CATECHESI SULL'APOCALISSE
DI SAN GIOVANNI APOSTOLO

don Guglielmo Fichera

2ª puntata - 4ª parte

 

 

 

6° SIGILLO

(12) "QUANDO L’AGNELLO APRÌ IL 6° SIGILLO, VIDI CHE VI FU UN VIOLENTO TERREMOTO. IL SOLE DIVENNE NERO COME SACCO DI CRINE, LA LUNA DIVENTÒ TUTTA SIMILE AL SANGUE, (13) LE STELLE DEL CIELO SI ABBATTERONO SOPRA LA TERRA, COME QUANDO UN FICO, SBATTUTO DALLA BUFERA, LASCIA CADERE I FICHI IMMATURI. (14) IL CIELO SI RITIRÒ COME UN VOLUME CHE SI ARROTOLA

(N.d.R. = SCONVOLGIMENTO GENERALE DI TUTTA LA NATURA

A) "L’apertura del sesto sigillo dà luogo alla visione del GRAN GIORNO, v. 17, che si svilupperà anche nel capitolo seguente. Qui sono espresse, in due scenari ricalcati su figure dell’A.T., una serie di sconvolgimenti cosmici, vv. 12-14, e una serie di categorie umane che reagiscono a tali sconvolgimenti, vv. 15-16; tutti si sentono oppressi da uno spavento insuperabile per il GRAN GIORNO dell’intervento finale di Dio e di Cristo, vendicatori di ogni male" (Pietro Rossano, Apocalisse, Supplemento n.1 a Famiglia cristiana, 12/12/2004, nota 6,12-17, p. 64).

B) "Con il sesto sigillo, cataclismi di dimensione cosmica vengono a colpire l’intera umanità (6,15): è l’espressione (v.16). /.../ Il sesto sigillo non ha introdotto una catastrofe che si potrebbe dire ordinaria; anzi la mostra come particolarmente terribile" (L’Apocalisse di S. Giovanni, traduz. e commento di Pierre Prigent, Borla, 1985, p. 231).

C) "Si è in presenza di una vera e propria "catastrofe" nel senso etimologico della parola greca, cioè di un ribaltamento dell’essere e delle sorti. L’autore introduce sette sconvolgimenti cosmici per raffigurare simbolicamente questa ricomposizione della realtà in un nuovo ordine. /.../ Inutilmente gli uomini cercano di nascondersi come Adamo peccatore (Gen 3,8-10) /.../ la giustizia divina va a scovarli anche negli angoli più remoti. /.../ Ormai è giunto il "gran giorno", cioè il giorno dell’intervento giudiziario di Dio nella storia, cantato già dai profeti (cfr. Amos 5,16-20). È paradossale sentire che quello sarà il "giorno dell’ira" non solo di Dio ma anche dell’Agnello, mansueto, "mite ed umile di cuore" (Mt 11,29) /.../ Anche Cristo rivela ora il suo volto di giudice severo" (Gianfranco Ravasi, Apocalisse, Piemme, 2004, pp. 68-69).

D) "Nella nostra sezione risalta l’alterazione violenta della realtà: il cielo si arrotola, cadono le stelle, le montagne e le isole si smuovono dai loro posti. L’autore, però, mette in evidenza il fatto che non tutto si risolve in fenomeni cosmici. Per lui è soprattutto importante la reazione umana di timore di fronte al giudizio di Dio; in realtà si tratta di una trasformazione della storia dell’uomo che accade per opera di Dio, il quale conduce il mondo verso la meta di una novità sconosciuta e incontrollabile. Il mondo deve cambiare o, meglio detto, sta già cambiando per l’influsso di un Dio compromesso nella storia umana" (a cura di Josep Abella, Vangelo di Giovanni, Lettere e Apocalisse, EDB, 2001, pp. 341-342).

E) "L’immagine del cielo come rotolo si comprende se si pensa che Dio aveva "disteso" la volta celeste, come un rotolo. Quando Dio la lacera, i lembi di essa si riavvolgono, come accade se si lacera un rotolo; in quell’occasione le stelle, che sono appese alla volta celeste, cadono sulla terra. La caduta delle stelle è la dissoluzione della "milizia celeste" (Is 34,4), cioè il collasso del potere degli angeli ribelli. Alla caduta delle stelle corrisponde la caduta dei monti, che qui compaiono per la prima volta, insieme con le isole (cfr. 16,20). /.../ Questo "sismo" grande indica uno scotimento cosmico, non necessariamente legato ad uno scotimento della terra. /.../ In ogni caso esso è sempre un segno dell’intervento di Dio" (Edmondo Lupieri, L’Apocalisse di Giovanni, Fondazione Lorenzo Valla, Mondatori, Milano, 2000, pp. 151-152).

F) Anche Gesù Cristo ha parlato di questi grandi sconvolgimenti della natura come segni precursori della sua venuta - cfr. Mt 24,7-24; Mc 13,24; Lc 20,25ss. G). Indubbio il collegamento tra gli avvenimenti esposti nel 6° sigillo e il passo di Mt 24,29-30: "Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria".

G) Acuto e opportuno è qui il commento di Richard Gutzwiller: "La tribolazione sarà accompagnata dalla catastrofe cosmica. Vista dalla terra, susciterà l’impressione che il sole si oscuri e la luna perda ogni lucentezza, che le stelle cadano dal cielo e tutto il firmamento vacilli, è un evento astronomico, cosmico, che Cristo non specifica nei particolari. Egli descrive soltanto l’impressione che ne avranno gli abitanti della terra. Egli sa pure che ogni resistenza sarà inutile e la salvezza coi mezzi umani impossibile" (Richard Gutzwiller, Meditazioni su Matteo, Edizioni Paoline, 1961, p. 436).

H) Il paragone con quanto abbiamo detto a proposito di Fatima diventa obbligato: se a Fatima il sole, quello vero, si fosse abbassato realmente, astronomicamente, fino a dove l’hanno visto le migliaia di fedeli riuniti alla Cova di Iria, non sarebbe scampato nessuno, non sarebbe restato nessuno a raccontare l’episodio, non solo a Fatima, ma in tutto il mondo! Eppure, in qualche modo, l’episodio è stato...reale! Esiste dunque, una modalità di intervento di Dio sulla natura e sull’uomo che pur provocando fenomeni reali, riesce a renderli mitigati e parziali. Allo stesso modo nella catastrofe cosmica che Gesù descrive in Mt 24,29 che è poi ribadita e ripresa in Ap 6,12-17, anche lì, se tutti quei corpi celesti, quelli astronomicamente veri, si comportassero realmente come descritto, non scamperebbe nessuno e invece c'è chi scampa, perché la Parola di Dio afferma subito dopo: "allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo" (Mt 24,30). Se la catastrofe cosmica fosse astronomicamente vera, tutte le tribù della terra non si potrebbero più battere il petto, né vedere il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo, perché sarebbero tutte annientate e irrimediabilmente distrutte dalla tragedia cosmica = N.d.R.).

E TUTTI I MONTI E LE ISOLE FURONO SMOSSI DAL LORO POSTO. (15) ALLORA I RE DELLA TERRA E I GRANDI, I CAPITANI, I RICCHI E I POTENTI, E INFINE OGNI UOMO, SCHIAVO O LIBERO, SI NASCOSERO TUTTI NELLE CAVERNE E FRA LE RUPI DEI MONTI;

(N.d.R. = A) "Con l’apertura dei sesto sigillo la visione assume una dimensione cosmica: il sole e la luna, le stelle e il cielo, i monti e le isole sono coinvolti nella catastrofe. Questi sconvolgimenti cosmici /.../ costituiscono la coreografia che accompagna normalmente, la venuta del "giorno del Signore". Lo sconvolgimento del cosmo non è il tema della narrazione, ma la sua cornice: ha lo scopo di rendere drammatico o pauroso, ineluttabile il giudizio che sta per giungere: "è giunto il gran giorno dell’ira di Dio e chi potrà resistere?" (Bruno Maggioni, L’Apocalisse, per una lettura profetica del tempo presente, Cittadella Editrice, 7ª Edizione, 2003, p. 67). B) Viene descritto lo spavento universale degli uomini in quei terribili avvenimenti - i nemici di Dio sono enumerati in sette categorie: 1) i re; 2) i grandi; 3) i capitani; 4) i ricchi; 5) i potenti; 6) lo schiavo; 7) il libero = N.d.R.)

(16) E DICEVANO AI MONTI E ALLE RUPI: CADETE SOPRA DI NOI E NASCONDETECI DALLA FACCIA DI COLUI CHE SIEDE SUL TRONO E DALL’IRA DELL’AGNELLO, (17) PERCHÉ È VENUTO IL GRAN GIORNO DELLA LORO IRA, E CHI VI PUÒ RESISTERE?

(N.d.R. = A) Indubbio il parallelismo tra il v. 16 e Lc 23,30. B) "è venuto il gran giorno della loro ira". L’espressione è tolta dalla profezia del libro di Gioele relativa agli ultimi tempi (cfr. Is 2,12; Gioele 2,1.30.31 ss; 3,4; Lc 17,23; Rom 2,5; At 2,19-20; ecc.). Questi segni cosmici accompagnano - nei profeti il giorno di Jawhe (cfr. Amos 8,9). Simboleggiano lo scatenarsi dell’ira di Dio (cfr. Mt 24,1). C) Bisogna ben distinguere 1) il GIORNO DELLA COLLERA DI DIO, nel quale Dio interviene per colpire il male e gli empi che sono sulla terra; 2) dal giorno del GIUDIZIO UNIVERSALE, in cui "passa la scena di questo mondo", non c’è più questo mondo, c’è la risurrezione dei corpi (di tutti) e la giustizia di Dio opererà il giudizio definitivo ed eterno che riguarda la vita nell’aldilà. I due avvenimenti, quindi, non coincidono. Ricordo che siamo nel 6° sigillo, quindi prima della fine del mondo-giudizio universale; e le parole usate sono proprio uguali a quelle usate da Gesù nel Cap. 24 di Matteo e nel passo dì Luca, Cap. 23,30.

"Il Capitolo 6 si chiude con l’apertura del sesto sigillo. Si farà questione del 7° sigillo, all’inizio del Capitolo 8. Questo semplice rilievo consiglia di considerare il Capitolo 7 come una specie di parentesi" (L’Apocalisse di S. Giovanni, traduzione e commento di Pierre Prigent, Borla, 1985, p. 231). D) "Perché è venuto il gran giorno della loro ira: nella tradizione profetica IL "GIORNO DEL SIGNORE" indica un intervento particolare da parte di Dio nella storia umana, sulla terra, avente per scopo la distruzione del male e il potenziamento-vittoria del bene del popolo di Dio (cfr. Is 13,6.9; Ez 13,5; Am 5,18.20; Sof 1,7.14; Mal 3,23,ecc.).

Il "GRAN GIORNO" (cfr. Giuda 6; Is 1,13) è l’intervento conclusivo con cui Dio distrugge per sempre tutto il male morale e potenzia il bene definitivamente" (Ugo Vanni, Apocalisse, Queriniana, 2003, p.41) = N.d.R.)

Parallelismo con l’Apocalisse sinottica: Mt 24,7-24; Mc 13,24-26; Lc 21,25-26; 23,30.

 

COMMENTO FINALE

Tutti gli sconvolgimenti descritti, in tutti i sigilli, esprimono un intervento di Dio nella storia, diretto ed immediato. Quando si leggono queste pagine c’è sempre qualcuno che sbotta: "Ma queste cose sono sempre avvenute: terremoti, guerre, calamità, ecc.". Tutta l’Apocalisse - in modo simbolico - vuol dire siate sempre pronti a ricevere la visita del Signore. Mentre la seconda parte di queste esternazioni è sempre condivisibile e sempre da vivere, sulla prima parte bisogna fare una necessaria e incisiva correzione di rotta. A parte il fatto che molti avvenimenti specifici come sono descritti dall’Apocalisse, (soprattutto gli sconvolgimenti cosmici del 6° sigillo) non si sono mai realizzati, non li abbiamo mai avuti. Ma l’errore di quella impostazione consiste nell’ignorare questa impostazione fondamentale: 1) Gesù dice: "Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina" (Lc 21,28).

2) Gesù vuoi dire: "Quando vedrete accadere TUTTE queste cose", cioè solo quando si vedrà realizzata l’insieme della scaletta degli avvenimenti, cioè solo quando vedrete realizzarsi tutti insieme questi segni (non uno scollegato dall’altro, non ad esempio un terremoto nel 1800 e una guerra nel 1900!) allora verrà la fine dei tempi. Guerre ce ne sono sempre state, è vero! Terremoti, ce ne sono sempre stati, è vero! Carestie, ce ne sono sempre state, e in più luoghi, è vero! Allora in che senso questi avvertimenti di Gesù sono dei SEGNI PER NOI? 3) Solo quando si realizzeranno tutti insieme e nell’ordine indicato da Gesù, cioè secondo la scaletta di avvenimenti indicata dall’Apocalisse, dal Cap. 24 di Matteo (e anche dalla 2 Tess 2), ecc. Solo quando si realizzeranno "uno dietro l’altro".

 

SECONDA SEZIONE Capitolo 6- 7

CAPITOLO 7

 

In attesa dell’apertura del settimo sigillo (rimandata al capitolo seguente) una nuova visione mostra una moltitudine di salvati (martiri) in cielo. I martiri cristiani celebrati nel Cap. 7 sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello. In questo Capitolo abbiamo due visioni: 1) Nella prima (vv. 1-8) l’Apostolo ode il numero degli eletti - che sono ancora sulla terra e devono essere segnati col sigillo di Dio per essere preservati dai castighi, che colpiranno gli empi. 2) Nella seconda (vv. 9-17) vede la moltitudine degli eletti che sono già entrati nel cielo e possiedono al gloria.

Domanda: Come mai terminati i 6 SIGILLI, e prima di passare al 7° sigillo e poi alle 7 trombe, l’Apocalisse presenta, nel Capitolo 7, la visione dei 144.000 salvati sulla terra e poi della moltitudine immensa in Paradiso? L’Apostolo Giovanni sceglie di dare uno squarcio di approfondimento proprio sul 5° SIGILLO, di esplicitare meglio chi sono e qual è il cammino di santificazione di coloro che sono segnati - sulla fronte - col sigillo del Dio vivente.

 

1ª VISIONE
RIGUARDA GLI ELETTI SULLA TERRA

"(1) DOPO CIÒ (N.d.R. = in greco: metà tuto = dopo queste cose, dopo queste visioni narrate nel capitolo precedente, cioè dopo l’apertura del 6° sigillo e la realizzazione di tutti gli avvenimenti ad esso collegati; dopo le visioni narrate nel capitolo precedente. In greco META TANTA = N.d.R.)

VIDI QUATTRO ANGELI CHE STAVANO AI QUATTRO ANGOLI DELLA TERRA,

(N.d.R. = ai quattro punti cardinali della terra - cfr. Ger 49,36; Zac 7,2 = N.d.R.)

E TRATTENEVANO I QUATTRO VENTI, (N.d.R. = A) I venti impetuosi presso i profeti sono il segno dei castighi divini quando ne ricevono l’ordine - [cfr. Ger 1; 49,36; Dan 7,3; Dan 7,3; Zac 6,5; ecc.] per ora li trattengono, ma sono nell’atteggiamento di chi aspetta solo un segno per lanciare sulla terra la forza devastatrice che rappresenta il giudizio di Dio. Che Dio si serva di Angeli per controllare le forze della natura risulta anche dal Cap 14,18, dove troviamo un angelo che ha potere sul fuoco e al Cap 16 dove troviamo l’angelo delle acque. L’idea che alcuni angeli siano in qualche modo responsabili dei principali fenomeni naturali si trova ben attestata nel tardo giudaismo. Enoc 60,11 enumera spiriti del tuono, del mare, del ghiaccio, della grandine, ecc. Giub. 2,2 segue la stessa strada e la sua lista comprende anche angeli del vento" (L’apocalisse di San Giovanni, traduzione e commento di Pierre Prigent, Borla, 1985, p. 233). B) A entrare in scena per primi sono quattro angeli, posti ai quattro punti cardinali, quindi simili a sentinelle collocate agli estremi della terra. Già nell’A.T. i venti erano visti come messaggeri di Dio (cfr. Sal 104,4; Zc 9,14). Ora si immagina che ai quattro venti siano imposti altrettanti angeli che hanno l’ordine di imbavagliare per un certo tempo questi messaggeri del giudizio divino universale" (Gianfranco Ravasi, Apocalisse, Piemme, 2004, pp. 70-71) = N.d.R.)

PERCHÉ NON SOFFIASSERO SULLA TERRA, NÉ SUL MARE, NÉ SU ALCUNA PIANTA.

"Gli angeli che comandano i venti ricevono l’ordine di imbavagliare i propri subordinati per un tempo di pausa, perché non sia colpita alcuna parte della terra. Quest’idea di un breve respiro o sospensiva concessa prima di un castigo distruttore è anch’essa tradizionale nel tardo giudaismo e, particolarmente negli apocalittici. Così gli angeli del castigo vengono trattenuti in Enoc 66, per tutto il tempo necessario a Noè per costruire l’Arca della salvezza (cfr. Enoch 67). Gli angeli che si apprestano a incendiare Gerusalemme, vengono fermati per il tempo richiesto a mettere in salvo le suppellettili cultuali dei tempio (cfr. 2 Bar 6,4 ss). In questo caso la pausa è regolata da Dio, allo scopo di evitare che si confonda nello stesso castigo il campo del mondo (cose e uomini empi) col campo di Dio" (L’apocalisse di San Giovanni, traduzione e commento di Pierre Prigent, Borla, 1985, pp. 233-234).

(2) VIDI POI UN ALTRO ANGELO CHE SALIVA DALL’ORIENTE

(N.d.R. = A) "saliva dall’oriente", letteralmente: "dal levare del sole". La salvezza viene dall’oriente. L’Eden si trova ad oriente (Gen 2,8); quando Dio torna nel Tempio, la sua gloria viene da levante (Ez 43,2); il re Messia viene dall’oriente (cfr. Sib 3,652). "Verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge" (Lc 1,78). I primi cristiani quando pregavano si voltavano verso oriente = N.d.R.)

E AVEVA IL SIGILLO DEL DIO VIVENTE.

(N.d.R. = Il Battesimo nel vocabolario cristiano primitivo, prendeva il nome di SPHRAGIS = SIGILLO. San Paolo pure riferiva di "un sigillo" da cui è segnato il cristiano - Ef 1,13; 4,30; 2 Cor 1,22; 2 Tm 2,19; ma qui evidentemente ci si riferisce a coloro che hanno vissuto bene il Battesimo e la loro testimonianza cristiana fino a donare la vita, perché non basta solo essere segnati dal Battesimo, bisogna viverlo in pienezza. L’Angelo deve imprimere questo sigillo sopra tutti gli eletti per dichiarare che sono proprietà di Dio e che Dio li protegge e li custodisce. Vari documenti giudaici del tempo comprendono il Tau di Ez 9,4, come un sigillo escatologico che esprime l’elezione, l’appartenenza al popolo santo" (L’apocalisse di San Giovanni, traduzione e commento di Pierre Prigent, Borla, 1985, p. 237). In Ap 14,3, lo stesso gruppo, è composto dai "riscattati della terra", che recavano "scritto sulla fronte il nome dell’Agnello e del Padre suo". Origene (Commento a Giovanni, 1,1ss: Omelie sull’Esodo, 1,2;) afferma che i cristiani costituiscono il popolo di Dio, il popolo delle 12 tribù, qualunque sia l’origine razziale dei suoi membri. Essi sono segnati da questo sigillo, che è il nome dell’Agnello e del Padre suo" (L’apocalisse di San Giovanni, traduzione e commento di Pierre Prigent, Borla, 1985, p. 236). Lattanzio parla di "Cristo immolato per la salvezza di tutti quelli che portano sulla loro fronte il segno (signum) del sangue, ossia la croce". In negativo - Anche gli adoratori della Bestia portano in fronte il sigillo (in greco = karagma) della Bestia - cfr. Ap 13,16; ma l’autore dell’Apocalisse, in questo caso, non usa il termine "sigillo" riservato solo all’azione di Dio "Al sigillo di Dio si contrappone il karagma. il "marchio" della Bestia, sua imitazione demoniaca" (Edmondo Lupieri, L’Apocalisse di Giovanni, Mondatori, 2000, p. 153) = N.d.R.).

E GRIDÒ A GRAN VOCE AI QUATTRO ANGELI AI QUALI ERA STATO CONCESSO IL POTERE DI DEVASTARE LA TERRA E IL MARE. (3) "NON DEVASTATE NÉ LA TERRA, NÉ IL MARE, NÉ LE PIANTE, FINCHÉ NON ABBIAMO IMPRESSO IL SIGILLO DEL NOSTRO DIO SULLA FRONTE DEI SUOI SERVI"

(N.d.R. A) è chiaro che questo sigillo di Dio richiama il TAU di Ezechiele (cfr. Ez 9,4). Questo segno come già il sangue dell’agnello pasquale in Egitto - cfr. Es 12,7 - preserverà i giusti dalle vendette divine contro gli empi. Alcuni pensano che il sigillo di Dio sia la croce (e non il solo Battesimo), alla quale allude Ez quando parla di un TAU impresso sulla fronte di coloro che dovevano essere preservati dalla rovina. "Il Profeta Ezechiele ha una visione in cui, in prossimità del castigo che sta per abbattersi su Gerusalemme, (nel momento tragico della sua distruzione nel 586 a.C.) un personaggio (probabilmente un angelo) riceve da Dio l’ordine di entrare nella città e di segnare sulla fronte con un Tau gli abitanti che non hanno ceduto all’idolatria, affinché gli angeli sterminatori non li colpisca-no (cfr. Ez 9,4 ss). Allo stesso modo i "servi di Dio", segnati sulla fronte dagli angeli, saranno risparmiati dall’assalto delle cavallette infernali che escono dal "pozzo dell’abisso" al suono della quinta tromba (cfr. Ap 9,4)" (Eugenio Corsini, Apocalisse di Gesù Cristo, SEI, Torino, 2000, pp. 162-163). B) Finché "non abbiamo impresso": viene adoperato il plurale, per far capire che non sarà un solo angelo a compiere quest’opera. C) Il sigillo o marchio, nell’antichità veniva impresso a fuoco su persone addette ai servizio di un tempio, di una divinità; erano segnati anche gli schiavi, i soldati, per indicare chi era il loro capo o padrone. Il sigillo faceva riconoscere una persona o una cosa come proprietà di chi lo aveva impresso. D) Il sigillo sulla fronte lo si incontra di nuovo in Ap 14,1, dove si parla di nuovo degli stessi 144.000 di questo capitolo 7. Di essi, nel Cap. 14 si dice che "hanno impresso sulla fronte il nome dell’Agnello e il nome del Padre". E) Va notato che il sigillo divino preserverà gli eletti di Dio sicuramente dai flagelli rivolti contro gli empi, ma non garantirà i credenti contro le persecuzioni dell’Anticristo: bisogna attraversare la grande tribolazione, prima di giungere alla gloria. I servi di Dio, che avranno il sigillo sulla fronte, verranno preservati dall’infedeltà, ma non è detto che verranno sempre preservati dalla morte fisica e dal martirio F) Si realizza una salvezza anticipata per un certo numero di fedeli (servi di Dio, v. 3) che viene indicata mediante un contrassegno simbolico - un T come Ez 9,4 - sulla fronte. I servi di Dio sono presi dalle 12 tribù d’Israele ma probabilmente non sono gli israeliti dell’A.T. Il fatto che le singole tribù siano moltiplicate per 1000, suggerisce che si tratta delle 12 tribù portate al massimo del loro sviluppo e quindi del popolo d’Israele dell’A..T. che sfocia poi in quello del Nuovo, formando come una risultante unica" (Ugo Vanni, Apocalisse, Queriniana, 2003, p. 41) = N.d.R.).

 

DUE SCENE

1) Segnatura sulla fronte dei 144.000 servi di Dio (Ap 7,1-8). 2) Apparizione della folla immensa di personaggi biancovestiti (Ap 7,9-17)

 

1ª VISIONE - SI SVOLGE SULLA TERRA - VISIONE DELLA CHIESA MILITANTE SULLA TERRA

(4) POI UDII IL NUMERO DI COLORO CHE FURONO SEGNATI CON IL SIGILLO: 144.000,

(N.d.R. = A) 144.000 = 12x12x1000. Non c’è dubbio che il numero 144.000 non va inteso in senso letterale, ma in senso figurato, simbolico. Si tratta di un numero simbolico per indicare una moltitudine numerosa che fa riferimento alla moltitudine (1000) di chi ha vissuto in pienezza tutto l’insegnamento di Dio (12x12).

Non si può credere che in ogni tribù ci siano esclusivamente 12.000 eletti precisi. Inoltre il simbolismo è richiesto dagli stessi brani: se si interpretasse tutto alla lettera bisognerebbe dire che i 144.000 sono solo ebrei, perché in Ap 7,4-8 si citano solo le tribù ebraiche; e inoltre, bisognerebbe dire che sono solo maschi, perché in Ap 14,4 è detto che "non si sono contaminati con donne", mentre qui si tratta della verginità intesa nel senso di non essersi contaminati con l’idolatria, di essere cioè, rimasti saldi e integri nella purezza della vera fede. La nota della Bibbia di Gerusalemme ad Ap 7,4 così, infatti, si esprime: "144.000 indica la moltitudine dei fedeli del Cristo, popolo di Dio, nuovo Israele (Gal 6,16; Ge 1,1; Ap 11,1; Ap 20,9). La nota della BJ ad Ap 21,16 così spiega l’espressione "dodicimila stadi": 12 (il numero del Nuovo Israele) moltiplicato per 1000 (moltitudine). "12 erano le tribù dell’Antico Israele (A.T.), 12 sono gli Apostoli di Gesù le "nuove tribù del Nuovo Israele" (N.T): 12x12: pienezza della Rivelazione, perfezione nell’aderire alla pienezza della Rivelazione; 1000 = moltitudine. 144.000: moltitudine di coloro che hanno raggiunto la perfezione nell’aderire pienamente a tutta la Rivelazione cristiana (A.T. e N.T.).

"I 144.000 rappresentano, quindi, l’intero popolo cristiano, l’Israele di Dio (Gal 6,16)" (Giuseppe Crocetti, I testimoni di Geova, ed. cit. p. 87). Si tratta allora degli eletti sulla terra, di tutta la terra, in quanto i venti trattenuti a motivo loro sono quelli che vengono dai quattro punti della terra. B) I 144.000 sono veri discepoli di Dio e di Cristo, sono stati segnati col sigillo di Dio, sono martiri, perché "sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello", "cantano una cantico nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e ai vegliardi" sono i redenti della terra, non si sono contaminati con l’infedeltà e l’idolatria, in questo senso sono vergini (cfr. 14,1-8). Essi sono stati decapitati, immolati a causa della testimonianza di Gesù e della Parola di Dio e non hanno adorato la Bestia e la sua statua e non hanno ricevuto il marchio sulla fronte e sulla mano (cfr. Ap 6,9-11; Ap 20,4) = N.d.R.)

SEGNATI DA OGNI TRIBÙ DEI FIGLI D’ISRAELE: (5) DALLA TRIBÙ DI GIUDA 12.000; DALLA TRIBÙ DI RUBEN 12.000; DALLA TRIBÙ DI GAD 12.000; (6) DALLA TRIBÙ DI ASER 12.000; DALLA TRIBÙ DI NÈFTALI 12.000; DALLA TRIBÙ DI MANASSE 12.000; (7) DALLA TRIBÙ DI SIMEONE 12.000; DALLA TRIBÙ DI LEVI 12.000; DALLA TRIBÙ DI ISSACAR 12.000; (8) DALLA TRIBÙ DI ZABULON 12.000; DALLA TRIBÙ DI GIUSEPPE 12.000; DALLA TRIBÙ DI BENIAMINO 12.000.

(N.d.R. = Bisogna osservare che il carattere simbolico si deduce da alcune cose:

A) Giovanni era perfettamente a conoscenza che da tempo non esistevano più le 12 tribù d’Israele. Dieci di esse, infatti, erano quasi scomparse completamente in Assiria durante la schiavitù babilonese. Basta conoscere un po’ di storia ebraica. Alla morte di Salomone, Israele si spacca in due: regno del Nord (10 tribù) e Regno di Giuda a Sud (2 tribù). Il Regno del Nord cadde in mano agli Assiri nel 720 a.C. Nella Bibbia l’ultima menzione delle 10 tribù si trova in 2 Re 17,5-6 e nel versetto 18 si legge: "perciò l’Eterno si adirò fortemente contro Israele e lo allontanò dalla Sua presenza; non rimase altro che la sola tribù di Giuda. Per cui il nome "12 tribù d’Israele" usato dopo il ritorno in patria per effetto dell’editto del re Ciro (538 a.C.) non fu che un semplice titolo storico indicante il popolo giudaico (cfr. At 26,7). Inoltre se Giovanni avesse voluto veramente intendere "Israele secondo la carne", avrebbe seguito l’elencazione consueta delle 12 tribù (cfr. Num 2,1-34;19,11-27). L’ordine con cui sono enumerate le 12 tribù d’Israele non è quello che troviamo nelle liste dell’Antico Testamento.

1) È messo a capo Giuda, perché è la tribù del Messia e di Gesù. Giuda era l’erede delle promesse messianiche. Ruben era il primogenito di Giacobbe. Da Giuseppe provengono due tribù, quella di Manasse, (v. 6) e quella di Efraim.

2) Dan è omesso, perché - secondo gli antichi - in esso doveva nascere l’anticristo (cfr. S. Ireneo, Adv. Haer., V,30,2; Ippolito, De Antichr., 14, P.G.10, c. 737).

3) La tribù di Levi - negli altri passi della Scrittura - generalmente è omessa - perché essa non ebbe mai una parte o porzione speciale di territorio nella divisione della terra promessa: i leviti vivevano solo delle offerte del popolo.

B) "A differenza delle liste tradizionali, la nostra lista omette Dan; poi conta Manasse che in realtà è solo un ramo della tribù di Giuseppe. L’omissione di Dan può richiamarsi ad un’antica tradizione, la cui vitalità resta attestata fino al tardo giudaismo. Ippolito, commentando Gen 49,17 e Dt 33,22, scrive: "In realtà, come dalla tribù di Giuda è nato Cristo, così dalla tribù di Dan nascerà l’Anticristo" (De Anticristo 14). W. Bousset ha potuto presentare una massa considerevole di testi patristici a comprova che questa interpretazione è stata tradizionale nella Chiesa primitiva. Nel Testamento dei Dodici Patriarchi quello di Dan 5,4 ss, profetizza che questa tribù si opporrà a Levi e Giuda e si allontanerà dal Signore per seguire i pagani: il suo principe è Satana. Ger 8,16 si trova riferito all’idolatria di Dan nei testi rabbinici. Lo stesso testo viene interpretato come venuta dell’Anticristo da Sant’Ireneo che aggiunge: "Per questa ragione la tribù di Dan non viene contata nell’Apocalisse, tra quelle che si sono salvate. Questa tradizione spiega la sostituzione di Dan con Manasse nella lista di Ap 7,4-8. /.../ Un’altra caratteristica di questa lista è l’ordine singolare con cui enumera le tribù. Nessuna delle liste contenute nell’A.T. presenta tale ordine. /.../ Se Giuda viene messo per primo, dev’essere in ragione delle profezie messianiche riferite a questa tribù" (L’apocalisse di San Giovanni, traduzione e commento di Pierre Prigent, Borla, 1985, pp. 239-241).

C) "La lista dei dodici figli di Giacobbe-Israele non corrisponde, per ordine e per componenti, alle liste che troviamo nel Genesi (p. es. 35,23-6). Giuda, il quartogenito nato da Lia, è nominato al primo posto, davanti al primogenito Ruben; la trasposizione appare logica, in verità, in quanto dalla tribù di Giuda vengono i sovrani d’Israele e lo stesso Gesù (cfr 5,5). La scomparsa di Dan di solito si spiega poiché circolava l’idea che l’Anticristo sarebbe stato un danista. La questione poi si complica perché si riteneva che i due figli di Giuseppe (Efraim e Manasse), adottati dal vecchio Giacobbe (Gen 48), avessero sostituito il loro padre nell’elenco dei Patriarchi, come capostipiti di due "mezze tribù". L’elenco di Giovanni è strano poiché contiene il nome di Giuseppe con quello di Manasse, ma non quello di Efraim. Pare che comunque Giovanni voglia comunque avere dodici nomi, esaltando Giuda ed escludendo Dan; il resto forse non gli interessa" (Edmondo Lupieri, L’Apocalisse di Giovanni, Mondatori, 2000, pp. 154-155).

D) "Nell’elenco curiosamente Dan è sostituito da Manasse (che, con Efraim, era figlio di Giuseppe). Questa omissione ha forse una sua spiegazione nella tradizione biblica: Dan è tratteggiata come una tribù incline all’idolatria (Giudici 18; 1 Re 12,28-30) ed è condannata come pericolosa dal profeta Geremia (8,16-17). Per questo nella successiva tradizione cristiana si dirà che l’Anticristo nascerà dalla tribù di Dan (così, ad esempio, il Padre della Chiesa, sant’Ireneo nel II secolo)" (Gianfranco Ravasi, Apocalisse, Piemme, 2004, p. 72). La grande folla, i 144.000, i vincitori della Bestia, sono la stessa realtà!

E) "Cosa rappresenta questa segnatura sulla fronte? Viene a significare che questi servi di Dio, segnati sulla fronte, sono dei salvati, analogamente a quelli del 5° Sigillo. Sono forse gli stessi? Quanto Giovanni ci dirà dei 144.000 all’inizio del Capitolo 14 (cfr. 14,1) ci permette fin d’ora di rispondere in maniera affermativa. Egli li vedrà raccolti intorno all’Agnello "sopra il Monte Sion", recando "scritto sulle loro fronti il suo nome [cioè il nome dell’Agnello] e il nome del Padre suo" (Ap 14,1). Di essi, inoltre, si dice che "sono quelli che seguono l’Agnello ovunque vada" (Ap 14,4), parole che l’antichità cristiana ha inteso come riferite al martirio. Quindi anche i 144.000 sono dei martiri ed hanno reso, al pari degli uccisi del 5° Sigillo, la duplice testimonianza" (Eugenio Corsini, Apocalisse di Gesù Cristo, SEI, Torino, 2000, p. 162) = N.d.R.).

 

2ª VISIONE - SI SVOLGE NEL CIELO.
VISIONE DELLA CHIESA TRIONFANTE IN CIELO

Qui non si tratta degli eletti che si trovano ancora in mezzo alle prove sulla terra, ma degli eletti che sono già entrati nel possesso della beatitudine celeste.

 

IL TRIONFO DEI NUOVI ELETTI IN CIELO

(9) DOPO CIO.

(N.d.R. = cioè dopo la precedente visione = N.d.R.)

APPARVE UNA MOLTITUDINE IMMENSA,

(N.d.R. = il numero dei salvati è grande = N.d.R.)

CHE NESSUNO POTEVA CONTARE, DI OGNI NAZIONE, RAZZA, POPOLO E LINGUA.

(N.d.R. = A) "che nessuno poteva contare": "Il fatto che la "folla" non sia numerabile significa che essa finalmente realizza la promessa di Dio di dare ad Abramo una discendenza incalcolabile, come "le stelle del cielo" (Gen 15,5 ecc.) e "la sabbia del mare" (Gen 22,17; 32,13, ecc.).

B) "di ogni nazione, razza, popolo e lingua": si indica così l’universalità della salvezza di Cristo che raggiunge ogni uomo in qualsiasi condizione si trovi = N.d.R)

TUTTI STAVANO IN PIEDI DAVANTI AL TRONO E DAVANTI ALL’AGNELLO, AVVOLTI IN VESTI CANDIDE,

(N.d.R. = A) "Essi stavano in piedi davanti al trono", cioè in un posto (davanti al trono) in cui finora stavano solo i Vegliardi e i quattro esseri viventi. Per la prima volta nell’Apocalisse, degli uomini sono ammessi in un luogo dove si svolge il culto celeste: si tratta davvero, come annunciava Ap 5,10, di un popolo sacerdotale. Ed eccoli assumere funzioni sacerdotali. Abbiamo qui un’anticipazione di quanto annunziano i capitoli 21 e 22: la costante ed immediata presenza di Dio nella nuova Gerusalemme. B) "Vesti candide": il testo greco recita: "kai enopion tu arniu peribeblenenus STOLAS leukas", cioè "di fronte all’Agnello avvolti di stole bianche", come a sottolineare il fatto che svolgono, in cielo, funzioni sacerdotali. Il fatto che siano presentati con funzioni sacerdotali, conferma la loro regalità (cfr. Ap 5,10). Inoltre la veste bianca era stata promessa come premio ai vincitori (Ap 3,4) e ai martiri (Ap 6,11) = N.d.R.)

E PORTAVANO PALME NELLE MANI

(N.d.R. = le palme sono il simbolo dei MARTIRI; e della GLORIA. Nell’antichità ai vincitori dei giochi, agli atleti vittoriosi, si dava spesso una palma = N.d.R.).

 

LITURGIA CELESTE

(10) E GRIDAVANO A GRAN VOCE:

"LA SALVEZZA (in greco "soteria") APPARTIENE AL NOSTRO DIO

(N.d.R. = Vale adire: se siamo salvi, non lo dobbiamo alle nostre forze, ma all’aiuto e alla grazia di Dio. La salvezza è la realizzazione della volontà di Dio in noi: proviene da Dio e a noi sta accoglierla in pienezza = N.d.R.)

SEDUTO SUL TRONO E ALL’AGNELLO". (11) ALLORA TUTTI GLI ANGELI CHE STAVANO INTORNO AL TRONO E I VEGLIARDI E I QUATTRO ESSERI VIVENTI, SI INCHINARONO PROFONDAMENTE CON LA FACCIA DAVANTI AL TRONO E ADORARONO DIO DICENDO: (12) "AMEN! LODE, GLORIA, SAPIENZA, AZIONE DI GRAZIE, ONORE, POTENZA E FORZA AL NOSTRO DIO NEI SECOLI DEI SECOLI. AMEN".

(N.d.R. = A) Se i quattro esseri viventi fossero cherubini, come sostiene qualcuno, perché in questo passo sono distinti chiaramente da "tutti gli angeli"? Se fossero stati angeli dovevano rientrare nella formula "tutti gli angeli"! B) Gli angeli con le loro parole celebrano sette attributi di Dio. "In questa dossologia s’intrecciano 7 elementi, tre doni divini (sapienza, potenza e forza) e quattro risposte presenti nella lode umana (benedizione, gloria, ringraziamento, onore)" (Gianfranco Ravasi, Apocalisse, Piemme, 2004, p. 75) = N d R.)

(13) UNO DEI VEGLIARDI ALLORA SI RIVOLSE A ME E DISSE: "QUELLI CHE SONO VESTITI DI BIANCO, CHI SONO E DONDE VENGONO?"

(N.d.R. = domanda retorica. La domanda dell’anziano è di pura formalità. Serve a mettere in mostra la particolare solennità della rivelazione. Simili procedimenti si trovano in Ez 37,3-4 ("Queste ossa vivranno? Signore, tu lo sai!") e in Zc 4,2-5 ("Non lo sai che significano queste cose? Risposi: No, mio Signore!") = N.d.R.).

(14) GLI RISPOSI: "SIGNORE MIO, TU LO SAI". E LUI: "ESSI SONO COLORO CHE SONO PASSATI ATTRAVERSO LA GRANDE TRIBOLAZIONE E HANNO LAVATO LE LORO VESTI RENDENDOLE CANDIDE COL SANGUE DELL’AGNELLO.

(N.d.R. = La Grande Tribolazione (cfr. Dn 12,1). "Si tratta del grande "Giorno ultimo", in cui le sofferenze arriveranno al parossismo, per lasciare poi nascere la nuova era. L’idea viene ripresa da Mc 13,19 e passi paralleli e dal nostro libro (3,10). Il martirio, per Giovanni, è la forma suprema e perfetta della fedeltà cristiana" (L’apocalisse di San Giovanni, traduzione e commento di Pierre Prigent, Borla, 1985, p. 248). Quando viene detto che "hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello" è facile pensare al "battesimo di sangue", al martirio rosso.

A) In prima istanza e innanzitutto, questi sono coloro che sono passati attraverso la Grande Tribolazione che è concomitante con la venuta dell’Anticristo; sono quelli che non hanno adorato la bestia, né ricevuto il suo segno; B) in seconda istanza e in una lettura solo spirituale quello che è detto per loro vale per la vita di ogni cristiano che, se è veramente tale, sempre dovrà subire persecuzioni e tribolazioni. Secondo alcuni questa "grande tribolazione" sarebbero i dolori, le tribolazioni, le persecuzioni del popolo di Dio, in ogni tempo. La Chiesa infatti non mancherà mai di essere perseguitata come ogni cristiano, ma queste persecuzioni e tribolazioni nella loro globalità non si possono paragonare alla ferocia della persecuzione dell’Anticristo. "Molti hanno visto in queste parole l’accenno a qualche persecuzione di carattere storico (Nerone, Domiziano) oppure quella finale dell’Anticristo" (Eugenio Corsini, op. cit., p. 164). "La grande tribolazione allude, forse, alle persecuzioni scatenate da Diocleziano. Ma può anche riferirsi alla grande tribolazione che, secondo tutti i testi apocalittici, precederà il giudizio finale" (Bruno Maggioni, L’Apocalisse, per una lettura profetica del tempo presente, Cittadella Editrice, 7ª Edizione, 2003, p. 68). C) "Essi sono coloro che vengono dalla grande tribolazione". Da notare il verbo all’indicativo: "vengono" che non implica che essi continuano ad arrivare, ma che sono arrivati di recente; questa visione infatti è relativa al momento in cui la "grande tribolazione" sarà terminata. Questa è un’altra dimostrazione che non ci si riferisce a tutte le grandi tribolazioni, ma ad una avvenuta di recente. D) "Recentemente la tesi dell’identità tra i due gruppi (144.000 e la folla grande di coloro che sono passati attraverso la Grande tribolazione) è stata ripresa da Lupieri (155)" (Eugenio Corsini, op. cit., p. 163). E) Possiamo quindi gettare un collegamento certo: 1) tra le anime che sono sotto l’altare nel 5° SIGILLO (Ap 6,9-11), 2) la grande folla, la moltitudine immensa del Capitolo 7, "essi sono coloro che sono passati attraverso la GRANDE TRIBOLAZIONE e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col Sangue dell’Agnello" (Ap 7,9.14); 3) e "le anime dei decapitati a causa della testimonianza di Gesù e della Parola di Dio, e quanti non avevano adorato la bestia e la sua statua e non ne avevano ricevuto il marchio sulla fronte e sulla mano". Essi ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni: gli altri morti invece non tornarono in vita fino al compimento dei 1000 anni. Questa è la "prima risurrezione" (Ap 20,4-5). Ap. 6 (5° SIGILLO) = Ap, Cap. 7 (è l’esplicitazione del tema del 5° SIGILLO) = Ap 20,4 dove si specifica ulteriormente il destino dei 144.000.

F) Lo Spirito Santo si riserva di scegliere le visioni o i temi su cui vuoi dare più luce, degli approfondimenti oppure ulteriori spiegazioni = N.d.R.).

(15) PER QUESTO

(N.d.R. = per aver attraversato la grande tribolazione e aver imbiancate le loro vesti nel Sangue dell’Agnello = N.d.R.)

STANNO DAVANTI AL TRONO DI DIO E GLI PRESTANO SERVIZIO GIORNO E NOTTE NEL SUO SANTUARIO; (N.d.R. = A) Lo servono; in greco: LATREIOUSI, cioè gli rendono culto (in greco = latreuo) di adorazione, lode e ringraziamento. Significa propriamente compiere una funzione sacerdotale.

L’ultimo capitolo dell’Apocalisse affermerà l’eterna presenza di Dio è dell’Agnello, nella nuova Gerusalemme, dove i fedeli gli renderanno culto (22,3).

B) "giorno e notte": questo è un simbolismo per dire "sempre", in quanto in cielo non c’è più la notte e il giorno! = N.d.R.)

E COLUI CHE SIEDE SUL TRONO STENDERÀ LA SUA TENDA SOPRA DI LORO. (N.d.R. = Dio cioè li farà abitare sotto la sua tenda. Questo particolare della TENDA si ritroverà nella nuova Gerusalemme; è l’evocazione di una presenza divina, espressa dalla parola SCEKINA, di cui la parola greca SKENUN e come un decalco. La stessa parola, abitazione sotto la tenda, evoca la FESTA DELLE CAPANNE (tabernacoli, secondo il vocabolo abituale) che ricordano le palme. "Il verbo usato "skenoun", significa alzare la tenda. "Skene" che traduce "miskan", connota una presenza durevole; e tale è pure il senso della parola in Ap 7,15 e Ap 21,3: Dio risiederà in modo permanente e definitivo in mezzo ai suoi. Come non essere colpiti dalla corrispondenza provvidenziale tra le consonanti di Sekina e quelle della parola greca che la poteva tradurre: skene? Così in Gv 1,14 (il Logos fatto carne ha alzato la sua tenda in mezzo a noi) si può intendere che Cristo facendo dimora dentro di noi, realizza veramente la presenza stessa di Dio" (L’apocalisse di San Giovanni, traduzione e commento di Pierre Prigent, Borla, 1985, pp. 251-252). L’immagine della tenda è tolta dall’antico tabernacolo mosaico. Con questa immagine si vuol dire che Dio li farà abitare in essa e, quindi in senso metaforico, che Dio dispiega su loro la Sua presenza e la Sua protezione, mettendoli a parte della Sua gioia e della Sua felicità. = N.d.R.)

Questa protezione divina agirà su di loro in due modi: UNA, DICIAMO, IN NEGATIVO

(16) NON AVRANNO PIÙ FAME, NÉ AVRANNO PIÙ SETE, NÉ LI COLPIRÀ IL SOLE, NÉ ARSURA DI SORTA,

(N.d.R. = A) C’è una parentela evidente col passo di Isaia che dice: "Non avranno più fame, né sete, e non li colpirà né l’arsura né il sole, perché colui che ha pietà di loro, li guiderà e li condurrà alle sorgenti d’acqua" (Is 49,10). B) Verranno affrancati da tutti i limiti delle creature. È più facile descrivere ciò che in cielo non c’è più come limitazione creaturale, che non quello che ci sarà, perché "quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore d’uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano" (1 Cor 2,9).

"Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa - se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest’uomo - se con il corpo o senza il corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare" (2 Cor 12,2-4).

 

UNA IN POSITIVO

PERCHÉ L’AGNELLO CHE STA IN MEZZO AL TRONO SARÀ IL LORO PASTORE E LI GUIDERÀ ALLE FONTI DELLE ACQUE DELLA VITA. E DIO TERGERÀ OGNI LACRIMA DAI LORO OCCHI.

(N.d.R. = A) L’acqua è simbolo della vita eterna e della salvezza (cfr. Is 55,1; 1 Gv 7,38-39). "E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi". B) Ap 21,3 afferma con le stesse parole la presenza di Dio in mezzo al suo popolo. In Ap 21,4 ricompare il tema del dono dell’acqua viva. C) La loro fedeltà è ricompensata dai beni descritti; la loro beatitudine comprende diversi vantaggi; oltre alle VESTI BIANCHE, hanno PALME NELLE MANI; sono DAVANTI AL TRONO DI DIO e gli fendono giorno e notte i loro omaggi; partecipano alla liturgia celeste NEL SUO TEMPIO. D) "E Dio tergèrà ogni lacrima". Dalla felicità del cielo sarà bandita ogni tristezza e ogni affanno e vi sarà solo gioia perfetta. Anticipando la promessa di Ap 21,4 - là applicata alla Gerusalemme celeste - si annunzia già adesso che le lacrime saranno cancellate per sempre = N.d.R.)

 

Alcuni commenti

1) Ap 7,2-4.9-14 : la santità è descritta come salvezza; si parla di SALVATI. Tutto è descritto come se fossero scampati ad una strage, ad una sventura (sono passati, infatti, attraverso la "grande tribolazione"). 2) Questa grande scena del cap. 7, è un’ulteriore approfondimento e precisazione di quanto mostrato nel 5° sigillo: le anime di coloro che furono immolati e che hanno le vesti bianche. 3) L’espressione "grande tribolazione" e usata da Gesù in Mt 24 (vers. 21-22) "vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più ci sarà". La Bibbia di Gerusalemme, indica, giustamente, come passo parallelo a questo, proprio Ap 7,14.

4) Gesù usa il termine "grande tribolazione", collocandolo contemporaneamente "all’abominio della desolazione" - di cui parlò il profeta Daniele - stare nel luogo santo (cfr. Mt 24,15) e che si riferisce chiaramente all’Anticristo e alla sua azione. 5) Tutto questo - ed altro che esporremo - dicono con chiarezza che l’Anticristo, è da collocare chiaramente nel 6° sigillo dell’Apocalisse, non nel 7° sigillo! E quindi molto tempo prima della fine del mondo-Giudizio universale. [ Nota di Profezie per il Terzo Millennio: qui l'autore dell'articolo avanza un'ipotesi interpretativa che - sebbene del tutto legittima (non si mette in discussione alcuna verità di fede) - nella tradizione della Chiesa è però largamente minoritaria. Secondo quello che è l'insegnamento tradizionale nella Chiesa, l'Anticristo escatologico dovrebbe manifestarsi immediatamente prima della fine del mondo e del giudizio finale; e questa prospettiva, che trova solidi fondamenti nella Scrittura (cfr. ad es. Mt 24,24-31; Mc 13-14,27; Dn 7,23-28; 2 Tes 2,1-8), non solo è ampiamente preponderante negli insegnamenti dei Padri e dei Dottori della Chiesa, ma anche nelle rivelazioni private di tanti mistici e veggenti cattolici, molti dei quali beatificati o canonizzati dalla Chiesa. A meno che invece non si voglia intendere che questo anticristo non sia quello escatologico ma un suo precursore. Si consulti a questo riguardo: L'Anticristo nella Tradizione e nelle rivelazioni private ] Il "gran giorno dell’ira di Dio" oppure il "Gran giorno di Dio o del Signore", è un intervento di Dio nella storia, sulla terra, per punire o estirpare il male nella storia, e quindi va chiaramente distinto dal Giudizio Finale.

 

 

 

 

 

Da Per maggiori informazioni cliccare sul logo n.26 - febbraio 2005 (per maggiori informazioni cliccare sul logo).
Pubblicato da "Profezie per il Terzo Millennio" su autorizzazione del direttore di redazione di "Fede e Cultura", don Guglielmo Fichera.

 


 

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