetto all’orzo; mentre, secondo Ap 6,6, il rapporto è da uno a tre): ne risulta che il prezzo proposto dal nostro testo rappresenta sedici volte il prezzo base e otto volte il prezzo massimo praticato in Sicilia ai tempi di Cicerone (I secolo a.C.). Ap 6,6 dichiara dunque un prezzo eccezionale, un costo abnormemente alto, quale si può avere in tempi di estrema necessità. /.../ Anche per i cereali il nostro testo precisa che si tratta più di penuria che di fame. Appunto per questo egli aggiunge che il vino e l’olio non sono toccati dalla crisi. In altre parole vuoi dire che, anche se si tratta si segni annunciatori della fine, ci troviamo ancora in avvenimenti di carattere solo parziale e incoativo" (L’Apocalisse di S. Giovanni, traduzione e commento di Pierre Prigent. Borla, 1985, pp. 219-221). La situazione di precarietà sarà tale che sarà come se per un pranzo normale ci volesse lo stipendio di un mese!!! Molti ricorderanno che alla fine della guerra, la situazione di precarietà era tale che, per comprare qualcosa, bisognava avere una carriola di soldi!

Il testo del 3° sigillo vuole dire che la situazione di carestia, sarà tale che la paga giornaliera di un operaio basterà appena per procurare il pane per lui. Al contrario è detto che non verrà toccato invece l’approvvigionamento del vino e dell’olio, meno necessari per l’alimentazione.

In parole povere ci sarà una carestia o delle carestie per cui il prezzo per viveri di prima necessità sarà sproporzionato! La carestia sarà così grande, che l’uomo col suo lavoro a stento potrà avere di che sfamarsi. "Più che ad un’occasionale situazione di carestia, la visione sembra far riferimento ad una condizione generale di stenti e di fatica nel procurarsi il cibo" (Eugenio Corsini, Apocalisse di Gesù Cristo, SEI Torino, 2000, p. 146) = N.d.R.).

 

ALCUNI RILIEVI

A) Il 3° sigillo ci dice che ci sarà una grande carestia, ma non dice nulla su chi la provocherà, sui quali saranno le cause che la produrranno, dove si produrrà.

B) È possibile che tutto questo venga spiegato nei settenari successivi? Ad esempio nel settenario delle trombe? Vengono colpiti i beni naturali che servono per alimentarsi. Questa carestia potrebbe essere la logica conseguenze delle guerre annunciate dal 2° sigillo, oppure essere la conseguenza dei flagelli annunciati nelle prime tre Trombe. 1ª TROMBA: "Grandine e fuoco mescolati a sangue scrosciarono sulla terra. Un terzo della terra fu arso, un terzo degli alberi andò bruciato e ogni erba seccò" (Ap 8,7). 2ª TROMBA: "Una gran montagna di fuoco fu scagliata nel mare. Un terzo del mare divenne sangue, un terzo delle creature che vivono nel mare morì e un terzo delle navi andò distrutto" (Ap 8,8-9). 3ª TROMBA: "Cadde dal cielo una grande stella e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti d’acqua. Molti uomini morirono per quelle acque, perché erano divenute amare" (Ap 8,10-11). Si è proprio lontani dalla verità se si pensa che la Carestia annunciata dal 3° sigillo, potrebbe essere provocata dai flagelli indicati nelle prime tre trombe?

 

4° SIGILLO

 

(7) QUANDO L’AGNELLO APRÌ IL 4° SIGILLO, UDII LA VOCE DEL QUARTO ESSERE VIVENTE CHE DICEVA: "VIENI".

(8) ED ECCO MI APPARVE UN CAVALLO VERDASTRO. COLUI CHE LO CAVALCAVA SI CHIAMAVA MORTE E GLI VENIVA DIETRO L’INFERNO. FU DATO LORO POTERE SOPRA LA QUARTA PARTE DELLA TERRA PER STERMINARE CON LA SPADA, CON LA FAME, CON LA PESTE E CON LE FIERE DELLA TERRA.

(N.d.R. = A) 4° essere vivente: aquila. B) Questo cavallo verdastro ha potere di uccidere la quarta parte dell’umanità (= gli empi), per mezzo dei quattro mezzi abituali di massacro: SPADA, FAME, MORTE, BESTIE SELVAGGE. È l’umanità malvagia e ribelle a Dio che viene punita: questi flagelli sono destinati a punire i nemici di Dio, gli empi. C) "Si chiamava morte": si tratta qui, della morte in generale, nella sua forma più universale, mentre in seguito sono indicati quali saranno gli strumenti per provocare questa morte. D) "Il cavallo verdastro è simbolo della morte: colpisce la quarta parte dell’umanità empia con la guerra, la fame, la peste e le fiere. L’interpretazione esatta dei singoli simboli non è agevole e sicura. Ci basta il loro significato generale. /.../ Si legge nel profeta Ezechiele (14,21): "Tuttavia così parla il Signore: quando manderò contro Gerusalemme questi quattro flagelli, cioè la spada, la peste, la fame e le fiere, per sterminare in essa uomini e animali, lascerò dei superstiti che metteranno in salvo figli e figlie" (Bruno Maggioni, L’Apocalisse, per una lettura profetica del tempo presente, Cittadella Editrice, 7ª Edizione, 2003, p. 62). E) "La funzione di uccidere direttamente, su un quarto della terra" è riservata a Morte e Ade. Questi agiscono con "spada", "fame", "morte" e "belve". La spada è una "romfaia", da Giovanni volutamente distinta dalla "makaira" del secondo cavaliere. Nell’Apocalisse il termine ricorre sei volte e, nelle altre cinque (1,16; 2,12.16; 19,15.21) è sempre la "spada" che "esce dalla bocca" di un personaggio divino e/o angelico. Sarebbe quindi uno strumento non usato da uomini, ma maneggiato direttamente dai personaggi sovrumani e angelici detti Morte e Ade (cfr. 1,18). Dato il possibile parallelismo con 1 Cronache 21 (LXX), in cui "romfaia" (di Dio o dell’angelo) è la pestilenza che punisce Israele e minaccia Gerusalemme, suppongo che anche qui "romfaia" indichi la peste o comunque una morte per malattia.

Questa ipotesi eliminerebbe un doppione, distinguendo la funzione del secondo cavaliere che causa la morte violenta di molti per mano di altri. Morte e Ade, quindi. sarebbero responsabili di tutti i tipi di morte umana (morte per pestilenza o malattia, morte per fame, morte per vecchiaia, morte causata da belve) a parte quello causato da altri uomini, che dipenderebbe dal secondo personaggio. Tuttavia il termine che significa "morte", nel greco della LXX come nell’ebraico del testo masoretico, è anche usato a indicare la morte per peste o pestilenza, quindi "spada, fame e morte" possono indicare guerra, fame e peste. Quest’altra lettura, lecita, rende ripetitiva la funzione del cavaliere sul cavallo rosso" (Edmondo Lupieri, L’apocalisse di Giovanni, Fondazione Lorenzo Valla, Mondatori Editore, 2000, pp. 149-150). F) "Scrive un commentatore dell’Apocalisse, il citato Pierre Prigent: "Questo quarto cavaliere è il signore segreto degli altri tre. Cavalca dietro di loro per raccogliere il bottino. I primi tre non ne vedono il viso; quando hanno compiuto la loro missione e riempito i suoi granai, anch’essi raggiungeranno le loro vittime" (Gianfranco Ravasi, Apocalisse, Piemme, 2004, p. 65). G) "Fu dato loro potere": il passivo indica in genere Dio. È cioè Dio che ha dato loro questo potere. Essi possono fare solo ciò che Dio permette loro, possono agire solo nei limiti fissati con precisione dal decreto divino e quindi possono colpire solo 1/4 della Terra. H) "Possono uccidere con la spada": cioè per mezzo della guerra, come si deduce dal verbo greco "apoktenai", uccidere, che dal sostantivo "romfaia" non indica il coltello usato per i sacrifici o la spada corta, ma la spada lunga e pesante, come quella che usò Davide per tagliare la testa a Golia (cfr. Ez 14,21; Ap 2,16; 19,21) e quindi qui si intende la guerra tra nazioni (alcuni dicono lungo tutto il corso dei secoli, altri pensano solo al periodo indicato dalla scaletta degli avvenimenti). I) "Possono uccidere con la fame", cioè con la carestia. Nella Bibbia quando una città era assediata, ad essa seguiva sempre la carestia. L) "Possono uccidere con la peste" (cfr. Ez 14,21): si tratta forse di una piaga bubbonica, oggi chiamata la "morte nera" (cfr. 1 Sam Cap 5-7). Tutto questo forse potrebbe accadere solo per lo stretto rapporto tra carestia e pestilenza. M) "Possono uccidere con le fiere della terra": cioè con le bestie feroci (cfr. Ez 14,21; 2 Re 17,25) le quali sbranano tutto quello che riescono ad afferrare. N) "C’è un’allusione a Ez 14,21 (cfr. pure Ez 5,16-17) che è un compendio che richiama l’azione dei cavalieri. Ezechiele annuncia la punizione di Dio sotto la quadruplice forma della spada, della fame, delle bestie feroci e della peste (thanatos). L’enumerazione di Ap 6,8 vi si ispira con evidenza: spada, fame, morte e bestie feroci. Come non riconoscervi un’allusione ricapitolatrice del secondo (spada), terzo (fame) e quarto (morte) cavaliere? Restano le bestie selvagge che devono corrispondere all’Ade. /.../ Ma il cavaliere bianco viene isolato" (L’Apocalisse di S. Giovanni, traduzione e commento di Pierre Prigent, Borla, 1985, p. 222-223). O) E se si trattasse solo di un simbolismo esplicitato poi dalla 6ª tromba, dove si parla della cavalleria infernale? In questo capitolo, infatti, si dice che questi "cavalli" avevano la testa come leoni e dalla loro bocca usciva fuoco, fumo e zolfo. Da questo triplice flagello, dal fuoco, dal fumo e dallo zolfo che usciva dalla loro bocca, fu ucciso un terzo dell’umanità" (Ap 9,17-18). P) "Il Quarto sigillo è il più enigmatico. Già il colore del cavallo rappresenta un piccolo mistero. Giovanni lo designa con l’aggettivo "CLOROS" che letteralmente significa "VERDE". Mentre per i primi tre è possibile indicare una corrispondenza con la realtà che essi simboleggiano, per il 4° cavallo ogni raffronto è impossibile, intanto perché i flagelli che porta sono quattro e non uno. Comunque, siccome il cavaliere è la Morte, il colore del cavallo starebbe ad indicare l’aspetto dei corpi senza vita.

Così lo intende l’antica versione latina che reca "pallidus", con evidente allusione al pallore cadaverico. Interpreti recenti vi vedono un accenno ad uno specifico tipo di morte: la peste. Di qui le altre traduzioni che si incontrano: "livido", "grigiastro", "giallastro", "verdastro". Tra i sostenitori recenti di questa identificazione si collocano Prigent e Lupieri. /.../ All’identificazione della "peste" tra i quattro flagelli, Lupieri giunge per altra via, identificandola con la "spada" per la quale Giovanni usa un termine diverso da quello usato per il 2° Sigillo, mentre viene usato di nuovo due volte per indicare la spada a doppio taglio che esce dalla bocca di Cristo (Ap 1,16; Ap 19,15). Il colore del cavallo egli lo traduce con "verde" (Eugenio Corsini, Apocalisse di Gesù Cristo, SEI Torino, 2002, pp. 147-149).

Il 4° sigillo ci dice che ci sarà una guerra, fame, peste e bestie feroci, ma non dice 1) che differenza c’è tra questa guerra e quella già annunciata prima al 2° sigillo. 2) Che differenza c’è tra questa fame, questa carestia e quella già annunciata nel 3° sigillo? Non c’è dubbio che nel 2° sigillo la guerra è posta da sola; nel 3° Sigillo la carestia è posta da sola, qui invece, nel 4° Sigillo questi 4 flagelli, questi 4 strumenti di morte, vanno insieme, si presentano contemporaneamente. 3) Dice che ci sarà la peste ma non dice null’altro, ad esempio non dice nulla su chi la provocherà e su quali saranno le cause che la produrranno. 4) Parla di morte provocata da bestie feroci, ma non dice nulla sulle circostanze, su chi provocherà e come si realizzerà questo disastro. Come mai le bestie feroci vanno in giro ad uccidere gli uomini? Non sono ben chiuse dietro le sbarre, dentro gli zoo o i giardini zoologici? Per questo motivo io penso che si tratti di un simbolismo per indicare quella cavalleria infernale della 6ª Tromba. 5) È possibile che tutto questo venga spiegato nei settenari successivi? Ad esempio nel settenario delle trombe? O in quello delle Coppe? "Il quinto sigillo lascia vedere la scena degli uccisi per Cristo: esprime l’attesa per la manifestazione della giustizia di Dio, per la quale occorre attendere ancora un poco" (Pietro Rossano, Apocalisse, Supplemento n. 1 a Famiglia cristiana, 12/12/2004, nota 6,9-11, p. 64).

Questa sospensione (che troviamo anche nelle serie delle trombe, proprio alla 4ª tromba!) serve a distinguere il gruppo del primi 4 flagelli da quello dei tre flagelli successivi, che annunziano flagelli più gravi dei precedenti, che stavolta colpiranno ancora più direttamente gli uomini. Questo schema 4+3, lo troveremo uguale nel settenario delle Trombe e nel settenario delle Coppe. L’apertura del 5° sigillo introduce una visione che non ha nulla in comune con quelle che precedono.

 

5° SIGILLO

 

(9) QUANDO L’AGNELLO APRÌ IL 5° SIGILLO, VIDI SOTTO L’ALTARE LE ANIME DI COLORO CHE FURONO IMMOLATI

(N.d.R. = A) Il verbo usato è "sgozzati" come l’Agnello. Il verbo è al passato!! Secondo Lev 17,11 il sangue è l’anima. La conclusione sarebbe che la morte di queste persone viene considerata sacrificale. Comunque si tratta di martiri. La scelta del verbo "immolare", si riferisce alla morte di Cristo intesa come sacrificio pasquale (cfr. Ap 5,6.9.12; 13,8). Viene anche usato per connotare l’imitazione dell’Agnello" (L’Apocalisse di S. Giovanni, traduzione e commento di Pierre Prigent, Borla, 1985, p. 224). Sono chiaramente dei martiri e la loro morte viene presentata come un sacrifico offerto a Dio (cfr. Fil 2,17; 2 Tm 6,6). L’altare è in cielo. B) "Si tratta di morte violenta, subita "a causa della parola di Dio e della testimonianza che avevano resa". Non c’è dubbio che si tratta di morti ammazzati. A quali martiri si riferisce questa visione? Sin dall’antichità c’è stato chi ha visto in questi morti i martiri vittime delle persecuzioni di Nerone o Domiziano" (cfr. Eugenio Corsini, Apocalisse di Gesù Cristo, SEI Torino, 2002, pp. 154-155). C) Questo è in flagrante contraddizione con quanto il testo stesso afferma. 1) L’Apocalisse dichiara esplicitamente di voler annunciare avvenimenti futuri (Ap 4,1) evidentemente successivi alla composizione del libro (95 d.C.) e quindi sono esclusi sia Nerone, morto 30 anni prima, sia Domiziano che morirà assassinato proprio in quegli anni. 2) Inoltre se questi martiri sono quelli che sono passati attraverso la Grande Tribolazione e sono quelli che non hanno accettato il marchio della Bestia, è evidente che questi martiri si riferiscono solo al tempo dell’Anticristo, che va posto "verso la fine del mondo" e non certo al tempo di Domiziano! = N.d.R.)

A CAUSA DELLA PAROLA DI DIO E DELLA TESTIMONIANZA CHE GLI AVEVANO RESA. (10) E GRIDARONO A GRAN VOCE: "FINO A QUANDO, SOVRANO, TU CHE SEI SANTO E VERACE, NON FARAI GIUSTIZIA E NON VENDICHERAI IL NOSTRO SANGUE SOPRA GLI ABITANTI DELLA TERRA?".

(N.d.R. = A) Qualcuno si è stupito e scandalizzato per questa richiesta di vendetta.

Ma essa è prolungamento dei salmi che invocano le punizioni divine sui nemici dei giusti e di Israele. Lo stesso Gesù assicura che Dio vendicherà i suoi eletti che gridano verso di Lui, giorno e notte (cfr. Lc 18,7-8: "Non vendicherà Dio i suoi eletti che gridano a lui giorno e notte e userà pietà nei loro riguardi? Io vi dico che li vendicherà e presto!"). Pensiamo alle minacce che i 7 fratelli Maccabei lanciano contro il perfido re Antioco) che li fa torturare, mutilare e uccidere (cfr. 2 Mac 7,9-19; cfr. Rom 12,l7ss). Perché "è terribile cadere nelle mani del Dio vivente" (Ebr 10,31). La domanda dei martiri non è ispirata da sentimenti di vendetta personale, o da odio verso i nemici, ma dallo zelo della giustizia. Anche del sangue di Abele si dice (cfr. Gen 4,10) che domandava giustizia a Dio. Dio che è Santo e verace, odia ogni male e ogni menzogna, giudica secondo giustizia e verità e agisce per ristabilire la giustizia calpestata dai persecutori dei suoi servi fedeli. B) "La preghiera dei martiri sembra lontana dalle parole di perdono di Gesù in Croce (cfr. Lc 23,34). Ma forse più che di lontananza si deve parlare di prospettiva differente: nell’azione di Dio c’è insieme il perdono e la giustizia e, non conoscendo il segreto della loro sintesi, l’uomo parla ora dell’uno ora dell’altra. Certo il discepolo è invitato al perdono (cfr. At 7,59). Ma il discepolo sa anche che nella storia c’è una necessità di giudizio e di giustizia, e che i conti devono tornare. L’apocalittica è particolarmente interessata a questo aspetto. E del resto lo stesso Vangelo non ha soltanto parole di perdono illimitato. Ha anche parole di giudizio: "Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano a lui giorno e notte? Li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente - cfr. Lc 18,7-8. C) Il verbo "vendicare" lo troviamo nella parabola del giudice iniquo (Lc 18,1-8); ma qui si tratta degli eletti vivi che gridano a Dio perché "renda loro giustizia": così è da tradurre il greco "endikein" nel caso presente. Riconosciamo onestamente che questo tipo di traduzione non sarebbe fedele al testo di Ap 6,10. Perché non ne resti dubbio, basti riferirci ad Ap 19,2. Anche questo secondo testo associa, come 6,10, i due verbi "giudicare" e "vendicare". Si veda anche Ap 18,20: se una delle due parole manca, l’idea vi è però presente" (L’Apocalisse di S. Giovanni, traduzione e commento di Pierre Prigent, Borla, 1985, p. 226). D) "Fino a quando?" (Salmo 13), è un grido di attesa e di fiducia nel giusto giudizio di Dio, il vero sovrano della storia, a cui spetta il compito dì riportare armonia in questa sghemba e confusa vicenda umana. Dio solo può compiere la giustizia: "Perché i popoli dovrebbero dire: Dov’è il loro Dio? Si conosca tra i popoli, sotto i nostri occhi, la vendetta per il sangue dei tuoi servi" (Sal 79,10). Le vittime devono alla fine poter esclamare: "C’è un premio per il giusto, c’è un Dio che fa giustizia sulla terra! (Salmo 58,12)" (Gianfranco Ravasi, Apocalisse, Piemme, 2004, pp. 67-68) = N.d.R.).

(11) ALLORA VENNE DATA A CIASCUNO DI ESSI UNA VESTE CANDIDA

(N.d.R. = "Sia nel 5° sigillo, sia nella visione della immensa folla (Ap 7), sia in Ap 20, la vita eterna è legata a due immagini: la "veste bianca" e il "riposo". I componenti della folla, indossano tutti vesti bianche. Agli uccisi del 5° sigillo le vesti bianche sono date soltanto dopo la morte, così come agli uccisi del regno millenario (Ap 20,4) - evidente ripresa della visione del 5° sigillo" \(Eugenio Corsini, Apocalisse di Gesù Cristo, SEI Torino, 2002, pp. 155-156) = N.d.R.).

E FU DETTO LORO DI PAZIENTARE ANCORA UN POCO, FINCHÉ FOSSE COMPLETO IL NUMERO DEI LORO COMPAGNI DI SERVIZIO E DEI LORO FRATELLI CHE DOVEVANO ESSERE UCCISI COME LORO

(N.d.R. = A) Non c’è dubbio che si tratta di martiri. L’intervento di Dio non può arrivare finché non sia completo il numero degli eletti. "Gli eletti sono coloro che dietro l’esempio di Cristo moriranno martiri. Per Giovanni, quindi, non c’è cammino più perfetto, per giungere alla comunione con Cristo, primo martire, che seguirlo per la stessa strada che conduce alla morte" (L’Apocalisse di S. Giovanni, traduzione e commento di Pierre Prigent, Borla, 1985, p. 228).

B) "Fino a quando, o Dio, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra". Queste anime pregano e ciò mostra chiaramente che le anime dei morti non dormono, né sono incoscienti nell’attesa del giudizio finale. Inoltre questo episodio dimostra che non è vero che le anime dei santi defunti non sanno niente dei fatti della Terra, oppure non se ne interessano. Invece se ne interessano, sanno e intercedono con le loro preghiere e le loro suppliche.

C) La morte di questi martiri è stata una cosa talmente grave e atroce, che Dio interverrà per conferire la giusta retribuzione a loro e il giusto castigo a chi ha operato la terribile iniquità. D) "Fu data a ciascuno una veste bianca e fu detto loro di riposarsi ancora un poco di tempo, finché fossero al completo i loro fratelli, uccisi come loro". Tutto è pronto, ma bisogna aspettare i loro fratelli affinché quando sono tutti insieme, mangeranno tutti in comune. Bisogna attendere finché sia compiuto quel numero dei martiri che Dio ha fissato nei suoi decreti, e che con i loro patimenti devono compiere "ciò che manca alle sofferenze di Gesù Cristo, per la glorificazione del suo Corpo mistico che è la Chiesa" (Col 1,24). Essi vengono assicurati che la voce del loro sangue avrà una risposta adeguata e che la loro preghiera non sarà esaudita immediatamente solo perché non è completo il numero dei loro compagni di martirio. E) "Resta una grave difficoltà: solo agli uccisi viene concessa la vita eterna; l’esclusione degli altri morti, qui implicita, viene resa esplicita nella ripresa della visione in quella del regno millenario (Ap 20,4). Questa difficoltà ha fatto sì che nell’antichità cristiana c’era chi (per es. Tertulliano) sosteneva che l’accesso alla beatitudine eterna dopo la morte, era riservato ai soli martiri, mentre gli altri fedeli dovevano attendere il ritorno di Cristo. /.../ L’analogia tra le due visioni (5° sigillo e Ap 20) è chiara /.../ Lupieri afferma l’identità tra i morti ammazzati del 5° sigillo e quelli del Capitolo 20 che partecipano al regno millenario (Ap 20,4) (Lupieri, p. 314). /.../ Nella visione del regno millenario appare più chiara la distinzione tra martiri e non martiri ammessi alla beatitudine eterna. /.../ Se soltanto ai martiri del 5° sigillo è riservata la vita eterna qual è la sorte ultraterrena degli altri giusti cristiani? /.../ Nel 5° sigillo il numero da completare riguarda soltanto gli uccisi /.../ Qual è la sorte degli altri cristiani morti in tutta la storia della Chiesa?" (Eugenio Corsini, Apocalisse di Gesù Cristo, SEI Torino, 2002, pp. 156-160). F) Anche qui bisogna precisare che l’Apocalisse non intende parlare di tutti i morti, di tutte le situazioni, di tutti i martiri, di tutti i tempi, anche se le parole e/o le affermazioni usate per essi, possono sicuramente inglobare anche altre situazioni. Il libro si propone un discorso specifico su un argomento, su una situazione particolare, su un avvenimento particolarmente traumatico in tutta la storia dell’umanità e della Chiesa. L’Apocalisse parla e fotografa soprattutto un "pezzo" di storia particolare, quel "pezzo" che riguarda gli avvenimenti ultimi, "verso la fine del mondo". Di questi avvenimenti ultimi e dei martiri che ci saranno al tempo dell’Anticristo, l’Apocalisse si propone di indicare gli elementi essenziali e significativi che riguardano solo quel periodo e quei martiri. Ci sono certamente altre morti, per altri motivi, anch’esse significative e importanti, ma non rientrano nel "pacchetto informativo" che l’Apocalisse deve fornire. Lo specifico dell’Apocalisse è parlare degli avvenimenti ultimi della storia, degli eventi traumatici che l’accompagneranno e delle sofferenze a cui andranno incontro i cristiani di quel tempo, soffermandosi soprattutto sulle caratteristiche e sul destino dei martiri cristiani determinati dall’azione diabolica dell’ Anticristo = N.d.R.)

 

COLLEGAMENTO TRA Cap. 6, Cap. 7, Cap. 14 e Cap. 20

"Le condizioni per essere ammessi nel "millennio spirituale" delineato da Giovanni, consistono nell’essere stati uccisi, soltanto di questi Giovanni dice che "vissero", nel senso forte che "ebbero la vita eterna" (non già nel senso comunemente inteso: "ritornarono alla vita": così Brutsch, 318,326 s; Prigent 307,311 s; Lupieri, almeno nel commento, 309, 5): qualcosa di analogo è detto delle "anime degli sgozzati" del QUINTO SIGILLO (Ap 6,9 ss).

In virtù di questa "vita", che viene loro concessa dopo la morte, i "decapitati a causa della testimonianza di Gesù e della parola di Dio" (Ap 20,4) sono "sacerdoti di Dio e di Cristo" e "regnano con Cristo" per tutta la durata del millennio. Insomma ai partecipanti del regno millenario vengono concesse, dopo la morte, prerogative - vita, regalità, sacerdozio - che i fedeli di Cristo posseggono fin da ora: regalità e sacerdozio (cfr. prologo Ap 1,6; "canto nuovo" Ap 5.10), vita divina, che è vita eterna (cfr. visione della "folla grande": Ap 7,17). La morte violenta come condizione per l’ammissione al regno millenario rende impraticabile l’interpretazione tradizionale che vede in esso l’allegoria della beatitudine eterna concessa a tutti i giusti cristiani, martiri e non, così come il possesso fin d’ora dei contenuti del regno da parte dei fedeli, rende plausibile l’interpretazione che colloca il regno millenario oltre i confini della storia" (Eugenio Corsini, Apocalisse di Gesù Cristo, SEI Torino, 2002, p. 76)

 

POSSIAMO QUINDI GETTARE UN COLLEGAMENTO CERTO:

1) tra le anime di coloro che sono stati sgozzati e che sono sotto l’altare nel 5° SIGILLO (Ap 6,9), essi: "furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa. (Nel caso di Ap 6,9 e di Ap 20,4, viene usata la stessa formula!); 2) la grande folla, la moltitudine immensa del Capitolo 7, "essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col Sangue dell’ Agnello" (Ap 7,9.14); 3) i 144.000 che hanno scritto sulla fronte il sigillo di Dio (il nome di Gesù e del Padre suo); che cantano un canto nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e ai vegliardi; che sono i redenti della terra, come primizie per Dio e per l’Agnello, (Ap 14,1-5); 4) e "le anime dei decapitati a causa della testimonianza di Gesù e della Parola di Dio, e quanti non avevano adorato la bestia e la sua sta tua e non ne avevano ricevuto il marchio sulla fronte e sulla mano. Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni; gli altri morti invece non tornarono in vita fino al compimento dei 1000 anni. Questa è la prima risurrezione" (Ap 20,4-5). Essi furono decapitati "a causa della testimonianza di Gesù e della parola di Dio" (Ap 20,4). Possiamo affermare che Ap 7 è l’esplicitazione del tema del 5° sigillo (Ap 6,9-11); Ap 14,1-5 è un altro approfondimento e chiarimento sullo stesso tema; Ap 20 è un’ulteriore precisazione sempre sullo stesso tema: i 144.000, coloro che sono segnati col sigillo di Dio sulla fronte, i martiri cristiani del tempo dell’Anticristo, cioè coloro che non hanno adorato la bestia e la sua statua e non ne hanno ricevuto il marchio sulla fronte e sulla mano! Lo Spirito Santo si riserva di scegliere le visioni o i temi su cui vuoi dare più luce, gli approfondimenti che ritiene opportuni oppure le ulteriori spiegazioni che ritiene necessarie. Nell’Apocalisse, in virtù della ricapitolazione, lo Spirito sceglie gli argomenti e il momento per fornire approfondimenti e chiarimenti, riservandosi di scegliere di quali temi parlare e dove e quando parlarne! Il 5° Sigillo suggerisce 3 idee: A) Il giudizio, il trionfo di Cristo e dei suoi eletti è rimandato ad un giorno indeterminato; B) La Chiesa dovrà subire ancora persecuzioni; C) I fedeli morti godono già della felicità celeste: non bisogna rattristarsi della loro sorte.

 

ALCUNI RILIEVI

A) Il 5° sigillo ci dice che ci sono dei martiri della fede, ma di per sé non ci dice chi è responsabile della sanguinosa persecuzione, quando essa è avvenuta e come si è realizzata. Il confronto con i passi dove si parla dello stesso argomento illumina e arricchisce l’argomento trattato. B) È possibile fare un collegamento tra questi martiri del tempo dell’Anticristo, vittime di una persecuzione sanguinosa, con i contenuti del 3° SEGRETO DI FATIMA?

Riporto il testo, così come l’ha scritto Lucia, per facilitare la comparazione. "Abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora. un poco più in alto, un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: "qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti" un Vescovo vestito di Bianco "abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre". Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi, come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi, i Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli, ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio" (Congregazione per la Dottrina della Fede, Il Messaggio di Fatima, LER, 2000. pp. 15-16).

 

COMMENTO DEL CARDINALE RATZINGER

C) La cosiddetta terza parte del segreto di Fatima (in realtà si tratta di un solo segreto in tre parti) si apre con un’immagine apocalittica. Afferma il Cardinale Ratzinger: "L’Angelo con la spada di fuoco a sinistra della Madre di Dio ricorda analoghe immagini dell’ Apocalisse. Esso rappresenta la minaccia del giudizio che incombe sul mondo. /.../ La visione mostra poi la forza che si contrappone al potere della distruzione - lo splendore della Madre di Dio e, proveniente in un certo modo da questo, l’appello alla penitenza. /.../ Il luogo dell’azione viene descritto con tre simboli: una ripida montagna, una grande città mezza in rovina e finalmente una grande Croce di tronchi grezzi. Montagna e città simboleggiano il luogo della storia umana. /.../

Appaiono poi il Papa, altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e finalmente uomini e donne di tutte le classi e gli strati sociali. Il Papa sembra precedere gli altri, tremando e soffrendo per tutti gli orrori che lo circondano. Il suo cammino passa in mezzo ai cadaveri dei morti. La via della Chiesa viene così descritta come una Via Crucis, come un cammino in tempo di violenza, di distruzione e di persecuzioni, /.../ Nella visione anche il Papa viene ucciso sulla strada dei martiri. /.../ Nella conclusione del segreto /.../ Angeli raccolgono sotto i bracci della Croce il sangue dei martiri e errano così le anime che si avvicinano a Dio. /.../ Il sangue dei martiri è seme di cristiani, ha detto Tertulliano. Come dalla morte di Cristo, dal suo costato aperto è nata la Chiesa, così la morte dei testimoni (martiri) è feconda per la vita futura della Chiesa. /.../ La terza parte del segreto si conclude con un’immagine di speranza: nessuna sofferenza è vana.

/.../ dalla sofferenza dei martiri-testimoni deriva una forza di purificazione e di rinnovamento perché essa è attuazione della stessa sofferenza di Cristo e trasmette nel presente la sua efficacia salvifica" (Congregazione per la Dottrina della Fede, Il Messaggio di Fatima, LER, 2000, p. 37-42). "La via della Chiesa viene così descritta come una Via Crucis, come un cammino in tempo di violenza, di distruzione e di persecuzioni": le parole del Cardinale Ratzinger illustrano bene il tempo e il tipo di persecuzioni che ci saranno al tempo dell’Anticristo. Se gli avvenimenti narrati riguardano le conseguenze della persecuzione dell’Anticristo, evidentemente la venuta di questo individuo va posta in un tempo che non può essere quello immediatamente prima della fine del mondo, ma molto tempo prima. [ Nota di Profezie per il Terzo Millennio: qui l'autore dell'articolo avanza un'ipotesi interpretativa che - sebbene del tutto legittima (non si mette in discussione alcuna verità di fede) - nella tradizione della Chiesa è però largamente minoritaria. Va detto che secondo quello che è l'insegnamento tradizionale nella Chiesa, l'Anticristo escatologico dovrebbe manifestarsi immediatamente prima della fine del mondo e del giudizio finale; e questa prospettiva, che trova solidi fondamenti nella Scrittura (cfr. ad es. Mt 24,24-31; Mc 13-14,27; Dn 7,23-28; 2 Tes 2,1-8), non solo è ampiamente preponderante negli insegnamenti dei Padri e dei Dottori della Chiesa, ma anche nelle rivelazioni private di tanti mistici e veggenti cattolici, molti dei quali beatificati o canonizzati dalla Chiesa. Si consulti a questo riguardo: L'Anticristo nella Tradizione e nelle rivelazioni private
Per altro nel "terzo segreto" non c'è alcunché che ci autorizzi a ritenere che gli avvenimenti che in esso sono narrati riguardino le conseguenze della persecuzione dell’Anticristo (escatologico). ]
Ricordo che qui siamo nel 5° sigillo, molto distanti dunque dal 7° sigillo e dal quel Giudizio finale che verrà descritto solo in Ap 20,11-15. D) È possibile ipotizzare che tutti quei cadaveri in mezzo ai quali passa il Papa, di cui parla il terzo segreto di Fatima, siano coloro che sono passati attraverso la Grande Tribolazione? Se questo fosse vero, significherebbe che i nostri tempi, entrano in una delle tappe dell’Apocalisse. L’apertura del 6° sigillo introduce una visione terrificante. Sono sette catastrofi cosmiche: 1) Terremoto; 2) Oscuramento del sole 3) e della luna; 4) Caduta di astri; 5) il cielo che si avvolge come un papiro; 6) spostamento delle montagne 7) e delle isole.

 

 

 

 

 

Da Per maggiori informazioni cliccare sul logo n.26 - febbraio 2005 (per maggiori informazioni cliccare sul logo).
Pubblicato da "Profezie per il Terzo Millennio" su autorizzazione del direttore di redazione di "Fede e Cultura", don Guglielmo Fichera.

 


 

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